Perché non usiamo ancora l’idrogeno?
Per essere carbon neutral l'idrogeno deve essere verde, ma la sua produzione ha un costo elevato e gli investimenti rischiano di bloccare le rinnovabili: i problemi legati all'uso dell'idrogeno sono diversi.
In questo articolo
Da pochi giorni l’Europa ha stilato, dopo aver confermato il blocco alla produzione di motori tradizionali dopo il 2035, una roadmap che dovrebbe portare i 27 ad avere una rete di rifornimento per l’idrogeno capillare, funzionale alla transizione. La Commissione, quindi, sembra voler puntare molto anche sulle vetture a idrogeno (anche il governo italiano ha stanziato i fondi necessari all’installazione sul territorio nazionale). Ma se l’idrogeno potrebbe essere così utile alla transizione, perché non lo stiamo ancora utilizzando? I problemi fondamentali sono 3: sostenibilità, costi e investimenti.
I problemi dell’idrogeno
Bisogna produrre idrogeno “verde”
Lo abbiamo sentito dire più volte, ma è bene ripeterlo, visto che è uno dei problemi principali legati al suo utilizzo: per essere carbon neutral l’idrogeno deve essere verde.
L’idrogeno infatti può essere creato senza emissioni di carbonio, ma non è l’unico modo. Esistono quindi “tipi di idrogeno” più puliti, altri meno. Ecco perché sentiamo parlare di idrogeno verde, ma anche grigio, blu, rosa nero.
Dov’è la differenza? L’idrogeno più semplice da produrre, ed è come si fa per la maggior parte oggi, è quello derivante dal gas naturale, ovvero un combustibile fossile, il metano. Questo è detto anche idrogeno grigio, ma comporta molte emissioni di carbonio.
Catturando queste emissioni di carbonio e immagazzinando la CO2 nel sottosuolo si può produrre un idrogeno a basso tenore di carbonio, l’idrogeno blu. Con lo stesso processo dell’idrogeno grigio si può produrre l’idrogeno nero, ma sfruttando come combustibile il carbone.
C’è poi l’idrogeno rosa prodotto dall’energia nucleare, l’idrogeno turchese dalla pirolisi del metano, e non finiscono qui. L’unico davvero sostenibile in termini ambientali, in grado di ridurre le emissioni, è però l’idrogeno verde. Questo ci porta al secondo problema.
Costa molto
Produrre idrogeno nella sua forma verde è piuttosto costoso, perché sotto forma di gas non esiste in forma naturale. E più è verde l’idrogeno, più energia (che deve essere rinnovabile, un altro problema di cui parleremo a breve) richiedere per produrlo. Secondo le stime di BloombergNEF il costo di produzione di un chilogrammo di idrogeno verde scenderà sotto i 2 dollari entro il 2030, per poi calare ulteriormente sotto 1 dollaro entro il 2050.
Il problema è che, ad oggi, l’idrogeno più economico è quello grigio e il suo prezzo è di circa 1,50 €/kg (molto dipende dalle quotazioni del gas naturale utilizzato per la produzione).
Troppi investimenti rischiano di danneggiare le rinnovabili
Abbiamo parlato di energie rinnovabili, ma secondo alcuni esperti dell’European environmental bureau (Eeb) l’idrogeno verde rischia di cannibalizzare le rinnovabili in termini di investimenti.
Luke Haywood e Cosimo Tansini, che fanno appunto parte del network che riunisce 180 organizzazioni ambientaliste, hanno spiegato: “Le fonti energetiche rinnovabili stanno aumentando. L’anno scorso, per la prima volta, l’energia solare e quella eolica hanno sostituito il gas e il carbone diventando la prima fonte di generazione di elettricità nell’Ue“. Il rischio che denunciano i due esperti dell’Eeb è legato al fatto che “la creazione di idrogeno rischia di gravare in maniera eccessiva sulle risorse finanziarie europee e nazionali“.
L’obiettivo di Bruxelles infatti è quello di avere, entro il 2030, un approvvigionamento pari a 20 tonnellate di idrogeno verde (tra produzione e importazione), coltre un quarto dei consumi europei. La stessa BloombergNef stima tra i 24 e i 42 miliardi di euro di investimento entro il 2030 per raggiungere questo target. Importi ben al di sopra dei 20 miliardi di euro stanziati dal pacchetto RePowerEu non solo per l’idrogeno, bensì per coprire tutte le fonti di energia verdi, rinnovabili comprese.
***
CONTINUA A LEGGERE SU FLEETMAGAZINE.COM
Per rimanere sempre aggiornato seguici sul canale Telegram ufficiale e Google News.
Iscriviti alla nostra Newsletter per non perderti le ultime novità di Fleet Magazine.