Il Quadrifoglio Verde di Alfa Romeo: cento anni leggendari
Un secolo costellato da incredibili successi sportivi e modelli di auto iconici. Quella del reparto sportivo di Alfa Romeo è una storia davvero unica nel suo genere.
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Sin dall’alba dei tempi culti religioni e credenze popolari hanno spinto a cercare negli amuleti una difesa contro i mali del mondo. Simboli in grado di attrarre la fortuna dalla propria parte, scacciando iella e spiriti maligni dalla propria esistenza. Superstizioni che hanno investito nel corso degli anni anche il mondo dell’automobilismo.
Uno dei casi più celebri nell’intera storia delle quattro ruote è sicuramente il celeberrimo Quadrifoglio Verde dell’Alfa Romeo. Un simbolo che, come in molte leggende provenienti dalla cultura di moltissimi popoli del passato, ha portato fama e fortuna alla casa del Biscione.
Un logo iconico che proprio quest’anno compie 100 anni. Un secolo di roboanti conquiste sportive e modelli di vetture unici nel loro genere, entrati a far parte della storia automobilistica non solo del nostro Paese ma di tutto il mondo.
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La nascita di una leggenda
È il 15 aprile 1923. Tra le strette e tortuose vie che percorrono la catena montuosa delle Madonie, in Sicilia, si disputa la quindicesima edizione della leggendaria Targa Florio. In quegli anni, questa gara era considerata la competizione automobilistica più prestigiosa del mondo. I cittadini siciliani vedono per la prima volta il nuovo bolide da corsa dell’Alfa Romeo.
La giovane casa automobilistica milanese presenta ben quattro RL Targa Florio ai blocchi di partenza della competizione. Progettate dall’ingegnere Giuseppe Merosi, sono guidate dai piloti di punta di casa Alfa: Giulio Masetti, Ugo Sivocci, Antonio Ascari ed Enzo Ferrari. Una scuderia di tutto rispetto ma che, nei suoi primi 13 anni di vita, ha ottenuto magre soddisfazioni a livello sportivo: solo poche vittorie in gare minori. Una penuria di risultati, dovuta all’inesperienza e a qualche colpo di sfortuna di troppo.
L’idea di scacciare la sfortuna che aleggia da anni sulla casa milanese viene a Sivocci a cui gli organizzatori della targa Florio consegno un numero di gara non proprio di buon auspicio: il 13. Il fortunato germoglio viene dipinto sulla calandra della sua Alfa, incorniciato da un quadrato bianco. Un simbolo che porta tanta fortuna a Sivocci e altrettanta iella al compagno di squadra Ascari. Il finale della Targa Florio 1923 è al cardiopalma, degno delle migliori pellicole hollywoodiane.
La vettura di Ascari, autore del giro veloce, una volta giunta a poche centinaia di metri dal traguardo si blocca. Gli sforzi dei meccanici Alfa non servono a nulla: l’auto non vuole proprio ripartire. Dopo vari tentativi il team milanese riesce a rimetterla in moto. Ascari arriva alla finish line con quattro meccanici sopra alla sua auto. I giudici di gara fanno segno che non ammetteranno un simile arrivo. Ascari, estremamente innervosito monta in macchina tirando su per il bavero della giacca uno spettatore incuriosito dalla scena.
Dopo aver ingranato la retromarcia torna al maledetto bivio di Cerda, dove la sua auto si era fermata pochi minuti prima, riparte e taglia il traguardo per la seconda volta. Uno sforzo per lui inutile. Sivocci, sulla sua Alfa numero 13, dopo aver recuperato completamente il gap chiude la corsa al primo posto.
Un risultato storico, il primo davvero rilevante nella storia del brand milanese, impreziosito dal secondo posto dello sfortunato Ascari. Una gioia, quella per la vittoria della quindicesima targa Florio, oscurata dalla morte di Sivocci meno di cinque mesi dopo, l’8 settembre, durante le prove del primo Gran Premio d’Europa sul circuito di Monza, a pochi chilometri dagli stabilimenti dell’Alfa Romeo ad Arese.
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Un successo sempreverde
A partire dalla stagione 1924, la carrozzeria di tutte le Alfa Romeo da corsa viene decorata con il quadrifoglio verde. Un gesto che rende memoria alla storia di Sivocci, con il quadrato bianco sostituito da un triangolo bianco, simbolo della sua assenza.
Negli anni successivi Alfa Romeo conseguirà una serie straordinaria di successi. Conquiste che permisero alla casa milanese, di diventare la scuderia di maggiore successo della prima metà del ‘900. Un palmares che vanta la vittoria dei primi due campionati del mondo di Formula, nel 1950 e nel 1951, grazie al talento di piloti leggendari come Nino Farina e Juan Manuel Fangio.
Fu su una vettura dell’Alfa Romeo che un giovanissimo Enzo Ferrari, anni prima di aprire gli stabilimenti di Maranello, gareggiò con lo stemma del Cavallino Rampante. Il simbolo gli venne donato dalla madre di Francesco Baracca, la contessa Paolina Biancoli. La donna gli consegnò il simbolo che l’aviatore portava sulla carlinga durante la Prima Guerra Mondiale accompagnando il dono con queste parole: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”. Il resto è storia.
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Eleganza e potenza nel segno del Quadrifoglio
Il successo conseguito nelle corse spinse Alfa Romeo ad aprire nel proprio stabilimento di Arese un reparto speciale dedicato all’elaborazione delle proprie vetture. Fu così che a partire dal secondo dopoguerra la casa milanese decise di mettere sulle sue auto più potenti il simbolo del Quadrifoglio.
Il primo modello ad avere l’onore di indossare il gagliardetto creato da Sivocci nel ’23 fu la Giulia TI Super, presentata per la prima volta nel 1963. Una vettura capostipite di una dinastia in grado di far girare la testa agli appassionati di auto di tutto il mondo.
Il picco della creatività degli ingegneri Alfa fu la 33 Stradale del 1967. Frutto del genio del designer Francesco Scaglione, questa vettura venne presentata a Monza durante il 38° Gran Premio d’Italia. Sin da allora quest’auto viene considerata dal pubblico e dagli esperti di settore come una delle più belle di sempre.
Un fascino in grado di perdurare nel tempo e soprattutto nel prezzo. Costruita in soli 18 esemplari, quest’auto era la fuoriserie più costosa di tutte. Il suo prezzo era infatti di 9,7 milioni di lire. Una cifra in grado di far impallidire avversarie altrettanto leggendarie come la Lamborghini Miura o la Ferrari 275 GTB, che in quegli anni costavano rispettivamente 2 e quasi 4 milioni di lire in meno.
Nel corso del tempo il valore di questo pezzo di storia dell’automobilismo è cresciuto fino a raggiungere cifre folli. Le ultime 33 Stradale battute all’asta sono state vendute per 10 milioni di euro. Il fascino di questa iconica supercar è stato riportato 40 anni dopo nella 8C Competizione, l’erede spirituale della storica vettura del ’67.
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Oggi il fortunato simbolo in grado di rendere il brand Alfa Romeo conosciuto in tutto il mondo appare sulle fiancate anteriori dei principali modelli prodotti dalla casa automobilistica meneghina. A 100 anni dalla sua nascita il Quadrifoglio Verde e la sua potenza battono sotto i cofani di una berlina e di un SUV Crossover: la Giulia e lo Stelvio.
L’ultimo modello attualmente prodotto da Alfa ancora orfano del gagliardetto bianco e verde è la Tonale. Una mancanza che potrebbe essere riempita già nel 2023. Una nuova versione molto attesa dagli amanti del brand e non solo. Quella relativa alla tonale più veloce e potente di tutte è la stessa eccitazione che, ormai da un secolo, circonda qualsiasi modello di Alfa Romeo che sulla sua carrozzeria mostri con fierezza un quadrifoglio verde all’interno di un triangolo bianco. Un fascino che, almeno per ora, sembra non avere fine.
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