Quante auto elettriche può reggere la rete italiana?
Secondo la Ricerca sul Sistema Energetico, la rete elettrica d’Italia sarebbe, già oggi, in grado di soddisfare la domanda di ben 1 milione di auto a batteria.
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Sono numerose le questioni che ruotano attorno alle auto elettriche. Quanto costano? Come si ricaricano? Come si riciclano le batterie? E, infine, l’Italia è davvero in grado di reggere un parco circolante composto per lo più da auto alimentate elettricamente? La risposta a quest’ultima domanda è sì. Lo confermano i dati raccolti dall’RSE – Ricerca sul Sistema Energetico e racchiusi nel libro “E… muoviti! Mobilità elettrica a sistema”.
La ricerca ha analizzato a fondo le possibili ripercussioni sul sistema elettrico nazionale se, come ipotizzato, si dovesse arrivare a 10 milioni di auto elettriche in circolazione entro l’anno 2030. Soffermandosi in particolare sull’eventuale necessità di potenziamento delle centrali di generazione elettrica e delle reti di trasmissione e distribuzione.
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UN PARCO AUTO ELETTRICO È GESTIBILE
Partendo dai dati di consumo specifico delle attuali auto elettriche (incrementati di circa il 10%) e dai dati di percorrenza media, l’RSE ha stimato i consumi annui del parco auto a batterie considerato al 2030 a circa 17,5 TWh, 18,7 TWh se si includono anche le perdite di rete. Questo il valore di energia elettrica richiesta da 10 milioni di auto elettriche, ossia il 5% del totale della domanda energetica nazionale, che supera i 350 TWh/anno.
Per valutare l’impatto effettivo sulla rete elettrica, lo studio ha ipotizzato due diversi profili di ricarica. Uno semplice, che prevede una ricarica a piena potenza durante le ore serali e notturne e uno smart, con una potenza minore spalmata su un numero maggiore di ore. In entrambi i casi, la risposta è sì: il sistema nazionale è già in grado di gestire un parco di auto elettriche senza grosse difficoltà.
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Il sistema elettrico italiano
Le auto elettriche non sono dunque un problema. Tuttavia, la rete elettrica dello Stivale presenta più di una debolezza. Stando ai dati dell’Irex Annual Report 2020 presentato a fine giugno, infatti, il sistema italiano potrebbe, già nel 2021, avere un deficit di capacità nel periodo estivo, quando si ipotizza un picco di domanda di 63 GW. Questione che ha molto a che vedere con la completa decarbonizzazione prevista. Con la chiusura di tutte le fabbriche di carbone entro il 2025, e il conseguente venir meno della loro “sporca” energia, si rende necessaria un’implementazione del sistema elettrico nazionale.
Il problema è ingente, ma c’è chi resta ottimista, come Terna. La società guidata da Luigi Ferraris punta, infatti, a far diventare l’Italia il principale hub dell’elettricità in Europa. Per farlo, è stato ideato un piano di investimenti pari a 13 miliardi in 10 anni, da utilizzare per irrobustire e, soprattutto, rendere rinnovabile almeno al 60% il sistema di produzione energetico del Paese.