Serviranno i robotaxi per elettrificare l’Italia
Guida autonoma, elettrificazione e Mobility as a Service: i confini della mobilità di domani sono stati delineati al The Urban Mobility Council, il Think Tank della mobilità promosso da MIMO e Unipol.
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Lunedì 27 giugno, presso la Fondazione Feltrinelli di Milano, si è tenuto il primo forum del Think Tank The Urban Mobility Council, promosso da MIMO e dal Gruppo Unipol con l’obiettivo di costruire una piattaforma di confronto sulla mobilità del futuro, tra stakeholder istituzionali, atenei e imprese.
Ipotizzando una mobilità che riesca a raggiungere la sostenibilità economica, sociale e ambientale attraverso l’utilizzo delle tecnologie del digitale, il Forum, ha approfondito, grazie alle analisi degli osservatori del Politecnico di Milano, differenti tematiche:
- Connected Mobility
- Green Mobility
- Autonomous & Integrated Mobility
LA SOSTENIBILITÀ ARRIVA DALL’AUTOMAZIONE
«Sovrastimiamo la transizione all’elettrico dei prossimi due anni e sottovalutiamo la transizione ai veicoli a guida autonoma dei prossimi quindici anni» ha affermato Sergio Savaresi, professore di automazione veicoli del Polimi. Perché, dimostrano gli studi dell’ateneo milanese, saranno proprio le “auto che si guidano da sole” ad agevolare e rendere davvero possibile l’elettrificazione del vetusto parco circolante italiano. Lo scenario ipotizzato dai ricercatori vede il passaggio da una mobilità mossa da combustibili fossili, composta da veicoli non connessi di proprietà privata e guidati da uomini a una mobilità fatta da veicoli elettrici condivisi, connessi e guidati da intelligenze artificiali.
L’auto elettrica (e non solo) costa troppo…
L’inerzia al cambiamento è tipica di ogni essere umano. L’uomo cambia solo se il cambiamento non richiede sforzi o sacrifici. Al momento, l’auto elettrica richiede uno sforzo. Che, a leggere i numeri raccolti dal Polimi osservando un campione di 30.000 automobilisti italiani, non hanno nulla a che fare con l’ansia da ricarica.
L’autonomia media di un EV, oggi, è di circa 300 km. Il 50% delle vetture in Italia non percorre mai 300 km in un giorno; il 95% raggiunge i 300 km di percorrenza giornaliera appena 5 volte all’anno. La ricarica domestica effettuata nelle ore notturne o quella in ufficio durante le ore di lavoro sarebbe dunque sufficiente a soddisfare il fabbisogno chilometrico dell’automobilista italiano, senza neppure il bisogno delle colonnine pubbliche.
Il problema è il costo. L’auto elettrica costa troppo, così come quella ibrida d’altronde. Le sfavorevoli congetture economiche del momento spingono gli acquirenti verso lo sharing, più immediatamente abbordabile, seppur per l’80% degli italiani il sogno resta quello dell’auto privata, ancora considerata simbolo di libertà e indipendenza.
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…così si apre la strada allo sharing…
E se il prezzo medio di una vettura nuova sale e i costruttori spingono verso i modelli di fascia più alta, mentre l’inflazione cresce, a beneficiarne è la mobilità in sharing. Nel 2021, ben il 30% dei cittadini italiani ha usufruito almeno una volta di car sharing, car pooling o utilizzato bike sharing e servizi di monopattini elettrici a noleggio.
Una percentuale rilevante, ma non ancora in grado di far sì il business dello sharing superi il break even. La svolta arriverà con le vetture a guida autonoma, quelle di livello L5 (ecco tutti i livelli spiegati), in grado in spostarsi autonomamente. Così che sarà il mezzo a raggiungere l’utente che ne ha bisogno e non – così come avviene oggi – l’utente a dover ricercare un’auto nelle vicinanze, spesso senza successo.
… ma solo attraverso l’utilizzo dei dati
Ma come faranno i veicoli a guida autonoma, i cosiddetti robotaxi a sapere in quali zone e in quali orari spostarsi per soddisfare i propri utenti? La risposta a questa domanda risiede nei dati, in grado di prevedere le abitudini e i bisogni di mobilità degli utenti. Senza grossi problemi di privacy perché, a differenze di altri ambiti, il 60% degli automobilisti è ben propenso alla condivisione di informazioni personali riguardanti la mobilità (già abituato dalle app per evitare il traffico o creare itinerari).
E i dati servirebbero non solo agli automobilisti ma anche alle strade, le smart road. Iniziano a comprenderlo anche le istituzioni pubbliche. Anas, presente al Forum, ha indicato proprio nei sensori della strada connessa lo strumento più efficace per contrastare dissesti dovuti a intemperie e fragilità del suolo. A patto che si inizi a utilizzare il 5G, tecnologia che nasce seguendo i principi di cybersecurity.
Il dilemma etico
Il robotaxi, quello che potrebbe contribuire a creare smart city senza auto parcheggiate in strada, con poche auto circolanti ma tutte elettriche e tutte utilizzate al massimo, in realtà esiste già. La guida autonoma di livello L5 non è ancora perfetta, ma perfettamente funzionante sì.
E, riportano studi statunitensi, le auto intelligenti potrebbero ridurre le vittime da incidenti stradali fino a 400.000 unità entro il 2050. Nel frattempo, però, potrebbe causare qualche vittima. L’ipotetico bene della comunità di domani vale il bene del singolo oggi? È questo il dilemma etico cui i policy maker non riescono a trovare risposta.
Approfondisci: Guida autonoma, prospettive future tra etica e legge
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