Roma: niente monitoraggio dei mezzi Ama (raccolta rifiuti). Il problema è la privacy
Lo riporta Il Messaggero: a Roma è saltato il monitoraggio a distanza dei mezzi Ama per la nettezza urbana (la società che gestisce la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), sembrerebbe per questioni di privacy.
IL CASO AMA
Ama ha speso 9 milioni di euro per dotare il 90% dei suoi mezzi di sistemi telematici in grado di verificare da remoto il corretto svolgimento delle operazioni di pulizia, svuotamento cassonetti e raccolta dei rifiuti.
Sono stati acquistati 1.500 sistemi di rilevamento fisso e 150 dispositivi mobili con lo scopo di rilevare lo svuotamento dei cassonetti e geolocalizzare la flotta aziendale di Ama, in modo da sapere l’esatta dislocazione dei mezzi, pur senza l’uso di videocamere a bordo che potessero registrare le immagini dei dipendenti. Ma i dispositivi non sono mai stati installati perché pare che alcuni sindacati abbiano sollevato il problema del rispetto della privacy.
IL NODO DELLA PRIVACY
Il nodo della privacy è particolarmente problematico per l’applicazione di soluzioni telematiche e non va mai sottovalutato da chi gestisce la flotta aziendale.
Gli impianti dai quali deriva anche un controllo a distanza dell’attività dei lavoratori – come le black box istallate sui veicoli– possono essere utilizzate dall’azienda esclusivamente per esigenze di carattere organizzativo e produttivo, di sicurezza del lavoro e di tutela del patrimonio aziendale.
Fin qui il caso di Ama sembra rispondere perfettamente a queste caratteristiche. Ma non va dimenticato che il controllo sull’attività del lavoratore deve essere solo “incidentale” e non può assumere i connotati di un monitoraggio prolungato.
Leggi anche: Smart car: il nodo della privacy nell’auto connessa
Il “problema” sembra essere proprio la geolocalizzazione dei mezzi: istallare sui mezzi uno strumento di geolocalizzazione (anche senza telecamere) richiede sempre un accordo sindacale o l’autorizzazione dell’ispettorato del lavoro.
Il titolare del trattamento dati stabilirà a quali intervalli sarà prevista la geolocalizzazione, che non può essere costante per ridurre l’invasività del sistema. Poi bisogna informare i lavoratori nel dettaglio, raggiungere l’accordo sindacale o l’autorizzazione dell’ispettorato del lavoro. La mancanza di questo è violazione sindacale e anche della privacy, e questo rende i dati raccolti non utilizzabili.
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