I 5 falsi miti da sfatare sulla scatola nera in auto
In questi anni molto si è detto e molto si è scritto sulla scatola nera, ovvero il dispositivo che, installato sulle auto, consente di monitorare a distanza lo status del veicolo, di registrare eventuali accadimenti, come gli incidenti e, di consentire di costruire piattaforme di car sharing. Una questione ormai sdoganata quando si parla di auto aziendali: come sappiamo, infatti, gran parte delle società di noleggio, ormai, dota di default le auto nuove con la black-box.
Anche nello scenario generale, comunque, la scatola nera continua ad aumentare la sua rilevanza: una recente indagine di Bain & Company e Aniasa testimonia che il 29% degli italiani guida già un’auto connessa, con dispositivi in grado di scambiare informazioni avanzate con altri sistemi. Nonostante questo, sono ancora diffusi alcuni falsi miti sulla scatola nera, che qui proviamo a sfatare. Il primo? La scatola nera è un semplice antifurto. No, non lo è, è un dispositivo che consente sì di facilitare il recupero dell’auto rubata, ma è soprattutto uno strumento che monitora l’auto a distanza, contribuendo quindi ad aumentare la sicurezza di chi guida.
Approfondisci: come viene vista la black-box dalle grandi e dalle piccole aziende? I risultati della nostra survey
SCATOLA NERA: I 5 MITI DA SFATARE
1) L’AUTO DIVENTA CONNESSA CON IL BLUETOOTH
La già citata indagine di Bain e Aniasa sottolinea che quasi il doppio del 29% degli italiani che guidano effettivamente un’auto connessa, inizialmente, pensava di utilizzarla già. Non pochi intervistati, infatti, hanno identificato l’auto connessa e la telematica con strumenti come il Bluetooth. Quest’ultimo connette lo smartphone con l’auto, è vero, ma con la scatola nera non c’entra nulla.
L’auto connessa prevede sempre un collegamento a distanza tra l’auto e una centrale operativa e una trasmissione di dati utili sulla guida e, in generale, su quello che accade a bordo della vettura stessa. Il Bluetooth, invece, è un dispositivo di sicurezza, se vogliamo il primo antesignano dei moderni Adas.
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