7 giorni con Škoda Octavia: diesel e plug-in in una doppia prova
Il plug-in hybrid viene sempre più visto e presentato, in ambito flotte, come l’erede designato del diesel in termini di prestazioni e consumi. Abbiamo voluto mettere alla prova la Skoda Octavia nelle due motorizzazioni, in percorsi sia urbani che autostradali per vedere come entrambe si comportano. E i risultati ci hanno sorpreso.
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Martedì: quanto mi mancano le wagon!
È negli interni che si capisce il vero valore di una station wagon firmata Škoda. Il motto del marchio è “Simply Clever”, e non è un caso: l’abitacolo non è di quelli che porta ad esclamare “wow!” per materiali particolari, ma sorprende perché in un certo senso dà tranquillità, in poco tempo sai dove trovare quello che ti serve.
Non che, comunque, manchino delle chicche stilistiche: il design del volante ha un effetto a “finte tre razze”, nel senso che sono due e la terza viene richiamata con un disegno nella parte bassa; le maniglie interne delle portiere hanno anch’esse un design un po’ sospeso e forma quasi arrotolata particolarmente piacevole.
Al di là delle soluzioni stilistiche, le scelte progettuali sono tutte intelligenti. C’è spazio per gli oggetti, un comodo bracciolo centrale, ganci appendi-abiti, e sul tunnel centrale il selettore del cambio automatico DSG è comodo, pratico e veloce, così come il tasto di accensione posto di fianco al volante.
Al centro, il display touch da 10’’ opaco, scelta che trovo intelligente e che vorrei vedere su tutte le auto, perché riflette meno la luce ed è quindi più visibile anche sotto il sole diretto.
Dietro al volante, il Virtual Cockpit con tutte le informazioni necessarie: qui le differenze si vedono, perché se entrambe sul lato destro hanno l’indicatore del carburante, sul sinistro la Octavia iV ha la carica residua della batteria.
Differenze che ci sono anche per quanto riguarda lo spazio del bagagliaio: la diesel ha ben 640 litri di capacità minima, che scendono a 490 sulla iV. Qui si paga la batteria, che toglie un po’ di spazio.
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