La stanchezza alla guida è pericolosa come l’alcool
La stanchezza alla guida comporta gli stessi rischi della guida in stato di ebbrezza: ecco quali sono i segnali e i momenti più rischiosi per un automobilista.
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L’alcool compromette la guida, lo sappiamo (e lo sa anche il Codice della Strada, che prevede limiti e sanzioni per evitare la guida in stato d’ebbrezza). C’è un altro rischio che molti conosciamo, ma che non comprendiamo appieno: la stanchezza alla guida. Si chiama driver fatigue ed è in grado di deteriorare le capacità di guida tanto quando l’abuso di alcolici.
Secondo l’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) la sonnolenza è paragonabile allo stato di ebbrezza. Uno studio ha evidenziato che superate le 18 ore di veglia possiamo compromettere le nostre prestazioni di guida tanto quanto avere un tasso alcolemico pari a 0,5 g/L (per legge, 0,5g/L è la soglia stabilita oltre la quale non ci si può più mettere alla guida, pena il ritiro della patente).
La stanchezza alla guida riduce la capacità di reazione, nonostante la tecnologia corra in nostro aiuto con sistemi Adas e segnali che ci ricordano di fare una pausa per un caffè, ma non possono prevenire qualsiasi tipo di incidente. La consapevolezza della propria condizione psicofisica, infatti, è fondamentale.
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I MOMENTI PIÙ RISCHIOSI PER LA STANCHEZZA ALLA GUIDA
Da uno studio ESRA emerge che il 15-25% degli automobilisti si è messo alla guida, almeno una volta, in condizioni di stanchezza tali da fare fatica a restare svegli. Sono più uomini che donne, la maggior parte dei quali giovani.
Ci sono situazioni più rischiose di altre, tra queste:
- I primi 30 minuti dopo il risveglio;
- Le ore notturne, quelle durante le quali normalmente staremmo dormendo;
- Superate le 17 ore di veglia, quindi quando siamo stati svegli più a lungo del “normale”;
- Quando è passato troppo tempo dall’ultima.
GLI EFFETTI DELLA STANCHEZZA ALLA GUIDA
Come detto, la stanchezza alla guida aumenta i tempi di reazione agli imprevisti, come manovre improvvise di altri utenti della strada, la presenza di ciclisti o pedoni. Non solo: quando siamo vittime della driver fatogue potremmo anche valutare male le condizioni di marcia e prendere decisioni sbagliate, sperimentare la “visione a tunnel”, perdendo la periferia del nostro campo visivo, e sperimentare “microsonni”. Perdere la conoscenza per una frazione di secondo, o addirittura per 30 secondi durante i quali si possono percorrere anche diverse centinaia di metri, ad alta velocità, può farci incappare in incidenti anche molto gravi.
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