La stangata fiscale sull’auto aziendale è anti-ecologica e anti-economica
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri la ha definita “Una misura ambientale, che serve al rinnovamento del parco auto, ma va comunque migliorata per evitare che si traduca in un aumento delle tasse per i dipendenti”. Ma la stangata fiscale sull’auto aziendale, nella sua nuova formulazione anticipata dal ministro, è in realtà un clamoroso autogol anche dal punto di vista ambientale.
UNA MISURA ANTI ECOLOGICA
Lo ribadisce Aniasa, l’Associazione che in Confindustria rappresenta il settore del noleggio veicoli, che evidenzia come aumentare oggi la tassazione dell’auto aziendale significhi, in realtà, ostacolare il rinnovo del parco auto circolante.
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Infatti, l’età media delle auto sulle strade italiane è di oltre 10 anni, con tutti i problemi di inquinamento e sicurezza che le vetture più vecchie comportano. Le auto aziendali, invece, hanno oggi un ciclo di vita di 4 anni: sono più ecologiche, più sicure, più al passo con i tempi (nel noleggio tutti veicoli sono Euro6). Aumentando la pressione fiscale, le aziende prorogheranno i contratti in essere, rinunciando a nuove immatricolazioni. Così anche le auto aziendali allungheranno il loro ciclo di vita di almeno un anno. Un autogol dal punto di vista economico ed ambientale, che inciderà pesantemente sul settore virtuoso delle auto aziendali.
MINORI ENTRATE FISCALI
La rivisitazione della misura riduce, almeno per il primo anno, il numero dei lavoratori che saranno toccati dalla penalizzazione (“solo” 300mila), ma rafforza il suo impatto depressivo sul mercato dell’auto. Già dal 2020 porterà minori entrate per l’Erario e gli Enti Locali per oltre 1 miliardo di euro, ben superiori alle maggiori entrate di 300 milioni di euro stimati dal Ministero dell’Economia.
La norma produrrà, secondo le stime di Aniasa, una proroga generalizzata dei contratti in essere e oltre 300.000 immatricolazioni in meno per il prossimo anno e un relativo minor gettito per l’Erario e gli enti Locali ben superiore a 1 miliardo di euro.
“Chiediamo al Governo un nuovo incontro con cui aprire un reale confronto, come più volte annunciato dal Ministro Gualtieri, sulla misura. Le nostre analisi evidenziano le pesanti ricadute ambientali, sul mercato automotive e sull’erario che fanno di questo provvedimento un vero e proprio autogol. Se l’obiettivo del Governo è fare cassa con l’auto aziendale, ribadiamo la nostra ricetta sicura: ripristinare il superammortamento per le auto ad uso strumentale, una misura che nel recente passato ha restituito per ogni euro di super-ammortamento concesso 3 euro di entrate per lo Stato e gli enti locali”.
Massimiliano Archiapatti, Presidente di Aniasa
AUTOMOTIVE IN CRISI
Senza contare l’impatto sull’industria automotive, visto che l’auto aziendale oggi rappresenta il 40% delle nuove immatricolazioni. Da gennaio 2020 è prevedibile un brusco stop che si rifletterà inevitabilmente sul mercato automotive nazionale. Altre possibili conseguenze nefaste: il ritorno dei dipendenti alla vettura di proprietà, con soluzioni fuori dal tempo, come il rimborso chilometrico, senza controllo e tracciabilità tributaria. In totale contrapposizione alle innovazioni della fatturazione elettronica e della carta carburante.
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