Dalla Cina nuovi limiti all’export di terre rare: a rischio la produzione di batterie
La Cina prova a ottenere il monopolio sulle terre rare e sulle tecnologie riguardanti la loro estrazione e lavorazione.
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Oltre il 60% della produzione mondiale di batterie per auto elettriche è in qualche modo sotto il controllo della Cina. La potenza asiatica detiene una quota che oscilla tra il 50 e il 60% del mercato minerario e, ciò che è ancora più rilevante, detiene il controllo dell’80% della lavorazione di questi minerali (fonte: Financial Times).
Un’egemonia che limita fortemente l’espansione dell’industria dei veicoli elettrici statunitense ed europea, entrambe – nonostante i recenti tentativi di autonomia – ancora dipendenti dal Paese asiatico, leader indiscusso degli EV.
Terre rate: nuove limitazioni dalla Cina
Nel mese di dicembre 2023 il governo cinese ha varato pesanti limitazioni per le esportazioni delle terre rare. Da inizio mese è in vigore il divieto di esportare tutto ciò che riguardi la tecnologia usata per l’estrazione delle terre rate e la separazione dai minerali che le contengono.
Da fine mese vietata anche l’esportazione della tecnologia utile a produrre alcuni magneti che si utilizzano nella lavorazione delle terre rare e senza i quali, ad oggi, non è possibile la produzione di veicoli elettrici e di pale eoliche.
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Mentre dall’estate 2023 sono in atto limiti anche sulla vendita all’estero di gallio e germanio, metalli necessari per la produzione di semiconduttori, a loro volta utili per la realizzazione dei famosi microchip alla base di qualsiasi tipo di prodotto che contenga della tecnologia al suo interno, automobili comprese. Non grandi notizie considerata l’ancor non del tutto superata crisi dei chip.
Limitazioni che si inseriscono nel più ampio piano del governo Cinese volto a conquistare il monopolio sui minerali e le tecnologie necessarie alla produzione tecnologica e alla transizione energetica. Le autorità affermano di essere mossi da interessi di sicurezza nazionale e interesse pubblico, ma quel che ne è risulta è una guerra commerciale che ha come obiettivo principale gli Stati Uniti, ma colpisce necessariamente anche il vecchio continente.
La risposta dell’Occidente
In risposta alle azioni cinesi, gli Stati Uniti investano in nuove tecnologie di lavorazione di terre rare. Allo stesso tempo, l’Unione Europea punta alla produzione di magneti in terre rare, ma utilizzando materiali riciclati – l’attenzione ambientale e il piano Fit for 55 comporta una sorta di svantaggio nei confronti della più “libera” Cina.
Per l’Occidente, ottenere l’indipendenza dalla Cina implica un processo arduo e lungo. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia servirebbero circa 15 anni per lo sviluppo di progetti minerari utili alla scoperta di nuovi giacimenti. Senza considerare che, con le tecnologie più all’avanguardia rinchiuse in Cina, l’avanzamento tecnologico del settore è ancora più frenato.
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