Perché i test sui consumi delle plug-in non sono affidabili

Troppo spesso il consumo dichiarato dalle Case auto e quello reale divergono, troppo. I costruttori infatti forniscono dati di omologazione relativi ai consumi delle auto ibride plug-in che, una volta in strada, non rispecchiano la realtà.

Ciò accade perché, durante il ciclo di prova, il consumo dichiarato prende in considerazione il combustibile, ma non il consumo energetico delle batterie.  È chiaro quindi che il valore comunicato è parziale e la spesa economica chilometrica dell’automobilista, se basata su quei dati, necessariamente errata.

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COME FUNZIONANO I TEST PER IL CONSUMO

A Repubblica, l’ingegner Fernando Ortenzi, esperto di prove auto dell’Enea, ha spiegato cosa accade durante i cicli di prova.

“La prova di omologazione delle auto ibride plug-in viene realizzata partendo con batteria di accumulo elettrico completamente carica e utilizzandone tutta la carica durante il test“, spiega Ortenzi. E aggiunge: “Il consumo di combustibile indicato come risultato del test viene ulteriormente corretto in base all’autonomia in modalità elettrica che il modello è in grado di garantire. Tutta questa energia elettrica non c’è nel consumo finale riportato dai costruttori”.

Cosa consuma una ibrida plug-in

Un’automobile ibrida plug-in consuma prima l’elettricità accumulata nella batteria e, quando questa è finita, passa al motore a benzina o diesel.

Durante il test di omologazione quindi si privilegia la batteria e una volta terminato il test il consumo di carburante subisce una ulteriore correzione al ribasso (perché si suppone che vengano effettuate delle ricariche della batteria durante l’uso reale).

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QUINDI QUANTO SPENDO?

Per fare un calcolo di spesa economica per il consumo di benzina o diesel, quindi, si dovrebbe tener conto anche del costo dell’elettricità per una ricarica completa e oltre. 

Chiarisce Ortenzi: “Questo non ha nulla a che fare con la differenza tra consumi di omologazione e consumi reali, ma riguarda proprio i dati di omologazione che, per essere resi omogenei con quelli forniti per altre tecnologie, dovrebbero indicare anche il consumo dell’energia elettrica con cui si è caricata la batteria prima dell’inizio del test e di quella che si suppone venga utilizzata in seguito, in base al calcolo legato all’autonomia in marcia a zero emissioni”.

I consumi di omologazione comunicati dalla Casa quindi sono affidabili considerando il solo serbatoio, ma non lo è più se riferito al funzionamento anche elettrico dell’auto.

Il problema delle unità di misura

A questo si va ad aggiungere il problema delle regole che non obbligano a comunicare in modo univoco i consumi. Sul mercato infatti si vendono diverse (troppe) unità di misura: litri per i combustibili, chilowattora per la batteria, metri cubi o chili quando per il gas.

Se si utilizzasse invece il Joule, l’unità di misura più precisa nel sistema internazionale per il calcolo dell’energia, proporzionale al chilowattora, ci sarebbe maggiore chiarezza.

 

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