A rischio 450 imprese italiane, l’allarme di ANFIA
Dopo l'annuncio di Bosch e Marelli delle prime 1250 "vittime" dell'elettrico a Bari, A Fleet Magazine il direttore ANFIA Gianmarco Giorda: "Senza incentivi rischiamo di vendere, nel 2022, circa 100mila auto ricaricabili anziché 230-240mila".
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Bosch ha annunciato 700 esuberi nello stabilimento di Bari su un organico di 1.700 persone entro i prossimi cinque anni. Una perdita che si aggiunge ai 550 dipendenti Marelli in esubero entro giugno (su un totale di 7.900 occupati nel nostro Paese). Queste sono le prime “vittime” della transizione energetica.
Un problema più volte segnalato dai sindacati e dalle associazioni di categoria, come ANFIA.
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L’ALLARME DI ANFIA A FLEET MAGAZINE
Proprio il direttore dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automotive (ANFIA) Gianmarco Giorda ha spiegato a Fleet Magazine quale rischia di essere l’impatto della transizione energetica sulla filiera automotive in assenza di un un piano di politica industriale.
“Rischiamo che sia le aziende italiane, che le multinazionali estere con impianti sul nostro territorio, rimodulino investimenti e piani produttivi come già sta avvenendo in alcuni casi“, ci ha spiegato Giorda.
ANFIA E MISE LANCIANO L’ALLARME
Lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico, in una nota pubblicata subito dopo l’annuncio ai sindacati di Bosch e Marelli, aveva puntato il dito contro la corsa cieca all’elettrificazione.
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“Purtroppo il rischio degli esuberi denunciato dai sindacati della Bosch di Bari è conseguenza della transizione verso il green. Più volte il titolare del Mise [Giancarlo Giorgetti, ndr] ha infatti puntato l’attenzione sulla necessità che la fase della transizione sia compatibile non solo con le esigenze ambientali ma anche con quelle sociali ed economiche. Senza questo equilibrio, ha avvertito Giorgetti, il conto da pagare può diventare insostenibile“.
450 imprese italiane ancora legate ai motori termici
“La filiera produttiva automotive italiana rappresentata da ANFIA sta abbracciando il processo ormai avviato di decarbonizzazione della mobilità, una trasformazione che, per le imprese, comporta enormi investimenti in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, riconversione degli impianti, formazione del personale“, spiega a Fleet Magazine il direttore ANFIA Gianmarco Giorda.
“Se non correttamente e responsabilmente gestita, questa transizione rischia di avere un enorme impatto economico e occupazionale negativo. Circa 400-450 imprese della componentistica automotive italiana sono ancora focalizzate sulle tecnologie dei motori a combustione interna e necessitano di tempo e strumenti di supporto adeguati per affrontare il cambiamento – continua Giorda – Una spinta esclusiva ed eccessivamente accelerata verso l’elettrificazione rischia di farci perdere circa 70mila posti di lavoro in Italia nel giro di pochissimi anni“.
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SENZA INCENTIVI 140 MILA AUTO ANDATE PERSE
Gli incentivi, in questo contesto, sono sempre più urgenti. Non solo per le imprese, ma anche per gli automibilisti.
Sempre ANFIA chiarisce: “Serve con urgenza un piano di accompagnamento, che intervenga sull’offerta, supportando le imprese negli investimenti, sulle infrastrutture, implementando una rete di ricarica capillare sia pubblica che privata, e sulla domanda: siamo oggi l’unico tra i maggiori Paesi UE a non avere incentivi per le auto elettrificate, una contraddizione rispetto ai propositi espressi dalle istituzioni“.
Bisogna rallentare
L’unico modo per uscire da questa impasse senza mietere ulteriori “vittime”, dopo i 1250 lavoratori baresi, è rallentare.
“Ci vorranno ancora alcuni anni per colmare il delta prezzo tra una vettura tradizionale e una vettura elettrica. In assenza di un piano almeno triennale di incentivi, rischiamo di vendere, nel 2022, circa 100mila auto ricaricabili contro le 230-240mila raggiungibili con gli incentivi“.
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