Pillole di Mobilità: chi si occupa della transizione in azienda
"Pillole di mobilità" è la rubrica che Fleet Magazine ha creato a quattro mani con Movesion, azienda leader nel settore della la mobilità sostenibile, Mobility Management e welfare aziendale. In questo articolo parliamo delle figure aziendali responsabili della transizione green.
In questo articolo
In passato gli imprenditori hanno seguito modelli economici incentrati esclusivamente sul profitto, a svantaggio degli aspetti ambientali ed economico sociali. Per questo motivo il numero di aziende che producevano in maniera rispettosa e sostenibile era irrisorio. Oggi questa tendenza deve essere necessariamente invertita. Le aziende sono state individuate come figure chiave per contribuire al raggiungimento degli obiettivi della transizione green.
La politica dovrà senza dubbio destinare risorse a questa nuova fase di progresso, di sostenibilità e di green economy. Con Movesion, azienda leader nel settore della la mobilità sostenibile, Mobility Management e welfare aziendale, Fleet Magazine ha deciso di dedicare un nuovo appuntamento di “Pillole di mobilità” proprio alle personalità che già oggi, e nel futuro sempre di più, lavorano perché gli interessi dell’azienda incontrino quelli dell’ambiente, rispondendo in modo efficace alle politiche sul clima.
Leggi Anche: Capire il Mobility Management con Movesion.
AGENDA 2030: COSA C’È DA FARE
L’Agenda 2030 è un programma d’azione che pone la sostenibilità e la prosperità del pianeta e delle persone come obiettivo principale. Il testo è stato sottoscritto è suddiviso in 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile – ulteriormente ramificati in 169 “target” da raggiungere entro il 2030 – frutto dei cinque principi fondamentali:
- Persone
- Pianeta
- Prosperità
- Pace
- Collaborazione
L’Agenda 2030 nasce dalle conferenze ONU tenutesi nel 1992, 2002 e 2012 e si pone come il nuovo quadro di riferimento globale per l’impegno nazionale e internazionale per trovare rimedi e soluzioni ai grandi problemi del pianeta sostenendo vari temi a carattere economico, sociale e ambientale, chiedendo un approccio collaborativo e condiviso.
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Per questo motivo è nato lo scorso anno il Ministero della Transizione Ecologica (Mite), concepito dal governo Draghi, che – oltre alle attività dell’ex Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare – ha la funzione principale di gestire lo sviluppo della transizione ecologica soprattutto sul tema dell’energia.
Ma cos’è la transizione ecologica?
“Semplicemente” la trasformazione che la nostra società dovrà compiere attraverso un percorso di innovazione tecnologica che segue i parametri della sostenibilità ambientale.
La transizione ecologica dovrà rispettare l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e gli obiettivi comuni fissati dall’Unione Europea entro 2030, ovvero:
- -55% emissioni di gas a effetto serra;
- Raggiungere almeno il 32% di quota di energia rinnovabile;
- +32,5% efficienza energetica
Il tutto con lo scopo di un’UE ad impatto zero sul clima entro il 2050.
I fondi del Pnrr
Per la transizione ecologica il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha destinato 68,9 miliardi di euro per 4 micro-aree:
- Agricoltura sostenibile ed economia circolare.
- Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile.
- Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici.
- Tutela del territorio e della risorsa idrica.
Per approfondire: Sfruttare la micromobilità in azienda.
CHI SI OCCUPA DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA IN AZIENDA?
HSE (Health, Safety & Environment), HR (Human Resources) e Sustainability Manager sono tra le figure che supportano il board dirigenziale nella transizione ecologica in azienda.
Il loro ruolo è quello di sostenere e trovare soluzioni – innovative ed economicamente competitive – in grado di rendere l’attività di impresa green, riducendone l’impatto ambientale.
Tutto ciò può avvantaggiare un’impresa sotto diversi aspetti: prima di tutto, migliora la sua reputazione, riduce possibili contenziosi (come multe e sanzioni per azioni ambientalmente dannose) e, cosa altrettanto importante, aiuta ad aumentare i profitti introducendo da un lato pratiche sostenibili per ridurre al minimo gli sprechi e dall’altro azioni di welfare riservando maggiori benefici ai dipendenti con un conseguente aumento della produttività.
LA FUNZIONE DELLA MOBILITÀ E DEL WELFARE
Da alcuni anni per molti imprenditori e lavoratori il tema lavoro è sempre più connesso al benessere e alla felicità. A tal proposito vengono compiuti dei veri e propri investimenti, necessari per mettere i dipendenti nelle condizioni di poter lavorare al massimo delle proprie potenzialità.
È in questo modo che si sta espandendo il welfare aziendale. Ovvero l’insieme di iniziative, beni e servizi messi a disposizione dall’impresa come supporto al reddito per aumentare il potere di spesa, la salute e il benessere del lavoratore.
Molto spesso il welfare aziendale è associato al tema della sostenibilità, proprio perché oltre che migliorare la vita dei propri lavoratori e le loro famiglie, mira anche ad aumentare l’attenzione verso l’ambiente che ci circonda.
Le modalità per ricondurre benefici sia all’ambiente che ai dipendenti sono varie. Senza dubbio, sotto quest’aspetto, riveste una funzione considerevole la mobilità: quando è sostenibile dà la possibilità non solo di diminuire le emissioni di CO2, ma anche di ottimizzare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti riducendo il loro stress e aumentando fortemente il livello di produttività.
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