Il paradosso del trasporto pubblico durante il Covid-19
La domanda di trasporto pubblico dopo la pandemia è crollata di circa l'80%. Ma questo non vuol dire che ci si possa dimenticare della mobilità pubblica, soprattutto in vista della ripresa di settembre. Il paradosso? Serviranno più mezzi pubblici, per mantenere un accettabile livello di sicurezza.
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Secondo i dati Istat, prima dell’emergenza Covid-19 ogni giorno in Italia si spostavano 33 milioni di persone (22 milioni i lavoratori, 11 gli studenti). A spostarsi fuori dal proprio Comune nel 2019 erano 12 milioni di occupati e 3,5 milioni di studenti.
Nel 2019 hanno usato tram, autobus e filobus 3 milioni di persone tutti i giorni e 3 milioni più volte alla settimana. A queste si aggiungono circa 900 mila persone che hanno usato usato giornalmente il treno.E ora, invece? Covid ha avuto un impatto notevolissimo sul trasporto pubblico.
Con l’avvio della Fase due sono entrati in movimento circa 3 milioni di persone ma solo il 10% di questi sta usando i mezzi pubblici.
COME SI SPOSTANO I LAVORATORI
I mezzi privati sono sempre stati quelli più utilizzati dagli occupati per andare al lavoro. Secondo i dati Istat 2019:
- 16,5 milioni sono andati al lavoro in auto o moto
- 3 milioni circa gli occupati che si sono spostati a piedi o in bici
- 2 milioni di lavoratori hanno usato abitualmente i mezzi pubblici (1 occupato su 10) e 3,5 milioni di studenti
Persone per regione che hanno usato autobus, filobus, tram (dati Istat)
Tralasciando gli studenti, i cui spostamenti saranno una delle grandi questioni da affrontare con la riapertura delle scuole, ci sono 2 milioni di lavoratori abituati a usare i mezzi pubblici. Più della metà (1,2 milioni) risiede nelle regioni del Nord e mezzo milione nella sola Lombardia.
COME È CAMBIATO IL TRASPORTO PUBBLICO
La domanda di trasporto pubblico nelle città italiane è crollata del -80% in media con lo scoppio della pandemia, con punte a Milano e Verona superiori al 90% e il conseguente crollo dei ricavi da biglietti e abbonamenti.
Nuove regole
Le linee guida del ministero dei Trasporti per la ripartenza indicano:
Non usare il trasporto pubblico in presenza di sintomi di infezioni respiratorie acute (febbre, tosse, raffreddore)
Acquistare, ove possibile, i biglietti in formato elettronico, on line o tramite app
Seguire la segnaletica e i percorsi indicati all’interno delle stazioni o alle fermate mantenendo sempre la distanza di almeno un metro dalle altre persone
Utilizzare le porte di accesso ai mezzi indicate per la salita e la discesa, rispettando sempre la distanza interpersonale di sicurezza di un metro
Sedersi solo nei posti consentiti mantenendo il distanziamento dagli altri occupanti
Evitare di avvicinarsi o di chiedere informazioni al conducente
Nel corso del viaggio, igienizzare frequentemente le mani ed evitare di toccarsi il viso
Indossare necessariamente una mascherina, anche di stoffa, per la protezione del naso e della bocca
IL PARADOSSO
Ora sui mezzi pubblici bisogna assicurare il distanziamento di un metro, cosa che limita la capacità di carico dei mezzi di trasporto a un 25-30 per cento. Anche se la domanda è crollata, a settembre (con la supposta riapertura delle scuole) è destinata a crescere, in maniera incompatibile con le misure di sicurezza.
Quindi, da un lato è crollato l’uso dei mezzi pubblici, ma dall’altro è necessario avere più mezzi pubblici e più frequenza nelle corse per potere rispettare le regole di sicurezza.
LE SOLUZIONI
Come rendere possibile il trasporto pubblico? Alcuni accorgimenti non riguardano direttamente i mezzi di trasporto, ma le abitudini di vita.
Diversificare gli orari
Per prima cosa: continuare con lo smart working, laddove è possibile, e diversificare gli orari.
Tra gli occupati, nel 2019, 1 su 5 è uscito di casa entro le 6:30, oltre il 60% tra le 7:00 e le 8:00. Il 70% degli studenti è uscito tra le 7:30 e le 8:00. È palese che non possiamo più permetterci di avere simili orari di punta.
Studenti e occupati per orario di uscita, dati Istat:
Mobilità alternativa
Ci sarà un uso maggiore dell’auto a uso privato, ma anche dei mezzi di micromobilità, dalle bici ai monopattini. Ideale studiare delle combinazioni fra queste due soluzioni, specie per chi si muove da lontano.
Leggi anche: Muoversi in Fase 2: le migliori soluzioni di micromobilità
Incrementare il trasporto pubblico
Se non vogliamo intasare le strade né mettere a rischio la salute delle persone, bisogna cominciare a pensare – almeno da settembre – a un modo per incrementare il trasporto pubblico.
Una buona notizia viene dal DL Rilancio, che sospende fino al 2024, per i soggetti beneficiari delle risorse pubbliche, l’obbligo di cofinanziamento per l’acquisto degli autobus. Questo darà sicuramente un impulso al mercato degli autobus (nel quale l’Italia è una eccellenza). Come sottolinea Anfia:
La pandemia modificherà non poco la mobilità dei cittadini e le modalità di utilizzo dei mezzi pubblici. L’auspicio è, quindi, che si possa cogliere l’occasione per ridisegnare il futuro della mobilità puntando sulla capacità innovativa della filiera italiana del trasporto passeggeri, nonché contribuire ad un progressivo incremento della produzione nazionale e al riposizionamento competitivo della filiera del nostro Paese. Tutto questo, creando lavoro e offrendo nuovi stimoli alla produzione di mezzi e soluzioni di mobilità in grado di offrire un servizio moderno ed efficiente a 3 milioni di utenti, che nel 2019 lo hanno utilizzato quotidianamente.