In Toscana per un Weekend on the Road davvero “colossale”

A indirizzarci nella scelta è stato il clima del periodo, tutto sommato ancora mite, nonostante l’estate abbia ceduto ufficialmente il testimone all’autunno.
Questa settimana Weekend on the Road vi porta in Toscana, in provincia di Firenze, alla scoperta di un’area incredibile a una quindicina di chilometri a nord-est del capoluogo di regione.
Come compagna di viaggio abbiamo pensato a Mercedes Classe E Cabrio, dotata anche di trazione 4Matic nel caso, una volta giunti “in loco”, aveste voglia di spingervi oltre anche in aree meno “urbanizzate”.
LA COMPAGNA DI VIAGGIO: MERCEDES CLASSE E CABRIO
La vettura del Marchio di Stoccarda è omologata per quattro persone e ha un bagagliaio capiente. Consente – in modalità scoperta – di deviare i flussi di vento che investono la vettura in marcia, facendolo scorrere al di sopra dell’abitacolo grazie all’AIRCAP.
Se poi avete paura di incorrere in qualche malanno dovuto a quel poco d’aria che vi raggiunge frontalmente, non datevi pensiero: il modello può disporre a richiesta di AIRSCARF, un getto caldo diffuso attraverso le prese di sfogo dei poggiatesta anteriori, che avvolge, proprio come farebbe una sciarpa (traduzione del nome dall’inglese), il collo e la nuca sia del conducente, sia del passeggero che gli siede accanto.
Un altro “plus” del modello riguarda il Magic Vision Control, che sovrintende alla pulizia del parabrezza. L’acqua fuoriesce da piccoli fori laser ricavati lungo le spazzole, per una più efficace e completa detersione dell’area, così che il conducente possa godere in ogni momento di un’ottima visibilità.
Per il tour odierno vi consigliamo di provare la versione E 200 d, che monta un motore diesel da 1.950 cm³ e 194 CV, in grado di spingersi a una velocità massima di 237 km/h. Le emissioni di CO2 sono contenute in un massimo di 126 g/km.
Il cambio è l’automatico 9G-Tronic a 9 marce. Sicurezza e connettività sono al top, come si conviene a un marchio premium come Mercedes.
Leggi anche: La nostra prova su strada con Mercedes Classe E nella variante con motore ibrido
FIRENZE: UNA VISITA CHE NON DELUDE MAI
Per raggiungere da Milano la città medicea avete due opzioni a disposizione, che praticamente si equivalgono sul piano chilometrico. Potete percorrere la A1 (“Autosole”), rischiando però di rimanere bloccati nei pressi di Bologna.
Oppure, opzione che in questa sede preferiamo, imboccare la A7 (“Serravalle”), per poi godervi il litorale tirrenico passando sulla A12. All’altezza dell’uscita Viareggio-Camaiore, passate sulla A11 (la “Firenze-Mare”) prima di ritornare brevemente sulla A1 e raggiungere la vostra meta attraverso la SP127 e la SR 222 Chiantigiana.
Lasciate la vostra Stella a Tre Punte in un parcheggio e concedetevi un giro nel centro di Firenze, località conosciuta e amata praticamente da tutti, ma dove è sempre bello poter ritornare.
Citiamo alcuni luoghi-cardine della storia di questa città: San Lorenzo con il suo mercato di prodotti tipici (soprattutto pellame), le Cappelle Medicee, Piazza del Duomo con la Cattedrale di Santa Maria del Fiore e il Campanile di Giotto. E poi ancora: Piazza Repubblica, quella della Signoria con Palazzo Vecchio, la Loggia dei Lanzi e il Museo degli Uffizi, la discesa verso il Lungarno con le botteghe orafe di Ponte Vecchio, Palazzo Pitti, porta d’accesso al Giardino di Boboli sull’altra riva del fiume…
Prima di lasciare Firenze vi consigliamo di ammirare questa splendida città d’arte da un punto rialzato. Potete scegliere tra il celebre Piazzale Michelangelo, con la sua famosa balconata panoramica (dove spicca un’altra copia del David di Michelangelo), San Miniato o Forte Belvedere.
Leggi alcuni degli altri Weekend on the Road relativi alla Toscana:
IL PARCO DI PRATOLINO E I TESORI CONSERVATI
Raggiungete ora Pratolino, località del comune di Vaglia (FI), seguendo la SS67 e Via Bolognese in direzione della SR65. Avrete l’occasione di visitare il locale Parco mediceo, dal nome della casata (quella dei Medici) che lo volle nel 1568.
Fu per la precisione Francesco I l’ispiratore di questa luogo altamente suggestivo, che oggi possiamo godere “mutilato”, giacché nel 1822 abbiamo perso la villa originaria progettata da Bernardo Buontalenti (lo stesso della Grotta nel dianzi citato Giardino di Boboli, dove un tempo erano collocati i Prigioni di Michelangelo). Come apprendiamo da documenti d’epoca, prevedeva, tra gli altri, ai piedi delle scale che conducevano ai piani superiori, l’accesso a grotte artificiali.
La parte di terreno lasciata a verde è ricca di simboli e di immagini mitologiche. La scultura che più attrae l’attenzione è quella realizzata da Jean de Boulogne (Giambologna), battezzata “Colosso dell’Appennino”.
IL “COLOSSO”: UN’OPERA SUGGESTIVA E MISTERIOSA
Questa gigantesca figura, alta 14 metri, che è stata finita di restaurare tre anni fa, si staglia sul laghetto centrale del Parco, entrato nel 2013 a far parte del Patrimonio dell’Unesco.
“Giambologna fece l’Appennino/ ma si pentì d’averlo fatto a Pratolino”, recita un detto popolare, a significare che questo mirabile gruppo scultoreo, in muratura rivestita di intonaco e pietra, avrebbe forse avuto una eco ancor più grande se fosse stato collocato altrove, in luogo più visibile e prestigioso (come accaduto inizialmente al David di Michelangelo).
Il Colosso, metà uomo e metà montagna, pare sull’atto di uscire dal piccolo specchio d’acqua. Una sensazione restituita ad arte dallo scultore, che sulla parte inferiore della sua opera ha inserito fango e licheni.
Pare che in origine al suo interno si aprisse un sistema di grotte decorate. Oggi rimane solo la camera ipogea, dove un tempo si trova la Fontana di Narciso, e una piccola rientranza superiore, dove si è provveduto a ricollocare una statuina di marmo, conosciuta come “Venerina”.
Il restauro a cui il gruppo scultoreo è stato sottoposto hanno consentito all‘acqua di fluire nuovamente dalla bocca del serpente che si trova sotto la mano sinistra del Colosso, nonché di ripulire il gigante, restituendogli i colori originali, e di esaltare il drago, aggiunto un secolo dopo da Giovan Battista Foggini.
UN LUOGO IMPOSSIBILE DA RACCONTARE
Girate in lungo e in largo il Parco di Pratolino, oggi noto come “Villa Demidoff”, dal nome della famiglia di industriali russi che nel 1872 acquistò l’area – poi passata nel 1981 all’Amministrazione Comunale di Firenze – riadattando a propria abitazione la Paggeria.
Siamo certi che le attrazioni del luogo vi faranno perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Dalla Fonte di Giove, posta nel punto più alto di questa “perla verde”, alla Grotta di Cupido del Buontalenti – autore anche della Cappella, della Locanda e delle Scuderie (soggette recentemente a restauro). Dalla Vasca della Maschera alla Grande Voliera, alla Grotta del Mugnone. Ma l’elenco dei siti meritevoli – e delle meraviglie in esse contenute – prosegue ben oltre.
Per tutte le informazioni utili ad organizzare la vostra visita “in loco”, possibile solo sino al 29 ottobre prossimo, vi rinviamo al seguente collegamento. Per una breve storia del complesso, invece, cliccate qui.
Se quanto letto sinora non vi avesse tuttavia ancora invogliato a partire, vi lasciamo con una frase di Michel de Montaigne, filosofo, scrittore e politico francese, contemporaneo di Francesco I de’ Medici: “La bellezza e la ricchezza di questo luogo non si possono rappresentare con la scrittura”.
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