Perché il carburante è aumentato così tanto a inizio 2023?
Il taglio degli "sconti" sulle accise non è l'unico motivo per cui è aumentato il prezzo del carburante. La cattiva notizia è che ci sono ragioni strutturali per cui i prezzi potrebbero crescere ancora.
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Perché il carburante è aumentato così tanto a inizio 2023? La risposta più breve è che il 31 dicembre 2022 è terminato lo sconto sulle accise, pari a 18,3 centesimi al litro. Ma non è l’unica ragione, anche perché il prezzo di benzina e diesel è cresciuto oltre i 20 centesimi al litro e sfiora i 2 euro al litro.
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PERCHÉ NEL 2023 È AUMENTATO IL PREZZO DI BENZINA E DIESEL
Cominciamo col dire che non è colpa del prezzo del petrolio in sé, che – complice un inverno mite – non è aumentato, anzi. Il greggio è una cosa, il prezzo alla pompa del distributore un altro.
C’è un disaccoppiamento fra i prezzi del petrolio greggio e quelli dei prodotti raffinati: mentre i primi sono calati – il Brent, riferimento internazionale, si scambia sui 78,5 dollari al barile -, i valori di benzina e gasolio rimangono alti.
Oltre al valore della materia prima bisogna valutare i costi di raffinazione, stoccaggio, trasporto e distribuzione finale.
IL TAGLIO DELLE ACCISE
Il 24 marzo 2022 il governo Draghi ha introdotto il taglio delle accise, con lo scopo di diminuire il prezzo di benzina e diesel. Si sapeva che sarebbe stata una misura temporanea. Ciò nonostante, quando nella notte di Capodanno i prezzi dai benzinai hanno fatto un balzo in avanti, gli animi si sono esacerbati.
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Questo anche perché da anni l’attuale ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Matteo Salvini sponsorizza il taglio delle accise, definendolo “un impegno concreto e fattibile”.
Da sottolineare che da marzo 2022 la riduzione delle imposte sui carburanti è costata circa un miliardo di euro al mese. Una spesa che il precedente governo Draghi ha finanziato anche grazie all’extra gettito assicurato proprio dagli aumenti del prezzo dei carburanti. Il meccanismo di copertura non vale più dato che si è stabilito di considerare l’extragettito non più una maggiore entrata per i conti pubblici, bensì un incasso ordinario.
PERICOLO DI SPECULAZIONE?
Il ministro delle Imprese e del Made Adolfo Urso e il ministro dell’economia Giorgetti hanno detto di avere coordinato una duplice azione per stroncare la speculazione. Da un lato attraverso il costante monitoraggio del Garante per la sorveglianza dei prezzi (Mr Prezzi), dall’altro in collaborazione della Guardia di Finanza per realizzare un modello di controllo più efficiente ed evidenziare subito ogni anomalia.
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La procura di Roma sta già indagando sui rincari, compresi quelli dei carburanti, nell’ambito di un fascicolo aperto per individuare eventuali speculazioni. Attendiamo di vedere se emergerà qualcosa nel concreto.
Secondo Andrea Rossetti presiede Assopetroli- Assoenergia, che rappresenta i distributori di carburante, non può esserci speculazione perché il settore è iper monitorato da Antitrust, Arera, GdF, Mase, Agenzia delle Dogane, ministero delle Imprese. Gli aumenti sulla filiera sono proporzionati all’aumento del carico fiscale.
IL CALO DELLA CAPACITÀ DI RAFFINAZIONE
Come abbiamo visto, prezzo del greggio e prezzo di benzina e diesel non vanno di pari passo. Questo anche perché la capacità di raffinazione globale sta calando in modo sistematico.
“Oggi solo l’82% dei 98 milioni di barili prodotti in un giorno è raffinato, e una domanda di circa 18 milioni non è soddisfatta”, ha spiegato Salvatore Carollo, ex dirigente Eni, in un’intervista a la Repubblica.
C’è un rallentamento degli investimenti nella produzione dei combustibili e nella raffinazione che riguarda soprattutto il gasolio.
Le società di raffinazione faticano sempre più a coprire le richieste del mercato e a soddisfare gli elevati standard ambientali richiesti dai prodotti petroliferi. In particolare, negli Usa le aziende della raffinazione sono restie a investire in nuova capacità produttiva a causa del previsto passaggio alla mobilità elettrica.
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LA SITUAZIONE PEGGIORERÀ IN FEBBRAIO
Con l’embargo ai prodotti petroliferi russi, dal 5 febbraio (dati Unione Energie per la Mobilità) mancherà il 30% del gasolio consumato in Europa.
Infatti il nuovo embargo commerciale deciso dall’Unione europea nei confronti della Russia tocca i prodotti raffinati, diesel compreso. Vietata l’importazione, tra poco meno di un mese mancheranno all’appello oltre un milione di barili di prodotti raffinati.
La lunga filiera della logistica dei carburanti prevede il problema e si sta “portando avanti” con gli aumenti.
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