Perché il Gpl in Italia non può essere self-service (e perché, invece, all’estero sì)
Benzina, gasolio e ricarica elettrica si possono fare in totale autonomia, ma in Italia questa possibilità ancora vietata per gli automobilisti che guidano vetture alimentate Gpl. Ecco perché.
In questo articolo
Se guidate un’auto a Gpl lo sapete bene: fare rifornimento al di fuori degli orari di apertura delle stazioni di servizio non è possibile. Il self service di gas di petrolio liquefatti in Italia infatti non è consentito. Cosa che, invece, è possibile fare numerosi altri paesi europei. Cerchiamo di capire perché.
GPL SELF-SERVICE: UNA STORIA LUNGA OLTRE UN DECENNIO
Iniziò tutto nell’ormai lontano 2007. Anno in cui un decreto del ministero dell’Interno stabilì le nuove prescrizioni per il self-service Gpl negli impianti presidiati dal personale addetto. Sette anni dopo, nel 2014, un altro decreto fissò le regole per il vero fai da te, senza personale addetto. Le indicazioni contenute in questo decreto furono, infine, recepite, nel 2016 dalla norma UNI 11647, che stabilì le norme di sicurezza e i dettagli tecnici per il self-service Gpl.
Tutto perfetto quindi, giusto? Non proprio.
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Sebbene la legge lo consenta, infatti, a quasi 10 anni dalla norma UNI 11647, fare rifornimento di Gpl in modalità self-service è ancora impossibile in Italia. Dopo lo sblocco della situazione con il fai da te a metano (avvenuto nel 2020, peccato che nel frattempo la vendita di auto a metano sia crollata e oggi nessuna casa automobilistica propone vetture con questa alimentazione in gamma), del Gpl non ci sono state applicazioni.
Le stazioni di servizio non mancano
Quel che è certo è che non si tratta di un problema di rete. In Italia i distributori Gpl ci sono: 4.799 (qui l’elenco) sparsi più o meno equilibratamente sull’intero territorio nazionale. A mancare è la tecnologia del self-service, assente presso tutte le stazioni operative.
I cambiamenti richiesti ai distributori
Il ritardo potrebbe essere dovuto ai numerosi adeguamenti richiesti ai distributori dal decreto in questione. Per poter aggiungere ai propri servizi il self-service Gpl è necessario:
- che le colonnine siano dotate di sistemi di videosorveglianza specifici;
- munite di un pulsante d’emergenza posto a adeguata distanza in una posizione tale da consentire la sorveglianza della colonnina e in grado di interrompere immediatamente l’erogazione in caso di problemi;
- deve essere garantita assistenza telefonica 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Il tesserino degli utenti
C’è poi la complessa questione utenti: il rifornimento Gpl self service richiede la creazione di una piattaforma online sulla quale gli automobilisti dovrebbero seguire un corso per imparare le corrette procedure di rifornimento e le misure da adottare in caso di pericolo. Non è chiaro, tuttavia, come farebbero le colonnine a riconoscere gli utenti certificati.
Ancora, i proprietari della auto a Gpl dovrebbero essere muniti di un tesserino identificativo e di una scheda completa di dati anagrafici e targa del veicolo. Infine, agli utenti spetta il possesso di un dispositivo a radiofrequenza fornito dalla stazione di servizio, così da garantire l’erogazione ai soli utenti autorizzati e la tracciabilità di ogni operazione.
Insomma, seppur la legge c’è e con essa le linee guide per l’avvio dell’operatività, la strada per il self-service Gpl nel nostro Paese sembra ancora lunga.
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