“Sistema auto” vs. battaglia per l’ambiente?
L’appuntamento con #FORUMAutoMotive all’Enterprise Hotel di Milano si è aperto con il focus su “Mobilità e disabilità, quando a vincere sono cuore e forza di volontà”, moderato dall’inviato RAI Roberto Rasia Dal Polo, per poi ospitare due tavole rotonde su temi strategici per il futuro della mobilità, moderate da Pierluigi Bonora, Promotore del Forum e dal giornalista Luca Talotta.
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Il 26 marzo 2024 #FORUMAutoMotive, l’evento promosso dal Movimento di opinione fondato dal giornalista Pierluigi Bonora che dalle origini si batte per una mobilità libera da pregiudizi e ideologie, è tornato nella consueta location milanese, presso l’Enterprise Hotel di Corso Sempione 91, per parlare di sicurezza, economia e ambiente.
L’appuntamento all’Enterprise Hotel di Milano, interamente trasmesso in streaming sulla pagina LinkedIn di #FORUMAutoMotive, si è aperto con il focus su “Mobilità e disabilità, quando a vincere sono cuore e forza di volontà”, moderato dall’inviato RAI Roberto Rasia Dal Polo.
L’evento poi ha ospitato due tavole rotonde su temi strategici per il futuro della mobilità per gli assetti industriali europei, moderate da Pierluigi Bonora, Promotore di #FORUMAutoMotive, e dal giornalista Luca Talotta.
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Il “Sistema Auto” a #FORUMAutoMotive
Il primo tavolo, moderato da Bonora, ha avuto una chiara impronta: “I governi hanno il diritto di indicare gli obiettivi, ma non di scegliere attraverso quale sistema tecnologico questi obiettivi vanno raggiunti – ha infatti chiarito Simonpaolo Buongiardino, Presidente di Federmotorizzazione – Hanno dato per scontato che la scelta dell’elettrico a tutti i costi fosse ultima e giusta: ma in Italia non si va oltre il 4% di vendite di EV, nonostante gli incentivi. Ci sono anche e-fuels e biocarburanti – in cui l’Itlalia è leader inEuropa – quindi come si può pensare che l’elettrico sia l’unica strada percorribile?“
“Il fronte ambientalista ha trovato il ventre molle nel mondo dell’auto, imputando ai trasporti e all’automobile la maggior parte delle emissioni. Questo ha determinato interventi legislativi (sia lo stop alla vendita delle auto termiche dal 2035), poi l’imposizione delle multe per la vendita di auto non elettriche – ha chiarito Pier Luigi Del Viscovo, Fondatore e Direttore del Centro Studi Fleet&Mobility – così da un lato le Case hanno dovuto limitare la vendita delle auto non elettriche cercando di spingere ibride ed elettriche. Hanno creduto al divieto del 2035, investendo troppo, quindi i listini sono aumentati e le produzioni contratte. Un colpo forte all’occupazione e il segmento sotto i 14 mila euro è totalmente scomparso, aprendo la strada all’importazione di vetture dalla Cina“.
Non tutto l’Euro 4 vien per nuocere
Paola Carrea, Direttore Generale UnipolTech, ha ricordato la ricerca condotta dal ThinkTank (di cui abbiamo parlato qui) che ha vpluto cambiare il paradigma della black box, trasformandola in green box: “Oggi le auto vengono classificate sulla base della loro classe Euro, noi però abbiamo preso in considerazione i chilometri effettivamente percorsi, dove il cliente guida (autostrada, extraurbano, urbano), abbiamo misurato lo stile di guida (come si accelera, decelera, frena) e abbiamo misurato che un euro 4 può emettere anche il 46% di CO2 di un Euro 6, se guidato correttamente. Una ricerca dirompente“.
La battaglia per l’ambiente: l’opinione dell’industry
Giuseppe Bitti, Managing Director & COO di Kia Italia, ha aperto il dibattito con una panoramica del mercato: “L’ibrido è visto come la soluzione tecnologica che dà un giusto compromesso e che in Italia i consumatori stanno premiando. Noi abbiamo un programma di elettrificazione globale, Kia però è un marchio globale: le dinamiche di elettrificazione in altre realtà di mercato sono diverse, quindi il gruppo continua a lavorare alle motorizzazioni termiche“.
Il punto è che le Case sono state “costrette a spingere sulle EV, perché in caso di inadempimento si rischiano sanzioni enormi. La nuova Sorento sarà ibrida, sarà elettrica ma sarà anche diesel“.
Ma un grosso scoglio sono i costi: lo sa bene Claudio Zirilli, Responsabile Leasing e Noleggio di Banca Ifis. “Ifis ha avviato un accordo con Tesla nel 2018, quando l’elettrico era un “vezzo” e c’erano davvero poche colonnine. Ci abbiamo creduto e ci crediamo come azienda. Oggi ci scontriamo con una realtà complessa, una realtà italiana ben diversa dal resto d’Europa. La sensazione è che quando si parla di colonnine e cavi elettrici c’è grossa diffidenza. Molti sono in attesa, sia sul mondo corporate e B2B, sia per i privati. Perché la tecnologia non è ancora matura, sia per peso, velocità di ricarica, autonomia, ma soprattutto per prezzo“.
A discuterne, anche il neoelettro presidente di Motus-E, Fabio Pressi, già Presidente e Amministratore Delegato di A2A E-Mobility, che però vedere la colonnina sono solo come strumento per l’elettrificazione, ma come nuovo orizzonte per la rete elettrica italiana: “La colonnina mette insieme l’auto e la rete elettrica. Bisogna ragionare in ottica di ecosistema. La decarbonizzazione passa dall’elettrico ed è questa la direzione in cui procedere. Milano in 2 anni avrà 4mila punti di ricarica pubblici, stalli dedicati alle auto endotermiche e alle elettriche. Una vera e propria rete diffusa”.
Ma se il futuro è elettrico, i combustibili fossili possono davvero servire? Assolutamente sì, secondo Marco Mannocchi, Responsabile delle Relazioni Istituzionali per il Sud Europa di Neste: “Non parliamo di combustibili di transizione, perché la transizione è avviata ma sono i consumatori a fare la domanda. L’idea di combustibile di transizione è che sia temporanea, invece deve essere un’opportunità stabile e green per chi decide di tenersi la sua auto endotermica“.
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