In crescita il biodiesel ottenuto da grassi animali
Il grasso animale è un sottoprodotto dell'industria della carne che ha numerosi utilizzi, anche come combustibile. In Europa è in forte crescita il suo utilizzo per produrre biodiesel, ma quanto è ecologico?
In questo articolo
Non tutti sanno che il biodiesel può essere ottenuto anche da grassi animali. La domanda di grassi animali (ottenuti come sottoprodotto dell’industria della carne) per produrre carburante è cresciuta nettamente negli ultimi anni.
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Oggi l’Europa brucia il 46% di tutte le materie prime grasse animali come biodiesel, come spiega lo studio “The fat of the land – The impact of biofuel demand on the European market for rendered animal fats”, condotto da Cerulogy.
L’impiego di grassi animali nel biodiesel è aumentato di quattro volte dal 2006. È previsto che la domanda triplichi entro il 2030, rispetto al 2021.
GLI UTILIZZI DEI GRASSI ANIMALI
Il grasso animale si ottiene dagli scarti e dai sottoprodotti della macellazione. Si suddividono in 3 categorie:
- Materiale di categoria 1(ad es. animali abbattuti nel contesto delle misure di eradicazione delle TSE – encefalopatie spongiformi trasmissibili)
- Materiale di categoria 2(ad es. letame, animali morti per cause diverse dalla macellazione)
- Materiale di categoria 3(scarti di macellazione e dell’industria alimentare)
I sottoprodotti di categoria 3, ottenuti da carne di animali sani, hanno una vasta gamma di applicazioni: dai mangimi per animali da compagnia (cani e gatti), alla cosmetica, all’industria oleochimica, ai fertilizzanti, ai combustibili.
QUALE GRASSO UTILIZZARE COME COMBUSTIBILE
Spiega AssoGrassi (associazione che rappresenta le imprese esercenti la lavorazione o trasformazione dei sottoprodotti derivanti dalla macellazione e dalla lavorazione dei prodotti derivati di natura lipidica o proteica):
“La carenza di impieghi per i grassi di categoria 1 ha spinto molte nostre imprese ad utilizzare questi grassi come combustibile, direttamente impiegato per la generazione di calore o la cogenerazione nei propri stabilimenti”.
Il biodiesel ottenuto dai grassi animali si può considerare ecologico finché utilizza un elemento di scarto (categoria 1 e 2), ma non se la sua crescente domanda dovesse portare a un incremento dell’industria della carne, che è fra le più inquinanti a livello di emissioni.
La crescita dell’utilizzo di grassi animali per produrre biodiesel potrebbe fare concorrenza alle altre applicazioni dei sottoprodotti di categoria 3. Come scrive AssoGrassi:
“Sia le proteine animali trasformate multispecie di categoria 3 (PAT) che le farine di carne ed ossa di categoria 1 e 2, in considerazione del loro elevato potere calorico, possono essere impiegate come combustibile in cementifici o inceneritori. Per quanto riguarda le PAT di categoria 3 l’impiego come combustibile avviene quando non si riesce a destinarle ad impieghi diversi”.
IL CASO: LA FLOTTA BRETONE CHE VA CON CARBURANTE ANIMALE
Il colosso Cooperl, uno dei maggiori produttori francesi di carne suina, ha deciso di investire in un impianto per la produzione di combustibile a base di grasso animale. L’impianto, secondo la stampa francese, dovrebbe essere operativo già nel 2025.
Il grasso presente nelle acque reflue dei vari laboratori di macellazione e lavorazione delle carni suine è già attualmente utilizzato come biocarburante, ma il suo impiego è limitato agli impianti di cogenerazione per la produzione di calore. Negli ultimi dieci anni, però, una ricerca portata avanti dalla divisione ambiente di Cooperl ha studiato come ottenere un biocarburante da sfruttare per l’autotrazione, senza bisogno di modificare il motore dei veicoli.
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Lo scopo è che il biocarburante prodotto rimanga “in casa” e vada ad alimentare la flotta di 250 camion e 700 auto della Cooperl. Secondo le stime del gruppo, i trasporti dell’azienda valgono il 30% di tutte le emissioni di gas serra del gruppo. Producendo 10 milioni di litri di biocarburante si potrebbe evitare l’emissione di 24.600 tonnellate di anidride carbonica.
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