Wallbox: istruzioni per l’uso
Guida pratica alla wallbox, l’infrastruttura di ricarica domestica che permette di risparmiare sui consumi e usufruire degli incentivi statali ma che, tuttavia, necessità di non poche pratiche di “diplomazia condominiale”.
In questo articolo
Gli italiani percorrono, in media, 40 km al giorno a bordo della propria automobile. Quasi tutti i modelli di auto elettriche in commercio garantiscono un’autonomia superiore ai 100 km. La cosiddetta ansia da ricarica è poco pragmatica, ma non per questo meno reale.
Una ricarica casalinga, più economica e in grado di offrire la sicurezza di una presa sempre accessibile, potrebbe attenuare il problema. E di ricariche casalinghe esistono due tipologie: c’è quella da effettuare alla tradizionale presa domestica, con una comune spina schuko e quella tramite wallbox, il dispositivo di ricarica a parete appositamente studiato per la ricarica degli EV.
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TUTTO QUELLO DA SAPERE SULLA WALLBOX
Perché è utile
Se per ricaricare l’auto elettrica basta una presa schuko, perché prendersi la briga di installare una wallbox? È una questione di sicurezza. L’impianto elettrico domestico non è progettato per fornire per ore l’elevata potenza necessaria alla ricarica di una vettura. La wallbox, invece, garantisce l’equilibrio del carico di assorbimento fra casa e veicolo ed è collegata al contatore tramite cavi più spessi, progettati per resistere alle varianti di calore.
La potenza necessaria
Installare una wallbox richiede, prima di tutto, un certo quantitativo di potenza elettrica a disposizione. Con i circa 3 kW di base dell’impianto monofase un’auto di medie dimensioni raggiunge una carica di 20 kW e 100 km in circa 8 ore. Per percorrenze maggiori e batterie più grandi è invece necessario un upgrade di potenza fino a 6 kW in monofase o oltre in trifase.
- Le wallbox con potenze da 3,7 kWh richiedono tra le 6 e le 8 ore per una carica completa
- Le wallbox con potenze da 7,4 – 22 kWh richiedono per una carica completa tra le 3 e le 4 ore
Quanto costa una wallbox
Il prezzo di una wallbox varia da venditore a venditore. In media il costo parte da 700 euro, mentre i modelli migliori possono superare i 2mila euro. Nel complesso, tra dispositivo e installazione, la spesa totale si aggira intorno ai 1.200 euro. Cui bisogna aggiungere la spesa per il connettore T2 (solitamente non di serie sulle vetture elettriche, a differenza del cavo T1, quello cioè con presa schuko) necessario a collegare l’auto alla wallbox e che, in base alla lunghezza, costa dagli 80 ai 400 euro.
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Installare la wallbox
L’installazione della wallbox deve essere necessariamente eseguita dal personale specializzato che si occuperà del collegamento tra il contatore e l’infrastruttura, del fissaggio al muro con cablaggio dell’impianto elettrico esistente e del collaudo del sistema di ricarica.
Se necessario, il personale tecnico o, in alternativo, un elettricista, dovrà prima provvedere all’adeguamento dell’impianto elettrico alla normativa DM 37/08, delle prove strumentali di funzionamento della nuova parte impiantistica e della relativa dichiarazione di conformità.
Come si pagano le ricariche alla wallbox
I consumi della wallbox vengono addebitati direttamente in bolletta, sia in caso di collegamento al contatore domestico, sia in caso di un proprio contatore indipendente. Soluzione, quest’ultima, decisamente più conveniente. Utilizzando uno spot dedicato è possibile, infatti, accedere alle tariffe dedicate che quasi tutti i fornitori di energia dedicato alla ricarica delle auto e che, a volte, prevedono anche un tot di kWh gratuiti da utilizzare per la carica.
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A chi chiedere il permesso
La wallbox domestica è una questione privata e non necessita di autorizzazioni da parte delle amministrazioni locali. In caso di viletta monofamiliare, si può dunque procedere in completa autonomia.
In condominio, invece, è obbligatorio rivolgersi all’assemblea. Non serve il suo benestare, ma è necessario informare l’amministratore in caso si abbia intenzione di installare una wallbox nel proprio box privato. Azione da eseguire a proprie spese, aggiornando quando necessario il certificato di prevenzioni incendi del garage e rispettando i limiti imposti dagli altri condomini per le parti comuni.
Bisogna avere un’autorizzazione ufficiale dell’assemblea tramite atto formale in forma scritta quando, invece, si voglia installare il punto di ricarica su parti comuni del condominio, già destinate al parcheggio o no. Anche in questo caso, le spese sono a carico dei soli condomini richiedenti l’intervento, che dovranno provvedere al ripristino delle parti sede dei lavori.
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