Roma, perché il blocco del traffico dei diesel Euro 6 è una follia
Il Comune di Roma ha disposto improvvisamente il blocco della circolazione a tutti gli autoveicoli diesel, compresi gli Euro 6, che hanno emissioni prossime allo zero.
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Il 14-15-16 gennaio 2020 il Comune di Roma, con un’ordinanza della sindaca Raggi, ha deciso per il blocco della circolazione di tutte le auto diesel. Comprese quelle di ultima generazione. La misura dovrebbe servire a controbattere i continui sforamenti dei limiti di Pm10, ma è di efficacia pressoché nulla.
IL BLOCCO DEL TRAFFICO
Il provvedimento è attivo negli orari 7.30-10.30 e 16.30-20.30, cioè quelli che interessano soprattutto i lavoratori. Estendere il blocco del traffico agli Euro 6 è una decisione senza precedenti e senza alcuna influenza sulla qualità dell’aria in città, poiché queste motorizzazioni ( l’8% del totale dei veicoli circolanti a Roma) hanno emissioni di particolato e ossidi di azoto (NOx) prossime allo zero. Un veicolo diesel Euro6 ne emette fino a un tetto di 0,08 gr/km, mentre uno Euro3 a benzina ne emette fino a 0,15 gr/km.
UN PROVVEDIMENTO CONTRADDITORIO
Il provvedimento è ancora più contraddittorio considerando che potranno liberamente circolare autoveicoli a benzina Euro 3. Si tratta di macchine vecchie, con oltre 19 anni di vita e con il doppio di emissioni di ossidi di azoto rispetto ai diesel Euro 6. Oltretutto possono circolare ciclomotori vetusti e inquinanti e, naturalmente, i vecchi mezzi pubblici: di per sé ecologici, ma non quando invecchiano. E il parco autobus in circolazione a Roma ha un’età media di 12,4 anni, contro i 10,6 del parco circolante leggero.
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IL DISAPPUNTO DI UNRAE E ANIASA
Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) non ha fatto attendere la propria reazione al provvedimento del Comune di Roma:
“Le Case automobilistiche estere, rappresentate da UNRAE, esprimono il loro totale disappunto rispetto a questa iniziativa estemporanea e priva di ogni logica: un provvedimento ideologico e di bandiera, il cui unico effetto è quello di penalizzare i tanti cittadini e pendolari dell’area metropolitana, costretti ad utilizzare la vettura privata a causa di una rete di trasporti pubblici gravemente carente, inefficiente, e priva di aree di scambio adeguate”.
Anche Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità punta il dito:
“Lo stop di 3 giorni alla circolazione sulle strade di Roma di tutti i veicoli diesel è l’ennesimo, miope atto con cui un’amministrazione locale decide di danneggiare anche automobilisti e aziende che scelgono di usare veicoli Euro6, di ultima generazione con emissioni prossime allo zero. Un atto di pura ideologia, privo di sostegno scientifico, destinato ad avere un impatto ambientale ridotto, con elevati costi per la mobilità cittadina”.
LE CONTROMISURE CORRETTE
Ma allora come migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città? Limitandoci a considerare solo le auto (che certo non sono l’unico inquinante) i passi concreti da fare sono ben altri:
- Lo svecchiamento del parco circolante, vetusto e insicuro
- Incentivi al potenziamento e rinnovamento del trasporto pubblico locale
- L’agevolazione dell’intermodalità, cioè la facilità di utilizzo combinato di differenti mezzi di trasporto (ad esempio: auto privata + trasporto pubblico oppure treno + car sharing)
- La manutenzione e il lavaggio delle strade per la riduzione delle polveri, come avviene in altre metropoli europee. Ricordiamo che quasi il 60% del particolato PM deriva dal rotolamento delle ruote, che sollevano quanto già depositato al suolo, il 35% deriva invece dal consumo di asfalto, gomme e freni
Il problema principale dei blocchi del traffico è che sono una misura estemporanea, decisa a livello locale. Servirebbe, invece, un tavolo permanente per il coordinamento nazionale delle politiche ambientali. Le politiche locali versano in uno stato d grande confusione mentre occorrono provvedimenti razionali, omogenei e con solide basi scientifiche, che tengano conto delle emissioni reali nel rispetto del principio di neutralità tecnologica.