Mini-guida al funzionamento della scatola nera sull’auto
La scatola nera o black box è un dispositivo elettronico dotato di un localizzatore GPS che permette di registrare vari dati. I più utilizzati sono quelli relativi ai casi di furto e incidente, ma si possono usare dati anche per monitorare gli spostamenti, gli stili di guida, i rifornimenti e i consumi.
In questo articolo
In questa mini-guida cercheremo di capire come funziona la scatola nera sempre più presente sulle auto. Per molti è semplicemente lo strumento alle quali le compagnie si appoggiano per poter ricostruire la dinamica di un incidente/furto e quindi riuscire a indennizzare più velocemente – e in misura più equa rispetto alle effettive responsabilità – i soggetti coinvolti in un sinistro piuttosto che nella sottrazione del mezzo.
Questa classificazione comune sta però un po’ stretta alle black box (per dirla all’inglese), dispositivi che attraverso un collegamento GPS e telefonico consentono di base di registrare e trasferire tutta una serie di informazioni riguardanti la posizione del veicolo, il tipo di strada che sta percorrendo, in quale modo e quando, con l’aggiunta – in caso di crash – di identificarne il verificarsi e di poter stabilire le condizioni che lo hanno originato.
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Il suo nome più “formale”, infatti è registratore di dati di evento o, in inglese, Event Data Recorder (EDR) perché il suo mestiere è proprio quello di registrare i dati (diversi tipi di dati, come vedremo).
COME FUNZIONA LA SCATOLA NERA
La scatola nera è in grado di dialogare con l’elettronica del mezzo, ottenendo una serie di stati, parametri e indicazioni di errore riguardanti il grado di affidabilità e di funzionamento del veicolo.
La sua installazione è molto veloce, collegandosi alla presa OBD (vicino alla batteria dell’auto). Ricordiamo che la sigla sta per “On board dignostic”. Infatti, le case automobilistiche sono obbligate per legge a rendere accessibile tutta una serie di dati per la diagnostica del motore, pertanto la black box può essere attivata su qualunque vettura prodotta negli ultimi 20 anni.
Inoltre, secondo un nuovo regolamento Ue dal 7 luglio 2022 la scatola nera è diventata obbligatoria su tutte le vetture di nuova omologazione e da luglio 2024 su tutte quelle di nuova immatricolazione.
COME UTILIZZARE LA SCATOLA NERA
Questo dispositivo elettronico dotato di un localizzatore GPS permette di registrare vari dati:
- la posizione e gli spostamenti effettuati dal veicolo (con relativi tempi di marcia e di sosta);
- le accelerazioni e le decelerazioni;
- i chilometri percorsi in un determinato periodo;
- l’attivazione e il funzionamento di tutti i sistemi di sicurezza e Adas, dagli airbag alla frenata automatica di emergenza;
- gli eventuali crash della vettura, con luogo, velocità e intensità dell’impatto
Questi dati possono essere (o non essere) utilizzati in vario modo: l’utilizzo principale della black box rimane la tutela in caso di furto e a seguito di un incidente.
La scatola nera, infatti fa da prova in caso di incidente. Ai sensi di legge si precisa che:
«Quando uno dei veicoli coinvolti nell’incidente è dotato di scatola nera o di altro dispositivo elettronico equiparabile le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti a cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo»
(art 145 bis Legge 4.8.2017 n. 124).
Ma si possono usare i dati più “raffinati” per migliorare i percorsi guida (pensiamo ad esempio a una flotta di Lcv che fanno consegne o manutenzione), monitorare lo stile di guida dei driver, ottimizzare i costumi, fornire alert sulle scadenza di manutenzione etc.
Infatti, i dati possono anche non essere disponibili: le scatole nere possono essere silenti, cioè registrare i dati ma renderli noti sono in caso di incidente o di furto, in modo così da salvaguardare la privacy di chi guida.
L’APPLICAZIONE NEL CAMPO DEL CAR SHARING
L’uso della scatola nera e delle auto connesse è alla base dello sharing. I servizi di mobilità condivisa si basano sulla connessione, che rende i mezzi rintracciabili e prenotabili a distanza. Oltre che sempre monitorabili, naturalmente.
LA PRIVACY
Il tema della privacy è molto sensibile. Come abbiamo visto, la black box nasce con una serie di funzionalità che si possono attivare/disattivare così come configurare sulla base delle esigenze specifiche del cliente.
Da ricordare che, per installarla la scatola nera e utilizzarne i dati ci vuole sempre il consenso del driver e, nel caso delle aziende, l’accordo con i sindacati o con l’ispettorato del lavoro.
DIFFERENZA TRA SCATOLA NERA E LOCALIZZATOLE GPS ANTIFURTO
Un doveroso appunto da fare è la differenza tra scatola nera e localizzatole GPS antifurto: mentre quest’ultimo si disattiva entro pochi minuti dopo l’avvio dell’auto nel caso in cui rilevi nelle vicinanze il transponder (quel “portachiavi” che viene fornito insieme al GPS installato sulla vettura e che deve essere a bordo dell’auto per interrompere il tracciamento), e quindi non è in grado di registrare lo spostamento del proprietario, la scatola nera resta arriva 24 ore su 24, a vettura accesa o spenta.
SI ALZA IL COSTO DELL’ASSICURAZIONE?
C’è poi un altro grande tema, che è quello legato alle assicurazioni. Molti infatti pensano che la scatola nera sia un modo per alzare i corsi della polizza assicurativa, visto che ovviamente ha un costo. Non è così, e anzi potrebbe essere una buona opportunità per abbassarli.
Attraverso la scatola nera, infatti, per fare un esempio, è possibile ricostruire esattamente la dinamica di un incidente. Ma è anche possibile stabilire, tramite la registrazione di accelerazioni e frenate, lo stile e il comportamento di guida del driver. E alcune compagnie possono prevedere sconti, anche fino al 25%, per chi avrà uno score alto dai report relativi all’analisi dello stile di guida.
Altro esempio: il Carbon Credit, ovvero quel sistema di “premi” che l’Ue ha messo a disposizione per premiare le aziende che taglino le proprie emissioni di CO2. Ecco, pensiamo ad una compagnia assicurativa che, montando le black box sulle vetture dei propri assicurati, dimostri di aver diminuito l’impatto ambientale dei propri clienti grazie al monitoraggio dei loro consumi. Potrebbe far valere un credito a proprio nome da spendere, ad esempio, abbassando i premi di chi ha contribuito a questo risultato.
E voi avete una black box? Quali dati utilizzate? Fateci sapere cosa ne pensate qui nei commenti e continuate a seguire la pagina di Fleet Magazine per restare sempre aggiornati sul mondo della mobilità.
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