Incredibile ma vero, l’inquinamento in Pianura Padana è in calo (da 20 anni)
Secondo il report di PrepAIR l'inquinamento in Pianura Padana cala ormai da 20 anni, ma la percezione è che non sia così. La colpa poi non è di auto e riscaldamenti, come si pensa, bensì del trasporto delle merci, degli allevamenti e l'agricoltura e stufe a pallet.
In questo articolo
Se vi dicessimo che negli ultimi 20 anni l’inquinamento atmosferico in Pianura Padana è in costante ed evidente diminuzione, probabilmente non ci credereste. Eppure è così. Il dato arriva dal report sulla valutazione della qualità dell’aria nel bacino del padano e nella Slovenia del progetto europeo prepAIR.
Ecco cosa hanno rilevato gli scienziati (e perché non dobbiamo ancora tirare un sospiro di sollievo).
LE FONTI DI INQUINAMENTO CHE MOLTI NON SOSPETTANO
Nonostante il sentimento comune, le principali fonti di inquinamento sono il trasporto merci (21%), l’allevamento e l’agricoltura intensivi (19%), i caminetti e le stufe a legna e a pellet (17%).
Auto (13%) e impianti di riscaldamento a combustibile (3%) sono invece in secondo piano, dopo le emissioni delle fabbriche (16%) e subito prima delle centrali elettriche (3%). Rimane un 8% da altre fonti.
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I CITTADINI NON CI CREDONO
L’indagine “Valuta l’aria“, lanciata attraverso Facebook da Art-ER nell’ambito del progetto Life Prepair tra novembre 2018 e gennaio 2019, ha misurato la percezione nel bacino padano sul tema della qualità dell’aria. Oltre 7.300 i questionari raccolti e quanto emerge è che i cittadini del bacino del Po hanno la percezione che la qualità dell’aria sia in peggioramento.
Questa percezione non trova però riscontro nelle concentrazioni di inquinanti che nel lungo periodo registrano a livello europeo un trend in diminuzione. Lungi dall’essere un problema risolto, il miglioramento non è comunque sentito dalle persone.
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MA PERCHÉ L’INQUINAMENTO È SCESO?
Secondo gli scienziati le cause principali del miglioramento sono due.
Innanzitutto, le grandi fabbriche che una volta avevano sede poco fuori le grandi città (nel migliore dei casi), le cui emissioni erano altissime, oggi hanno delocalizzato le produzioni. A pagarne le spese, quindi, sono ancora una volta i Paesi più poveri.
In secondo luogo, sia le vecchie caldaie a carbone che quelle a gasolio sono diventate sempre più rare. Oltre a questo, i motori hanno prestazioni migliori, producendo meno inquinanti, e le aziende che ancora operano sul territorio hanno sviluppato tecnologie con impatti meno significativi.
COSA INQUINA LA NOSTRA ARIA OGGI
Terziarizzazione, tecnologia, attività produttive più sensibili all’ambiente, tutto questo ha fatto sì che l’inquinamento non solo diminuisse, ma che cambiasse. Di anno in anno l’aria è sempre meno polverosa.
Quelli che vengono definiti inquinanti di alta pericolosità, tipici degli anni Ottanta, come benzene, monossido di carbonio e biossido di zolfo, hanno valori ben al di sotto dei limiti di legge da diverso tempo. A rilevarlo in Lombardia sono i sistemi di controllo di Arpa.
E sono in calo anche le polveri o il biossido di azoto, tipici del diesel (che sta comunque per subire una riforma delle accise proprio in virtù delle sue emissioni). Permane invece l’inquinamento da ozono, un composto dell’ossigeno.
I sistemi di rilevamento mostrano una concentrazione di ozono superiore alla soglia di 120 μg/m3. Il che significa un superamento del valore target in quasi tutta la Pianura Padana, con oltre 24 milioni di abitanti esposti all’inquinante oltre il limite comunitario.
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I LOCKDOWN POSSONO AIUTARE A PROGRAMMARE I CAMBIAMENTI
Va precisato ovviamente che il 2020 è stato un anno eccezionale. I lockdown hanno avuto un grande impatto sulla qualità dell’aria. Le variazioni emissive al ribasso relative al periodo di contenimento sono infatti paragonabili ai livelli che dovremmo raggiungere nei prossimi anni.
I risultati delle analisi sul periodo di lockdown hanno fornito l’occasione per verificare la validità dei piani per la riduzione delle emissioni in una condizione senza precedenti di contrazione generalizzata delle attività umane.
I dati evidenziano che anche con emissioni ridotte, la qualità dell’aria in Pianura Padana è fortemente influenzata dalle condizioni meteorologiche che possono condurre ad episodi di superamento dei valori limite.
Certo, gli sforzi negli ultimi anni sono stati molti, ma il successo è ancora lontano. Micro mobilità, blocchi alle auto, energie rinnovabili sono utili, ma se le fonti primarie di inquinamento sono altre (ossia merci, agricoltura e allevamenti, riscaldamenti) bisogna pensare a nuovi progetti.
https://www.youtube.com/watch?v=iJI4RbTIqoI&list=PL09LVvaoDrQr77mEKRiTVNj5u69051Uss&index=6
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