Motori con disattivazione dei cilindri, cosa sono e come funzionano
Alcuni motori sono dotati del sistema di disattivazione dei cilindri, che permette di ridurre consumi ed emissioni. In determinate condizioni (in base al numero di giri del motore e alla coppia richiesta), questi propulsori funzionano con meno cilindri. Sono noti anche come motori modulari, “a cilindrata variabile” o “parzializzabile”. Ecco come funziona questa tecnologia.
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I motori con sistema “cylinder on demand” sono in grado di disattivare la combustione in alcuni cilindri (uno su tre, due su quattro oppure tre su sei, per esempio) quando viene richiesta una potenza ridotta, consentendo così di ridurre i consumi di carburante.
Si tratta di soluzione conosciuta da tempo ma mai decollata a causa di vari fattori (costi elevati, complicazioni costruttive e peggioramento del comfort sonoro). Con gli sviluppi tecnologici e le norme europee sempre più stringenti in tema di emissioni (in questo contesto si inserisce il nuovo ciclo di omologazione Wltp), però, i motori part time stanno tornando in auge.
I motori con sistema di disattivazione dei cilindri vengono chiamati anche motori modulari, “a cilindrata variabile” o, meglio ancora, “parzializzabile”.
COME FUNZIONANO I MOTORI CON DISATTIVAZIONE DEI CILINDRI
In determinate condizioni, i motori con sistema “cylinder on demand” disattivano alcuni cilindri e aumentano il carico di quelli in azione. Questa soluzione tecnica viene messa in atto attraverso interventi sul software dell’elettronica di gestione e sull’hardware della distribuzione.
Grazie a questo sistema, il propulsore, al di sotto di un determinato numero di giri o di un preciso valore della coppia motrice, lavora con meno cilindri.
Quando il driver richiede più potenza, premendo il piede sull’acceleratore, entrano in gioco gli altri cilindri. In questo modo si ottimizzano i consumi, migliorando anche il rendimento del motore.
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LA STORIA DEI MOTORI CON SISTEMA DI DISATTIVAZIONE DEI CILINDRI
Oggi li stanno rispolverando molti costruttori, ma i motori part time (con il sistema di disattivazione dei cilindri) sono più vecchi di quanto crediamo. I primi esempi risalgono già ai primi del ‘900, con alcune soluzioni, certamente rudimentali, utilizzate per i primi monocilindrici.
Negli anni Settanta si annotano alcuni test di Alfa Romeo e Ford, ma la prima applicazione sulla produzione di serie risale al 1981, per mano di General Motors, che presentò una variante del suo classico 8V di 6 litri, conosciuta nell’ambiente come “V8-6-4”.