Quanto guadagna lo Stato dai carburanti?
Le tasse rappresentano più della metà del costo di benzina e diesel. Iva e accise pesano più del costo industriale del carburante. In questo senso, la diffusione dell'auto elettrica può essere un problema per il fisco.
In questo articolo
Quanto guadagna lo Stato dai carburanti per autotrazione? Circa il 60% di ciò che paghiamo alla pompa. I dati del Mise sono aggiornati settimanalmente e si può sempre fare un raffronto fra il prezzo industriale e il prezzo che paga il il consumatore.
Dalle ultime rilevazioni, ad esempio, vediamo questi prezzi:
- benzina 1.749,31 al litro, di cui il 41,4% è il costo industriale e 58,6% il costo delle tasse (quindi il guadagno statale è di poco più di un euro al litro)
- gasolio auto 1.744,40 al litro, di cui 44,9% costo industriale e 55,1% tasse (quindi il guadagno statale è di circa 96 centesimi al litro)
- Gpl 805,11 al litro, di cui 64% costo industriale e 36% tasse (poco meno di 29 centesimi di guadagno per le casse statali)
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LE TASSE SUI CARBURANTI
I carburanti sono soggetti a un doppio sistema di tassazione:
- diretta (IVA), che è al 22%
- indiretta (accise)
l’IVA è espressa in aliquote (cioè percentuali) applicate al valore del prodotto. L’accisa, invece, si esprime in termini di aliquote rapportate all’unità di misura del prodotto.
A queste due parti che concorrono a determinare la spesa finale per l’automobilista se ne aggiunge una terza, il prezzo netto del combustibile, entro cui è compresa la percentuale di guadagno per il rivenditore.
LA NATURA DELLE ACCISE
Con il termine “accise” si indica un’imposta applicata alla fabbricazione e alla vendita di beni di largo consumo. Il ricorso a questa tassa indiretta è più frequente nei Paesi laddove dove un dato prodotto deve essere importato.
A differenza del ricarico dell’Imposta sul valore aggiunto, che viene calcolato – come evidenzia il nome – a partire dal valore del bene, l’ammontare delle accise ruota intorno al concetto di quantità.
PERCHÉ CI SONO LE ACCISE?
Le accise sono uno strumento attraverso cui nel tempo lo Stato italiano ha raccolto fondi da destinare a situazioni di emergenza nazionale o a necessità di cassa.
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Le iniziative fiscali collegate, che per una ratio interna avrebbero dovuto essere di natura temporanea, non sono tuttavia mai rientrate, neppure l’addizionale introdotta per sostenere la Guerra in Etiopia del 1935-1936. E parliamo di oltre ottant’anni fa.
L’elenco degli avvenimenti storici è però ancora lungo. Troviamo infatti la crisi a Suez del 1956, la frana del Vajont del 1963, l’alluvione a Firenze tre anni più tardi, i terremoti in Belice, Friuli e Irpinia rispettivamente nel 1969, 1976 e 1980. Poi ancora i finanziamenti alla guerra in Libano (1983) e alla missione in Bosnia (1996).
Passando al nuovo millennio, alle 9 di cui sopra se ne sono aggiunte oltre otto, l’ultima relativa al terremoto in Emilia del 2012.
MAI PIÙ ACCISE REGIONALI
Una delle novità introdotte con la Legge di Bilancio 2021 è stata l’abrogazione dell’imposta regionale sulla benzina (Irba). Introdotta su base volontaria delle Regioni nel 1990, l’importo era di 2,58 centesimi di euro ogni 100 litri di carburante erogato.
Fra le Regioni che, nel corso degli anni, hanno approfittato dell’Irba: Lazio, Liguria, Puglia, Toscana e Umbria. Una tassa marginale che però la Commissione UE ha bocciato e le Regioni si sono dovute adeguare.
Tutte le Regioni beneficiano comunque di una compartecipazione all’accisa sulla benzina per autotrazione secondo quanto disposto dall’articolo 3, comma 12, Legge 28 dicembre 1995 n. 549.
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UN ESEMPIO CONCRETO
Calcolando ipoteticamente di fare un pieno a una Fiat Tipo con un serbatoio con una capacità di 50 litri, spendiamo, con il costo del carburante sopra indicato:
- in caso di alimentazione a benzina: 87,4 euro di cui 51,11 euro vanno allo Stato
- in caso di alimentazione a gasolio: 87,2 euro di cui 48 euro vanno allo Stato
MANCATI INTROITI PER LO STATO CON GLI EV
In questo senso, la diffusione dell’auto elettrica può essere un problema per il fisco. Un caso già verificatosi in Norvegia, dove il dominio delle auto elettriche ha generato una riduzione delle entrate fiscali di circa 2 miliardi di euro (19,2 miliardi di corone norvegesi).
L’accisa sull’energia elettrica è solo di 0,0227 euro per kW; tuttavia questa cifra non si paga in automatico su tutti i kW acquistati, ma segue uno schema che identifica alcune esenzioni sulle aliquote dell’accisa e distingue gli utenti domestici dagli utenti professionali. Anche con i rincari in bolletta, ciò che guadagna lo Stato dall’energia elettrica è comunque di gran lunga inferiore da quanto guadagna dai carburanti petroliferi.
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