Lo sai cosa significa la parola automobile?
L'origine e significato della parola automobile, da aggettivo a sostantivo e da maschile a femminile. Ecco tutta la sua evoluzione semantica nel tempo.
In questo articolo
Iniziamo con la nascita stessa della parola automobile che deriva dal termine francese “automobile“, composto a suo volta da due parole una greca e una latina.
Dal greco “αὐτός” (autòs) “stesso, di sé, da sé” e dall’aggettivo latino “mobĭlis“, “mobile, che si muove“. La parola composta ha quindi il significato di un veicolo “che si muove da sé“, ovvero “autonomamente” rispetto alla trazione animale dei carri o carrozze che si utilizzavano tra il XIX e il XX secolo.
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Automobile, è maschile o femminile?
A quell’epoca ci si domandava se il termine automobile fosse di genere maschile o femminile. Un dibattito che è iniziato in Francia e in Italia nel 1876, quando l’ambiguità grammaticale del termine lo portò ad essere usato come aggettivo sia al femminile “vettura automobile” e “carrozza automobile” sia al maschile con “carro automobile” e “veicolo automobile“.
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Automobile, sostantivo maschile
Tra fine 1800 e inizio 1900, agli albori del motorismo, la parola automobile fu sempre più utilizzata come sostantivo e inizialmente prevalse il genere grammaticale maschile. Infatti con il termine “gli automobili” venivano identificati tutti i veicoli motorizzati dell’epoca: a scoppio, a vapore, elettrici, sia che si muovessero via terra o mare.
La declinazione maschile fu inserita da Alfredo Panzini nel suo “Dizionario moderno” (edito nel 1905) e da Filippo Tommaso Marinetti, nel “Manifesto del futurismo“, pubblicato il 20 febbraio 1909 su “Le Figaro“.
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Automobile, sostantivo femminile
Successivamente, con il passare degli anni, prevalse nel linguaggio comune sia scritto sia parlato la declinazione femminile di automobile. Il contributo di Gabriele D’Annunzio fu fondamentale a questa trasformazione linguistica definitiva.
Infatti, il “Vate” nel 1920 scrisse una lettera al senatore Giovanni Agnelli, tra i fondatori della Fiat e futuro zio dell’Avvocato, dove si esprimeva a favore della declinazione al femminile del termine automobile.
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La lettera di D’Annunzio a Giovanni Agnelli
Di seguito la lettera pubblicata dal Corriere della Sera il 27 ottobre 1923:
«Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur. Le sono riconoscentissimo di questo dono elegante e preciso. Ogni particolare è curato col più sicuro gusto, secondo la tradizione del vero artiere italiano. Per consacrare l’accertamento del genere masc. o fem., ormai determinato dalla novissima macchina, Mastro Paragon Coppella, orafo del Vittoriale, osa offerire alla Sua figliuola e alla Sua nuora questi infallibili talismani. Le stringo la mano.
Il Vittoriale. 18 febbraio 1920. Il Suo Gabriele d’Annunzio».
In questo modo Gabriele D’Annunzio mise la parola “fine” al dibattito semantico sul sesso dell’automobile.
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