7 giorni con Škoda Octavia: diesel e plug-in in una doppia prova
Il plug-in hybrid viene sempre più visto e presentato, in ambito flotte, come l’erede designato del diesel in termini di prestazioni e consumi. Abbiamo voluto mettere alla prova la Skoda Octavia nelle due motorizzazioni, in percorsi sia urbani che autostradali per vedere come entrambe si comportano. E i risultati ci hanno sorpreso.
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Mercoledì: la vita cittadina
Come ho detto, entrambe le vetture hanno avuto lo stesso tipo di utilizzo. Nell’uso di tutti i giorni mi muovo per lo più nel centro di Monza e in quello di Milano, con qualche passaggio sulla tangenziale.
È inevitabile che, in questo utilizzo, la plug-in si comporti meglio sia in termini di consumi, sia in termini di comfort acustico. Di fatto, mantenendo sempre carica la batteria che garantisce fino a 60 km di autonomia in elettrico, in città la Octavia iV non consuma nulla.
A Milano, e soprattutto a Monza, si tratta di un chilometraggio sufficiente per il tragitto casa-lavoro e per le commissioni quotidiane e, in base alle proprie esigenze, permette anche di ricaricarla ogni due giorni e in effetti il motore a benzina rimane spento finché non decidiamo di intraprendere un percorso extraurbano.
Tra l’altro, l’ibrido plug-in si avvicina all’elettrico anche per quanto riguarda i vantaggi fiscali: nessun pedaggio per l’area C a Milano e per molte ZTL in Italia, e parcheggio gratuito sulle strisce blu.
Il diesel, lo sappiamo, è penalizzato e penalizzante in città. Quello della Octavia è un Euro 6D, che per esempio nel capoluogo meneghino tra non molto tempo non potrà più entrare.
Ma a parte questo, è una motorizzazione da sempre sconsigliata per l’uso cittadino, dove i consumi si alzano oltre i 10 litri su 100 km, e dove diventa più rumorosa.
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