Volkswagen Bulli: la storia del mitico “pulmino”
Da mezzo di lavoro a veicolo più popolare di Woodstock. In occasione del lancio della nuova versione al 100% elettrica, ripercorriamo la storia del pulmino più famoso dell’automotive: il mitico Volkswagen Bulli.
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Non è un mezzo ma la rappresentazione su ruote di uno stile di vita. Ci sali a bordo e sei pronto a partire verso un’altra vita: libera, leggera, coloratissima. Sarebbe riduttivo definire un mero van il Volkswagen Transporter, immortale icona del suo tempo.
Ne abbiamo ripercorso la storia, dalla nascita nel 1947 fino al 2022, anno di arrivo di una nuova, futuristica e al 100% elettrica versione. Per scoprire tutte le anime – e tutti i, numerosi e diversi, nomi – del mitico furgoncino Volkswagen.
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TUTTI I NOMI DEL VOLKSWAGEN BULLI
Cominciamo con le presentazioni. Il nome originale è Typ 2, “secondo tipo”. Perché era, appunto, il secondo tipo di veicolo costruito dalla fabbrica di Wolfsburg di Volkswagen (il Typ 1 era il Maggiolino). Ma nessuno lo ha mai chiamato così. Sul mercato fu lanciato come Transporter, ma neppure questo nome ebbe presa. Ecco tutti i modi in cui è chiamato il mitico van:
- Bulli, in Germania, dalla contrazione tra Bus e Lieferwagen (mezzo per il trasporto merci)
- Panelvan, “tocco di pane”, per i britannici, per la forma a pan bauletto
- Combi in Francia e Kombi in Brasile
- Campervan, nomen omen, in Sudafrica
- Hippy Van negli Stati Uniti e tra poco scopriremo perché
- Westfalia in Italia, dal nome del costruttore dell’allestimento camper
Ma anche, nel Belpaese, pulmino. Un termine che non esisteva prima dell’arrivo del van Volkswagen ma che finì per essere accettato persino dalla Treccani.
DAGLI OPERAI AGLI HIPPIES
Il bozzetto di Ben Pon
Tutto iniziò con un disegnino. Quello che il mercante olandese Ben Pon lasciò, nel 1947, presso lo stabilimento Volkswagen di Wolfsburg. La bozza di un van, ispirato a un maggiolino tronco, come quello utilizzato dagli operai per trasportare la merce all’interno della fabbrica.
Un’idea buttata lì quasi per caso, ma che piacque così tanto ai vertici della Casa tedesca da diventare realtà in meno di due anni. Nel 1949 fu realizzato il primo Typ 2, costruito sulla base del Maggiolino e equipaggiato dallo stesso motore.
Fino a Woodstock
Inizialmente, il Transporter fu ideato come mezzo di lavoro. Lo spazioso vano di carico serviva a operai e commercianti per il trasporto della merce. Ma poi Ben Pon tornò con un nuovo bozzetto, con cui suggeriva di aggiungere qualche finestrino e un paio di divanetti in più. Gli ingegneri erano scettici, ma il modello fu prodotto comunque e, una volta lanciato sul mercato, fu un successo clamoroso.
Ad apprezzarlo furono soprattutto i “figli dei fiori”. I giovani hippies, che con il furgoncino Volkswagen ci arrivarono fino al deserto che lambisce Woodstock. Furono loro a creare il mito che ancora oggi aleggia attorno al van.
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La versione del futuro
Smaltita l’ebbrezza hippy, le successive versioni del van migliorano in prestazioni ed efficienza, ma l’alone mitico si perde un po’ – pur restando il mezzo più amato dai camperisti. Fino ad oggi, con l’arrivo di una nuova versione, ispirata direttamente alla versione degli anni ’60: l’ID.Buzz, al 100% elettrica e capace di guidarsi da sola.
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