Aria inquinata a Milano e Pianura Padana, ma non è colpa delle auto

Non c'è un unico "colpevole" per l'aria irrespirabile, ma le auto hanno un impatto minore rispetto al riscaldamento e agli allevamenti intensivi.
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C’è allarme per la qualità dell’aria a Milano e in Pianura Padana. Il livello dei PM10 in aumento e monitorato 24 ore su 24 da Arpa Lombardia, conferma come i valori siano effettivamente sopra la soglia stabilita da OMS.
Molto effetto ha fatto anche la settimana scorsa un video dell’Agenzia spaziale europea che mostra l’eccessiva concentrazione di smog all’interno della Pianura padana.

Circondata dalle Alpi a nord e dagli Appennini a sud, la Pianura Padana funge da bacino naturale, creando un microclima che spesso intrappola gli agenti inquinanti.
Il cambiamento climatico, che ha aumentato il tempo tra una perturbazione e l’altra, con periodi di siccità prolungati, ha peggiorato ulteriormente la situazione. La buona notizia è che da giovedì 22 dovrebbe arrivare il maltempo e quindi la qualità dell’aria migliorerà.
ARIA CATTIVA, MA NON PER COLPA DELLE AUTO
Diciamolo subito: le semplificazioni sono da evitare e non c’è un unico “colpevole” per l’aria inquinata della Pianura Padana. Come sappiamo, è proprio la sua conformazione fisica e la densità di popolazione a favorire la permanenza degli agenti inquinanti.
Sbaglierebbe, però, chi pensasse che il problema maggiore sia dato dal traffico veicolare.
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Non è così: secondo una ricerca dell’Unità investigativa di Greenpeace Italia in collaborazione con ISPRA riscaldamento e allevamenti restano la causa del 54% delle polveri sottili respirate in Lombardia.
Questo perché dove c’è stabilità atmosferica, come in Pianura Padana, i gas hanno tempo per trasformarsi, e ciò che viene emesso sotto forma gassosa, come l’ammoniaca prodotta in agricoltura (NH3), lo ritroviamo dopo settimane nel particolato sotto forma di nitrati.
In altre parole, lo smog della Pianura Padana dipende solo in parte dalle emissioni
dirette, mentre centrali sono i processi chimici che coinvolgono (oltre a ossidi di azoto
e di zolfo) l’ammoniaca (NH3) che, liberata in atmosfera, si combina con altri
componenti generando proprio le “polveri sottili”.
Cruciale, quindi, il ruolo degli allevamenti, responsabili di circa l’85% delle emissioni di ammoniaca in Lombardia.
Nel dettaglio, a Milano il particolato PM2,5 è composto per il 31% da particolato primario – ovvero da primario organico e carbonio elementare (24%), sale marino (2%) e polvere minerale (5%) e per il 69% da particolato secondario – ovvero da secondario inorganico (il 40%, in giallo, dove si ha un contributo degli allevamenti) e secondario organico (29%) (dati Arpa Lombardia – base annua)
Fake news e allarmi reali
Che l’aria in Pianura Padana sia cattiva e pericolosa per la salute è vero (per quanto i livelli siano in calo negli ultimi 20 anni) e ce lo mostrano i dati raccolti con metodo scientifico dagli enti europei e italiani.
L’Agenzia per l’ambiente dell’Unione europea, a questo proposito dice: “L’Europa centro-orientale e l’Italia registrano le maggiori concentrazioni di polveri sottili, dovute principalmente alla combustione di combustibili fossili per il riscaldamento domestico e al loro utilizzo nell’industria”.
Proprio per questo, non c’è nessuna necessità di credere a fantomatiche classifiche, stilate da enti privati e senza obbligo di rispettare parametri scientifici, che descrivono Milano come la terza città più inquinata al mondo. Queste classifiche avranno scarsa attendibilità, ma questo non vuol dire che l’aria sia salubre.
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