Le case auto al Fleet Motor Day 2025: a tutto plug-in (ma non solo)
Al Fleet Motor Day le case auto hanno espresso perplessità sulla nuova fiscalità, ma si sono mostrate pronte con prodotti aggiornati ed efficienti.
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Al Fleet Motor Day 2025 il focus non poteva che essere sulla nuova fiscalità aziendale, che premia le auto full electric e quelle plug-in hybrid, che così trovano nuova linfa e un nuovo tipo di protagonismo nel mondo delle flotte.
Auto che, inizialmente, “non hanno riscontrato grande successo nelle Car List aziendali perché perché il plug-in tradizionale era caratterizzato da poca autonomia in elettrico, tempi di ricarica piuttosto lunghi e soprattutto vetture molto pesanti a causa delle batterie, ma soprattutto a serbatoi molto piccoli” come ricorda Roberto Pazzini, Head of Corporate Sales & Used Cars in BYD Italia. Oggi, però, le cose sembrano diverse, e all’evento di Roma e Vallelunga abbiamo visto i produttori particolarmente preparati.
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DOVE VANNO LE CASE?
Certamente, però, le aziende avrebbero voluto essere coinvolte in questo processo. Ne abbiamo parlato all’ultimo tavolo del Workshop, nella giornata dell’8 Aprile, con 3 numeri 1: Fabrizio Faltoni, Presidente e AD di Ford Italia; Antonella Bruno, Managing Director di Stellantis Italia; e Kevin Chang, CEO di Omoda&Jaecoo Italia.
“Se avessimo avuto modo di lavorare più a contatto, insieme, saremmo probabilmente usciti con una proposta migliore rispetto a quella che è stata introdotta i primi di gennaio, e che ha congelato una parte del mercato dedicato alle aziende. E quando dico migliore, mi riferisco al fatto che anche con la nuova struttura sono state penalizzate le motorizzazioni full hybrid, primo passaggio all’elettrificazione. E questo vuol dire che la legge non va incontro a un percorso di elettrificazione facile” dichiara Faltoni, senza troppi giri di parole.
Quello che emerge, è che per incentivare l’elettrificazione non serve solo agevolare gli utilizzatori come è stato fatto (seppur solo con alcune motorizzazioni), ma bisogna guardare in primis proprio alle aziende. Ad ogni modo, tutte le aziende hanno già avviato, da anni, una strategia di elettrificazione completa, che include continui investimenti su tutto, compreso il PHEV.
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LA SECONDA GENERAZIONE DEL PLUG-IN
Buona la prima? No, in questo caso la seconda. Con la seconda generazione, i plug-in hybrid sono diventati particolarmente interessanti, perché sono state apportate migliorie proprio dove erano criticate: nell’autonomia, nella ricarica e anche nella capacità del serbatoio. In questo, il gruppo Volkswagen sembra aver trovato una nuova leadership in tal senso, dato che nel corso del 2024 ha aggiornato le sue piattaforme e tutte le vetture con questa tecnologia.
A partire da Audi: la A3 aggiornata (che a noi è piaciuta molto) ora supera i 130 km di autonomia in elettrico, ha una batteria con capacità maggiore senza essere aumentata di dimensioni o peso, e supporta la ricarica rapida. Ma il brand tedesco ha già pronta tutta la gamma plug-in: “Copriamo tutta la gamma” commenta Davide Adami, Responsabile Flotte di Audi Italia. “Già da oggi siamo in grado di fornire vetture per tutte le car list partendo da nuova A3 plug-in arrivando a nuova A5 plug-in e a brevissimo avremo anche la nuova Q5 plug-in. Per l’alto di gamma siamo in grado anche di offrire Q7 e Q8 plug-in e, nel giro di un paio di settimane, apriremo l’ordinabilità della nuova A6 plug-in“.
E lo stesso vale per gli altri brand del gruppo presenti, ovvero Volkswagen, Cupra e Skoda, che appunto arrivano con PHEV a ricarica rapida e che del resto condividono le piattaforme.
Anche Stellantis è forte di una seconda e più efficiente generazione di plug-in hybrid, che noi abbiamo tra l’altro provato sulla nuova Grandland (e ci è piaciuta), e che però si allarga a tutte le forme dell’ibrido con l’offerta di prodotto più ampia che si possa trovare in Europa. “La nostra strategia copre tutte le motorizzazioni e nel mondo B2B questo sia per i grandi camminatori Abbiamo ancora delle motorizzazioni e diesel su molti dei nostri brand e poi abbiamo quello che noi chiamiamo un livello di elettrificazione a tre livelli. […] Il secondo è il plug-in, giunto alla seconda generazione che consente di avere delle autonomie in elettrico fino a cento km, abbiamo diciannove vetture plug-in hybrid, quindi una gamma completa che consente di andare incontro alle esigenze di tutta la nostra clientela.” commenta Fabio Mazzeo, Fleet & Business Director in Stellantis Italia.
C’è anche chi arriva già pronto, come Toyota. Dario Pergolotti Antiochia, Feet & General Manager Toyota Motor Italia, spiega: “Le plug-in sono la nostra tecnologia di punta ovviamente ma non da adesso per il Fringe Benefit e noi ci crediamo fin dal 2012, quando è nata la prima Prius plug-in. In realtà le nostre vetture sono state progettate per essere plug-in senza essere state poi modificate o modificare progetti in corso d’opera. E sono macchine full hybrid che hanno la possibilità di avere un’autonomia e una possibilità di viaggiare in elettrico fino a 100 km di percorrenza.”.
Innovazioni che richiedono certamente investimenti (alcuni produttori, come Hyundai, hanno investito oltre 80 miliardi nelle nuove tecnologie) ma che al Fleet Motor Day fanno capire che, a prescindere a cosa dice la politica, le case auto sono già pronte con diverse proposte.
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LA SPINTA CINESE
Produttori tradizionali che sicuramente hanno ricevuto una bella spinta dai nuovi produttori, e in particolare da quelli cinesi, che sull’ibrido plug-in hanno dimostrato competenze forse persino migliori che sull’elettrico.
A partire da Chery, da meno di un anno presente in Italia con i brand Omoda e Jaecoo, e che ha già messo un nuovo standard con la sua tecnologia Super Hybrid (vedi qui il nostro test): “Le nostre vetture, soprattutto la Jaecoo 7 Super Hybrid, hanno delle emissioni talmente basse, 23 grammi nello specifico per la Jaecoo 7 SHS, che rientrano quindi nel fridge benefit al 20%. Per noi significa dare convenienza non solo dal punto di vista dei consumi, ma anche proprio a livello fiscale: oltre all’ibrido, abbiamo anche il ull electric, grazie a Omoda 5 EV” commenta Giuseppe Graziuso, Direttore Sviluppo Rete & Fleet Omoda&Jaecoo Italia.
Senza contare BYD, che l’anno scorso ha introdotto la sua tecnologia DM-i su Seal U, e ora in arrivo anche su altri modelli, portando per la prima volta un nuovo concetto di plug-in hybrid che non rinunciasse né a serbatoio, né ad autonomia né alla ricarica rapida.
E un’altra chiave la dà MG: l’azienda ha rinnovato da poco la sua e-HS, migliorandone le prestazioni soprattutto in termini di autonomia. Ma il marchio britannico oggi di proprietà di SAIC Motor guarda soprattutto al suo Hybrid+, un full hybrid particolarmente evoluto. “Non è solo un vezzo marketing” – spiega Brando Colombo, Sales Fleet Manager SAIC Motor Italy “ma è di fatto una batteria elettrica che è maggiore rispetto alla media del segmento e garantisce un supporto nella modibilità importante in termini di consumi ma anche in termini di potenza“.
NON PER TUTTI
C’è anche chi preferisce aspettare, perché predilige uno storico piacere e comfort di guida. E Maserati, in questo, dice orgogliosa che non è ancora il momento per il plug-in. “Inevitabilmente un’architettura plug-in comporta un aumento di peso sulla sulla vettura che ha effetti sul sull’handling e sulle prestazioni della vettura. Per cui in questo momento per Maserati non vi è l’intenzione di implementare questa tecnologia sui nostri modelli proprio per le ragioni appena appena citate” conferma Riccardo Chiesa, Responsabile B2B e Usato in Maserati Italia.
Ma questo non significa un no a prescindere, né scarsa attenzione al tema. “Siamo stati il primo produttore di lusso a implementare le motorizzazioni mild hybrid. E attualmente, su Grecale, diamo la possibilità al cliente di scegliere tra tre diverse motorizzazioni: Mild Hybrid, appunto, 100% elettrico con la Folgore; e poi il termico con il V6 Nettuno da 530 CV. Noi siamo un brand di lusso, e il lusso è avere la possibilità di scegliere” conclude Chiesa.
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