Multe commisurate al reddito: come funzionano
In Italia le sanzioni per chi infrange il Codice della strada sono uguali per tutti. In molti Paesi europei, invece, a parità di infrazione chi guadagna di più paga di più. Entrambi i sistemi hanno pregi e difetti, l'importante è aumentare la sicurezza stradale senza vessare gli automobilisti.
In questo articolo
In Italia il “prezziario” delle contravvenzioni per avere violato il Codice della strada è fisso. Che a superare il limite di velocità di 10Km/h sia un disoccupato o Mario Balotelli (un nome a caso) la sanzione è sempre da 41 a 168 euro. Ma siamo sicuri che questo sia il metodo migliore di sanzionare le multe?
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MULTE IN BASE AL REDDITO
In diversi Paesi ammende e contravvenzioni sono commisurate al reddito. C’è una “multa base” e da lì si sale, al salire dello stipendio di chi ha infranto le regole. Ad adottare questo sistema, in Europa, sono:
- Germania
- Finlandia
- Danimarca
- Svezia
- Francia
- Svizzera
- Belgio
- Inghilterra
I criteri con i quali i prezzi aumentano sono diversi da Paese a Paese.
L’ESEMPIO INGLESE
La Gran Bretagna è stato l’ultimo Paese, in ordine di tempo, a introdurre le multe in base al reddito, nel 2017.
Le infrazioni sono suddivise in ordine crescente di gravità (A, B e C). Ad esempio, un eccesso di velocità di tipo A (superamento da 1 a 10 miglia all’ora quando il limite è 30, cioè circa 50 km/h) comporta una spesa tra il 25 e il 75% del reddito settimanale dell’automobilista.
Ma se la “gravità” aumenta si paga fra il 75 e il 125% del reddito (multa B) o anche tra il 125-175% del reddito settimanale (multa C).
Alle multe si abbinano punti in meno sulla patente, eventuale sospensione e possibilità di corsi di guida per “recuperare”.
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Esiste, però, un tetto massimo per le ammende: 2.500 sterline sulle autostrade e 1.000 nella restante viabilità.
IL CASO KUISLA
In Finlandia, invece, non esistono limiti a quanto si può sborsare per una multa.
Fece scalpore, qualche anno fa, il caso dell’imprenditore Reima Kuisla (in foto), multato per essere andato a 103 km/h in una zona con limite 80. Costo della multa, proporzionale al suo reddito di 6 milioni di euro: 54.000 euro.
Ma non si tratta di un’eccezione, infatti in Finlandia la sanzione è pari a 1/16 del salario mensile ed è capitato che un’automobilista abbia dovuto sborsare 125 mila euro per aver percorso un tratto di strada a 51 Km/h.
In Belgio, dove vige un sistema simile, un automobilista nel 2019 ha dovuto pagare 200 mila euro solo per essere passato a 72 km/h davanti a un autovelox in una zona con limite di 50 km/h.
Il record, però, è stato registrato in Svizzera. Nel 2010 un turista svedese con la sua Mercedes SLS AMG percorse il tratto Berna – Losanna a 290 Km all’ora, ovvero 170 Km/h oltre il limite consentito in Svizzera. La multa fu di 677 mila euro (perlomeno si trattò di una infrazione decisamente censurabile).
È GIUSTO PAGARE IN BASE AL REDDITO?
Da un lato, a parità di infrazione, sembra giusto che anche la multa sia la stessa.
All’atto pratico, però, una multa di un centinaio di euro può dissuadere dall’infrangere le regole un automobilista di ceto medio o basso, ma può essere completamente irrilevante per chi ha guadagni elevati (più colpiti, ad esempio, dalla perdita di punti della patente).
In questo caso, una multa salata (anche senza arrivare a eccessi a 4 o 5 zeri) potrebbe essere utile ai fini della sicurezza stradale.
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