Anche i freni auto inquinano: più sono consumati più producono particolato
I freni delle auto, con lo sfregamento delle pastiglie contro i dischi, producono dannoso particolato. Come intervenire? Con una buona manutenzione, ma anche con lo sviluppo di nuove tecnologie.
In questo articolo
Che l’auto “inquini” (con differenze abissali fra modelli e periodi di produzione) lo sanno tutti, ma non tutti sanno che la colpa non è solo del motore.
La combustione produce particolato, ma anche i freni delle auto, con lo sfregamento delle pastiglie contro i dischi, creano dannose micropolveri. Quindi, anche le auto elettriche – prive di motore a combustione. emettono particolato. E tanto più il sistema frenante e gli pneumatici sono usurati, tanto più contribuiscano all’inquinamento atmosferico da polveri sottili. Un altro motivo per cui l’età avanzata del parco auto circolante in Italia desta preoccupazione.
COS’È IL PARTICOLATO
Il particolato (o pulviscolo atmosferico, polveri fini, polveri totali sospese), identifica l’insieme delle sostanze sospese in aria, che siano di derivazione naturale o antropica.
Leggi anche: Come funziona il filtro antiparticolato per i motori benzina?
Il particolato è l’inquinante che oggi è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane, ed è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell’atmosfera, con un diametro che va da pochi nanometri (unità di misura di lunghezza pari a un miliardesimo di metro, simbolo nm) fino ai 500 micrometri (un millesimo di metro, µm), quindi mezzo millimetro. Il particolato è una sostanza tossica per l’organismo, perché talmente piccola e leggera da penetrare nei polmoni.
UN PROBLEMA SOTTOVALUTATO
Se, da un lato, i gas emessi dal tubo di scappamento delle automobili sono sotto stretta osservazione e monitoraggio grazie alle nuove direttive europee, ben poco ancora si sa delle responsabilità nell’inquinamento legate all’usura di pneumatici e freni, poiché attualmente non esistono standard o direttive comunitarie sulle emissioni da queste fonti.
LE SOLUZIONI
L’idea di creare un filtro antiparticolato anche per il sistema frenante, però, si sta facendo strada fra i costruttori di automobili, anche se le attuali norme anti inquinamento non tengono conto delle emissioni di particolato al di fuori di quelle del motore.
Brake Dust Particle Filter
La società manifatturiera tedesca Mann+Hummel, ha messo a punto un filtro da montare sul disco freno che secondo le stime dell’azienda può assorbire fino all’80% del particolato emesso durante le frenate. Il Brake Dust Particle Filter è alloggiato dentro una calotta, montata alla sommità del disco, quindi vicino alla “fonte” del particolato. Il filtro ha una durata in linea con le pastiglie dei freni e si adatta anche alle ibride e alle elettriche.
Il progetto Lowbrasys
Coordinato dalla multinazionale dell’automotive Brembo Spa, il progetto Lowbrasys (A low environmental impact brake system) è realizzato con la collaborazione di importanti partner nazionali e internazionali quali IRCCS Mario Negri, Continental Teves, Università di Trento, Federal Mogul, Flame Spray, Ford R&A Europe, JRC della Commissione Europea, Technical University of Ostrava e KTH Royal Institute of Technology.
Il progetto è teso a sviluppare nuove generazioni di sistemi e tecnologie frenanti per abbattere l’impatto ambientale e spingere il settore dei trasporti verso nuovi livelli di efficienza. Ad esempio attraverso nuovi materiali per la copertura di dischi freno e pastiglie: un nuovo rivestimento ceramico consente di abbattere del 90% il numero di particelle emesse. Ma anche con un sistema montato in prossimità della pinza che convogli il flusso d’aria delle particelle verso un punto di filtraggio. Oppure con software a bordo vettura, sistema che consentono di distribuire al meglio la forza frenante tra i due assali e ottimizzare la frenata.