A Milano arriva la piattaforma unica per Taxi e Uber
Radiotaxi 6969 e Uber hanno iniziato la partnership che vede la nascita di una piattaforma unica. A pagarne le conseguenze proprio 6969, che ha visto una defezione di oltre cento tassisti che ora collaborano con le concorrenti
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È iniziata la partnership tra il radiotaxi milanese 6969 e Uber, l’azienda californiana da sempre odiata dai tassisti italiani, tuttora in continue proteste.
Questo nuovo servizio rientra in un accordo su base nazionale siglato tra Uber e il consorzio ItTaxi, che dispone di una flotta di 12.000 autovetture in oltre 90 città, e cambierà notevolmente lo scenario dei trasporti milanese. Anche se, com’era prevedibile, sono già diversi i tassisti ad aver interrotto la loro collaborazione con 6969.
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COSA CAMBIA CON LA NUOVA PIATTAFORMA
Il nuovo software nasce grazie al lavoro di “intermediatore” di Splyt, che abilita app globali, e che ha permesso che chi usufruisce dei due servizi confluisca in un’unica app. Ciò permette a Uber, al momento legata al mondo NCC, di entrare definitivamente nel settore dei taxi.
A sua volta, ItTaxi espande il suo bacino di passeggeri, puntando in particolar modo a giovani e turisti stranieri, i quali giustamente stufi dei disservizi di chi non accetta i pagamenti elettronici, non ferma il tachimetro e allunga il percorso, si erano rivolti alla piattaforma statunitense.
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IL PREZZO DELL’ACCORDO
Questo accordo ha avuto un prezzo, e a pagare è stata soprattutto 6969 con un’emorragia mai vista: almeno cento tassisti – e c’è chi dice anche duecento – hanno interrotto la loro collaborazione, rivolgendosi alle concorrenti 8585 e 4040, in polemica contro l’alleanza con Uber.
Le defezioni non hanno però rallentato questo progetto, nato in un periodo in cui Milano vede un boom di presenze dopo la fine dei lockdown del 2020 e del 2021.
Tra l’altro, l’alleanza non è passata inosservata perché arriva appena dopo le proteste contro il DDL Concorrenza. A dirla tutta, il rilascio dell’app è avvenuto proprio il giorno in cui il Senato ha dato il via libera al DDL, l’articolo che dava licenza al governo di avviare la liberalizzazione del settore, ma poi stralciato da testo finale come chiesto dai sindacati.
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