Sharing Mobility: quanti modi esistono per condividere un’auto?
Cos'è la Sharing Mobility e quali sono i modi di condividere un'auto? In questo articolo esploriamo tutte le formule, dal car sharing al car pooling, fino al ride sharing e al ride hailing.
Sharing Mobility. Queste due parole sono la sintesi di diverse formule. Oltre al car sharing, che è certamente la più nota, c’è un vero e proprio mondo che sta nascendo. La domanda, quindi, sorge spontanea: cos’è la Sharing Mobility? E quanti modi ci sono per condividere un’auto?
Risposta: la Sharing Mobility ha determinato la nascita di almeno quattro formule, alle quali se ne aggiungeranno, senza dubbio, altre. Si tratta di queste:
- del car sharing
- del car pooling
- del ride sharing
- del ride hailing
Scopriamole nel dettaglio.
Approfondisci: come funziona il car sharing?
LE FORMULE DI SHARING MOBILITY
CAR SHARING
Come dice la parola stessa, il car sharing è “la condivisione di un’auto”. Ovvero, la base della Sharing Mobility. È una formula di noleggio vera e propria (l’auto non è privata ma è parte della flotta di un operatore esterno), che può durare da pochi minuti a poche ore, fino a una settimana: è notizia di questi giorni che Share Now, il mobility car sharing nato dall’unione tra Daimler e BMW, ha lanciato a Milano e in altre città d’Europa una formula di car sharing a lungo termine.
Come funziona il car sharing? L’utilizzatore paga una quota di iscrizione al servizio (che è facoltativa, ovvero è a discrezione dell’operatore di car sharing), una tariffa al minuto e, oltre una certa soglia di percorrenza, al chilometro. Ci sono anche pacchetti, che consentono di guidare la vettura per un lasso di tempo più lungo (weekend o settimana). La prenotazione avviene attraverso una app. Ultimamente sta crescendo molto il binomio tra car sharing e auto elettrica, tanto che si parla sempre più di Electric Sharing Mobility.
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CAR POOLING
Per car pooling si intende invece l’uso condiviso di auto private tra un gruppo di persone. Il conducente (proprietario dell’auto) mette a disposizione i posti liberi per un tragitto ben preciso, che solitamente è il classico percorso casa-lavoro.
Non esiste alcuna tariffa di noleggio, ma i passeggeri contribuiscono alle spese di viaggio. Oltre ad essere un pilastro della Sharing Mobility, dunque, il car pooling favorisce la mobilità sostenibile (si usano meno auto con, quindi, il risultato di un minore inquinamento) e il risparmio, dato che i costi vengono divisi tra i vari utilizzatori del servizio.
RIDE SHARING
Il ride sharing è molto simile al car pooling, anche se si differenzia da quest’ultimo per un dettaglio importante: un privato mette a disposizione di altre persone un passaggio con la sua auto di proprietà (come nel car pooling), ma questo passaggio è sempre on-demand, ovvero la condivisione dell’auto avviene sempre su richiesta.
Il valore aggiunto? Certamente è il risparmio. Come dimostra l’esempio di BlaBlaCar, si tratta di una formula molto gettonata dai giovani che consente di spendere fino al 50% in meno rispetto a un taxi. Anche i pendolari, che all’inizio della settimana si spostano per lavorare in un’altra città rispetto a quella di residenza, lo utilizzano parecchio.
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RIDE HAILING
Chiudiamo la nostra panoramica con quella che è forse la formula più dibattuta della Sharing Mobility, ovvero il ride hailing. Pochi conoscono questa definizione, ma se si nomina il più famoso tra i servizi di ride hailing, ovvero Uber, tutto diventa più chiaro.
Si tratta quindi di una forma particolare di ride sharing. O meglio, un vero e proprio servizio commerciale attivato nelle grandi città, che prende spunto dal meccanismo di funzionamento del taxi e consiste nel geolocalizzare i driver attraverso una app e di ottenere, sempre attraverso lo stesso meccanismo di prenotazione, passaggi da un punto A a un punto B.
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