Stellantis in 5 domande
Cosa vuol dire per l'automotive la nascita di Stellantis? E quali saranno le sfide per il nuovo colosso? Lo spieghiamo in 5 punti.
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Sabato 16 gennaio 2021 è nata ufficialmente Stellantis. Frutto della fusione tra FCA e PSA, il quarto colosso mondiale del mondo dell’automotive, subito dopo Volkswagen AG, Toyota Motor Corporation e Renault-Nissan-Mitsubishi, e che il 18 gennaio ha fatto il proprio debutto in borsa.
Una data storica per il settore, che segna l’avvio di un progetto il cui valore complessivo supera i 40 miliardi di euro. Proviamo a immaginare quale sarà il futuro di Stellantis, in cinque domande.
1. Quanto sarà italiano Stellantis?
La questione è piuttosto nazionalistica, ma la prima cosa che ci si chiede è che fine farà l’italianità che, seppur recentemente sbiadita, ha reso grande Fiat prima ed FCA dopo. La sede ufficiale di Stellantis avrà sede in Olanda (dove c’è anche quella di FCA), ma il presidente alla guida dei 400.000 dipendenti sarà l’italiano John Elkan.
“Il nostro impegno è non chiudere nessuno stabilimento” ha dichiarato con fermezza Tavares durante la prima conferenza stampa del nuovo gruppo. “Le sinergie non metteranno a repentaglio i posti di lavoro”, ha continuato il Ceo, intendendo per sinergia i 5 miliardi di euro ricavati dalla fusione che pare non saranno generati da tagli occupazionali, “c’è tanto da fare nel settore automotive per ottimizzare i costi, ma l’occupazione rappresenta davvero una quota poco significativa di questo processo”.
La promessa è che Stellantis porterà in tutti gli stabilimenti più lavoro ed efficienza: “ci saranno più modelli, più attività negli stabilimenti e il personale sarà più tutelato dappertutto e in particolare in Italia”.