I SUV cabrio sono una moda o sono una meteora?
I SUV Cabrio, rappresentati di recente da Range Rover Evoque Cabrio e Volkswagen T-Roc Cabriolet, potrebbero essere visti come esperimenti non troppo di successo, e dall'aspetto bizzarro. Ma hanno alle spalle una lunga serie di tentativi da parte di più costruttori, alcuni fallimentari, altri di grande successo.
In questo articolo
Il lancio di Volkswagen T-Roc Cabriolet è l’ultimo esempio di SUV cabrio. Una tipologia di vettura che sembra nuova, ma che in realtà ha numerosi precedenti, portati più o meno avanti da diversi costruttori.
Lasciando perdere i fuoristrada, che invece hanno sempre fatto della carrozzeria a cielo aperto una delle loro peculiarità, i SUV cabrio vogliono essere una proposta alternativa in un segmento attualmente molto in voga, ovvero quello delle auto pesanti e a ruote alte.
Tuttavia, i risultati non sono sempre quelli sperati dalle case costruttrici!
Leggi Anche: I suv annullano i benefici delle auto elettriche?
I SUV CABRIO SEGUONO LA MODA DEL MOMENTO
Tenendo da parte le roadster, che sono auto bi-posto solitamente anche a tetto apribile, le versioni cabrio delle vetture arrivano (quasi) sempre sul segmento più apprezzato in un dato periodo.
Anche se ora ne vediamo pochissime, non dobbiamo dimenticare che negli anni Novanta e nei primi anni Duemila quasi ogni segmento B e segmento C aveva la variante cabrio come proposta.
A partire dalla Volkswagen Golf, che fin dalla prima generazione venne proposta anche in versione con tetto apribile. Versione che rimase disponibile fino alla terza generazione della vettura, venendo poi ripresa, senza grande successo, dalla Golf VI.
E non dimentichiamoci della prima generazione della Punto, anch’essa disponibile in versione cabriolet. Così come, negli anni Duemila, Ford Focus, Renault Mégane, Peugeot 206, 207, 307, e 308 Audi A3, Volvo C70 Inscription e tante altre. Varianti che, però, non ottennero il successo sperato, venendo tutte abbandonate a partire dalla generazione successiva, fatta eccezione per Peugeot.
La scelta di proporre dei SUV con capote in tela o in alluminio segue quindi lo stesso concetto, ovvero creare delle varianti alternative, anche più giovanili, delle auto più vendute in questo periodo.
La differenza con le compatte e ultracompatte cabrio degli ultimi due decenni, è che i SUV cabrio hanno dalla loro maggiore abitabilità e un bagagliaio tendenzialmente più capiente, cosa che potrebbe renderli più appetibili a chi non comprava le berline cabrio proprio perché venivano meno lo spazio e la praticità.
Leggi Anche: 10 tra i suv più piccoli sul mercato
ESPERIMENTI FALLITI?
Finora, però, i SUV cabrio messi in circolazione non hanno avuto un grande successo. Togliendo la T-Roc cabriolet, l’ultimo esempio che abbiamo è quello della Range Rover Evoque cabrio, non a caso non riproposta nell’attuale generazione.
In effetti, i SUV cabrio attuali sono nuovi solo per impostazione, e per una carrozzeria che va a riprendere quella delle berline cabrio, con però un aspetto un po’ più grottesco. Tuttavia, non mancano esperimenti risalenti a molti anni fa.
Se consideriamo che i SUV sono l’evoluzione urbana e ricercata dei fuoristrada, possiamo far risalire l’origine dei SUV a cielo aperto proprio all’origine dei fuoristrada, che dovevano essere privi di tetto proprio per motivi di praticità: i militari, infatti, potevano in questo modo saltar giù dal veicolo molto velocemente, senza aspettare di aprire le portiere e che scendessero tutti.
In tal senso, il capostipite della categoria è proprio la Jeep Willys MB, che venne usata dai soldati americani durante la seconda guerra mondiale, e dalla quale deriverà nel 1945 la versione civile CJ-2A.
Il secondo esempio di fuoristrada cabrio di ambito militare è italianissimo, e marchiato Alfa Romeo: si tratta dell’Alfa Romeo Matta, un fuoristrada che fu presentato dal Biscione nel 1949 per pensionare le Willys fornite dagli americani all’esercito italiano, e che però fu subito scartata.
Al suo posto venne scelta un’altra proposta made in Italy, la Fiat Campagnola, apprezzata anche in ambito civile. Fu un vero successo, tanto che rimase in produzione, in diverse generazioni, per quasi 40 anni, venendo pensionata definitivamente nel 1987.
Leggi Anche: 10 Suv in arrivo nel 2021
DAI FUORISTRADA VERSO I SUV: IL DECENNIO NIPPONICO
Di esempi ce ne sono molti altri, ma il primo veicolo che può essere considerato un SUV cabrio, modaiolo e non fuoristrada, è il Citroën Mehari del 1968. Una vettura spiaggina, pensata dal Double Chevron proprio per il tempo libero, e in particolare per andare in spiaggia. 11 anni dopo, comunque, nacque anche la versione 4×4, scelta dall’esercito francese.
È negli anni Ottanta, però, che debutta il primo, vero SUV cabrio. Nel 1988, infatti, Toyota lancia il nuovo Land Cruiser, il quale pur avendo un aspetto (e un assetto) ancora molto da fuoristrada, seguiva in pieno la moda partita nella seconda metà del decennio, quella delle cabrio, con una proposta che da alcuni venne considerata un’alternativa sempre chic alle cabrio tradizionali.
Insieme a Toyota, anche Suzuki lancia il suo SUV cabrio: la Suzuki Samurai, antesignana della Jimny. Una vettura spartana e semplice, in stile Suzuki, ma molto divertente, anche grazie a una capote che si poteva rimuovere in modo molto semplice e veloce, che per questo invogliava a viaggiare con il vento tra i capelli ogni volta che se ne presentasse l’occasione.
Se la Land Cruiser cabriolet non fu un grande successo, la Samurai sì, al punto che Suzuki ne replicò la proposta anche per altri modelli, a partire dalla Vitara, che nella versione a passo corto e tetto apribile ebbe un grandissimo successo commerciale.
Conclude il trio nipponico la Mitsubishi Pajero, anch’essa lanciata in versione a passo corto, 2 ruote e tetto apribile per ben due generazioni, entrambe con grande successo. Segue, negli anni Novanta, la nuova proposta di Toyota, con la prima generazione della Rav4 che è preludio ai moderni SUV, pur avendo ancora un forte lato fuoristradistico. Anche lei era disponibile con tetto in tela, ed ebbe un discreto successo.
Leggi Anche: Nuova BMW Serie 4 Cabriolet, giù la capote dalla primavera 2021
SUV CABRIO: GLI ESEMPI MODERNI
Alla fine degli anni Novanta arrivano i SUV cabrio come li consideriamo oggi. E se negli anni Ottanta quasi tutti ebbero un grande successo, gli esempi degli ultimi 20 anni non possono dirsi altrettanto fruttuosi.
A cominciare proprio da Suzuki che, forte del successo di Samurai e Vitara cabrio, nel 1996 lancia un SUV con carrozzeria targa (ovvero, con il montante posteriore e il parabrezza). Si tratta del Suzuki X90, che però fu un vero e proprio flop: l’azienda cessò la sua produzione dopo appena due anni, nel 1998.
Nello stesso anno, mentre Suzuki toglieva dai listini la X90, Land Rover lancia la prima Freelander, vettura di grande successo e disponibile anche in versione scoperta. Nel 2000, invece, Suzuki ritorna sui suoi passi, lanciando la Jimny anche in versione cabrio, che rimase in listino fino al 2009.
Anche Jeep prova a entrare nel settore delle “scoperte chic” con una proposta originale: nel 2007 arriva sul mercato Jeep Wrangler Unlimited. La particolarità di questa versione era che aveva un passo più lungo e due porte in più rispetto alla Wrangler tradizionale. Inoltre, aveva la possibilità di rimuovere non solo il tetto in tela, ma anche le portiere. Il successo, però, non fu particolarmente grande.
Il 2011 è l’anno di Nissan, che lancia sul mercato (solo negli USA) la Nissan Murano CrossCabriolet, un SUV cabrio con impostazione identica a quella delle recenti cabrio a ruote alte. Anche in quel caso, comunque, si tratta di flop commerciale: la Murano CrossCabriolet rimase fino al 2014, venendo tolta dai listini dopo il restyling del modello da cui derivava.
Arriviamo così al 2016, anno in cui esce la Range Rover Evoque cabrio. Esteticamente identica alla Evoque tradizionale, cambia per la presenza di sole due portiere, e per la capote in tela. Non è stata, però, particolarmente apprezzata, e infatti la nuova generazione non presenta (ancora) questa variante.
Nello stesso anno arriva anche la Citroën e-Mehari, che si ispira nel nome e nella carrozzeria spiaggina alla Mehari di cui sopra, con però propulsione elettrica. Rimane in produzione solo 3 anni, dal 2016 al 2019.
Infine, arriviamo alla primavera 2020, quando Volkswagen lancia sul mercato la T-Roc Cabriolet, erede della Golf Cabrio (ma anche del Maggiolino, fuori produzione dal 2019). Ennesima proposta SUV del decennio, che è ancora troppo presto per dire se sarà un successo o no.
Certamente, i costruttori sperano di replicare il successo dei SUV coupé, che invece hanno ricevuto grandissimo favore da parte dei consumatori. Vedremo se Volkswagen riuscirà ad invertire questa tendenza.