Test Drive Range Rover Velar 2024: ancora la fuoristradista più elegante
La nostra prova approfondita della Range Rover Velar 2024 P440e, con 404 CV di potenza, ricarica rapida e divertimento anche offroad
In questo articolo
Dal suo lancio la Velar ha portato la gamma Range Rover in un segmento nuovo, portando in sostanza il concetto di “offroad di lusso” del Range Rover classico in una vettura più compatta e viaggiatrice, e più filante.
L’aggiornamento del 2024 ha visto pochi cambiamenti esterni, qualcosa in più all’interno e soprattutto un aggiornamento dell’ibrido plug-in P400e molto interessante, con 404 CV complessivi e la ricarica rapida a 50 kW che le permette di stare al passo con Mercedes e le premium tedesche. Un’auto che si conferma morbidissima, ben fatta e adatta anche in questo plug-in a viaggi medio-lunghi con consumi bassi.
La Velar parte da 73.700 € in versione S. La versione in prova, sempre una Velar S con motorizzazione plug-in hybrid P400e, costa invece 89.737 € e aggiunge vernice metallizzata Santorini Black, cavo di ricarica AC, Black Design Pack, WiFI abilitato con piano dati, cerchi in lega da 20′ Style Gloss Black e vetri oscurati.
La Velar è anche proposta in leasing a 590 €/ mese IVA inclusa con anticipo di 25.092,93 € per 47 mesi con riscatto di 31.396 €.
Leggi Anche: La Range Rover elettrica che si arrampica sulle dune
RANGE ROVER VELAR: UN DESIGN DI SUCCESSO
Le modifiche al design, sempre ispirato al mondo nautico, sono molto lievi. I fari anteriori sono più sottili e, volendo, anche con tecnologia pixel LED. La calandra è invece a effetto tridimensionale.
Anche al posteriore, sempre particolare con il suo sbalzo imponente, i fari hanno una nuova a trama a LED Signature, che si fa particolarmente elegante nell’esemplare della prova, tutto nero lucido con il pacchetto Black Design Pack (costa 880 €) che si unisce alla tinta Santorini Black (ne costa 1008) e ai cerchi in lega qui da 20”.
Potrebbero sembrare piccoli, ma sono molto apprezzati per il comfort e comunque molto piacevoli da vedere.
Sono tutti elementi, insieme alle maniglie delle portiere a scomparsa, della filosofia stilistica “riduttiva” del design Land Rover, introdotta proprio da Velar e applicata poi alla seconda generazione di Evoque (pensata non a caso per essere una “piccola Velar”), e anche ai nuovi e più lussuosi Range Rover e Range Rover Sport.
Leggi Anche: Gamma Land Rover 2025, arriva l’elettrica
INTERNI RILASSANTI
Questa filosofia riduttiva si applica anche e soprattutto all’interno, che è ancora più pulito di prima. Ad alcuni potrebbe deludere, a me invece piace così – con riserva, poi ci arriviamo.
Intanto, stupendo il tunnel centrale in frassino Shadow Grey, che ritorna anche sui pannelli porta (tutti e quattro) e impreziosisce l’abitacolo. Anche qui si nota l’ispirazione a un mondo nautico che con Land Rover ha un rapporto sempre più stretto.
Piacevole e comodo anche il selettore di marcia, ma soprattutto il bracciolo, largo e con apertura doppia. Finalmente qualcuno ha pensato a un bracciolo davvero per i due occupanti anteriori, e che tra l’altro si possono gestire in totale autonomia senza fastidi. Sembra poco, ma anche questo è comfort. E poi tutta la plancia è rivestita di un tessuto tecnico che, insieme agli inserti in plastica sul pavimento a ridosso delle portiere, suggeriscono che l’auto non disdegna percorsi offroad.
Sotto al tunnel un grande vano dove si trova la base di ricarica wireless per lo smartphone e spazio per monete o altri piccoli oggetti, oltre a una prima USB-C (le altre sono nel pozzetto sotto il bracciolo, e ovviamente al posteriore). Per il resto nient’altro, purtroppo nessun tasto. Rispetto al pre-restyling, i due schermi qui sono stati accorpati in uno da 11,4 pollici, curvo, non esageratamente grande e con il sempre apprezzato Pivi Pro, piacevole per grafica e per fluidità.
Peccato però che tutto, dal clima (che non funziona benissimo, o è troppo freddo o è troppo caldo) all’auto-hold e altri parametri si controlli da lì, elemento che trovo sempre distraente. Fortunatamente, il volante multifunzione rimedia, perché i suoi tasti fisici includono un pulsante personalizzabile, il regolatore del volume, i pulsanti per il cruise control e poi un pulsante per personalizzare i sistemi ADAS e le loro notifiche. Molto comodo.
Parlando di spazio, non manca: è un’auto davvero confortevole e anche i più alti ci stanno bene, anche dietro. Il bagagliaio è enorme, con 625 litri di capacità minima che salgono a oltre 1300 abbattendo il divano posteriore. Il vano è piaatto, la forma della vettura rende tutto molto sfruttabile, tanto che siamo riusciti a fare un trasloco (il terzo dell’anno, per me) con un solo giro.
Leggi Anche: JLR rimane un’azienda premium senza compromessi
IBRIDA POTENTE E A RICARICA RAPIDA
La Velar P400e combina un motore turbo benzina 2.0 a quattro cilindri con un motore elettrico per una potenza combinata di 404 CV e 640 Nm di coppia. È dotata di un cambio automatico a otto rapporti e trazione integrale, e funzione Terrain Response (opzionale) che le permette di affrontare leggere avventure off-road o viaggi in montagna senza difficoltà.
Il comportamento, la fluidità la rendono molto scattante, seppur con un leggero ritardo in partenza (tipico, e anzi meno pronunciato, di altre Land Rover ibride). Il cambio a 8 rapporti è comunque molto fluido, e l’auto procede morbida, rilassata, anche sui dossi e le buche che affronta con la non-chalance tipica di questo brand.
Tolte quelle offroad (che vanno dal fango alla ghiaia in base alle preferenze), ci sono 4 modalità di guida: Dinamico, Hybrid, EV e Safe. La parte elettrica dichiara circa 60 km di autonomia, io in modalità BEV ne ho percorsi una ciquantina, mentre in ibrido circa 150. L’autonomia totale è di 1150 km.
L’autonomia elettrica, complice le dimensioni, è sufficiente nella modalità BEV, perché in città ci si muove solo così, ma nella modalità ibrida forse si esaurisce troppo presto lasciando poi la responsabilità e il peso al motore endotermico. Peccato, perché in ibrido lei riesce a consumare tra i 4,5 e i 5 litri su 100 km, che salgono a 8,5 con batteria scarica e anche a 9/10 se si usa la modalità Save, che permette non solo di mantenere il livello di carica, ma anche di ricaricare la batteria.
Comunque a mettere una pezza c’è la ricarica rapida con presa CCS Type 2 fino a 50 kW, che permette di passare da 0 a 80% in 30 minuti (sono 2 ore e 12 a 7 kW in AC, e circa 8 a una presa domestica). Ma in ogni caso la gestione dell’ibrido una volta esaurita la batteria potrebbe essere migliore.
Bene invece l’aspetto comfort, non solo per i sedili ma anche per l’insonorizzazione: si sente solo qualche fruscio a 130 km/h, nulla di più. L’impianto audio è poi buono anche in questa versione priva di collaborazioni, ma se siete un po’ nerd del suono come il sottoscritto meglio optare per l’impianto Meridian 3D che è una vera chicca.
Leggi Anche: Jaguar, che succede?
ADAS
Capitolo ADAS, nulla da dire. Una volta resi silenziosi col citato tasto (quando suonano sono un po’ invadenti) funzionano bene e non sono mai bruschi.
Anche i fari LED della prova illuminano bene e sono adattivi, e rendono comunque l’esperienza di viaggio più sicura e meno stressante.
***
CONTINUA A LEGGERE SU FLEETMAGAZINE.COM
Per rimanere sempre aggiornato seguici sul canale Telegram ufficiale e Google News.
Iscriviti alla nostra Newsletter per non perderti le ultime novità di Fleet Magazine.