Auto elettriche cinesi in Europa, BYD cresce e un mercato da conquistare
L'elettrico può aprire la porta dei mercati europei ai costruttori cinesi, soprattutto se sarà la leva del prezzo quella su cui punteranno per sfidare i marchi consolidati
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Se con l’auto termica il paventato arrivo delle case automobilistiche cinesi sulla scena europea non si è mai realizzato né tantomeno ha prodotto esperimenti in grado di incidere, in una prospettiva di mercato europeo esclusivamente elettrico le cose potrebbero assumere una forma diversa.
LA CINA E L’AUTO ELETTRICA
La direzione imboccata dal legislatore è chiara con il Fit for 55 e la svolta imposta dal 2035 sulla vendita di auto nuove che siano esclusivamente elettriche. Della miopia di una tale imposizione si è detto, tra limiti che sono infrastrutturali, di costi sociali e di un controllo sulle materie prime e la produzione delle batterie saldamente in mano a realtà cinesi.
La produzione di batterie, i player dell’estrazione delle terre rare, sono centri di controllo sui quali le aziende cinesi hanno una posizione di larga superiorità.
I MARCHI CHE GUARDANO ALL’EUROPA
Poi c’è il fronte del prodotto di serie, l’ambizione di entrare su un mercato europeo con marchi di fatto sconosciuti al grande pubblico. BYD, Aiways, Great Wall, NIO, sono nomi noti agli addetti ai lavori, che dicono molto poco al cliente automobilista medio, abituato ad avere familiarità con altro.
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Il tentativo di radicare una presenza europea da parte di questi marchi va incontro alla sfida di tutti i “new entrants” su un mercato, che sono outsider e con una posizione tutta da creare.
La leva del prezzo è quella da attivare perché possa essere una proposta appetibile verso il grande pubblico di mercati europei di riferimento, che restano Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna.
BYD, IL REGNO UNITO PRIMA GRANDE PROVA
La sfida lanciata da BYD sul fronte del prodotto di serie al momento vede in Norvegia una buona rete di diffusione dell’offerta. L’obiettivo del marchio nato nel 2003 quale produttore di batterie è di ampliare la proposta di modelli sul mercato europeo entro fine 2022.
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I mercati che per primi andrà a presidiare saranno quello belga, danese, svedese, lussemburghese, olandese e, subito dopo, il Regno Unito: primo grande banco di prova per misurare la penetrazione sul mercato e pesare la proposta cinese rispetto ai player consolidati.
BASTA LA TECNOLOGIA PER AVER SUCCESSO?
Tra tecnologia delle batterie avanzata (leggi i consigli per migliorare l’autonomia) e un design con l’ufficio di stile diretto da Wolfgang Egger – ex Audi, prima ancora Lancia, Alfa Romeo – le basi sembrerebbero esserci tutte per far bene.
C’è però un fattore di percezione del marchio, di posizionamento e di prezzo da valutare. Quanto sarà disposto il cliente medio europeo a concedere alle case automobilistiche cinesi rispetto a marchi storici della cultura automobilistica non solo del Vecchio Continente.
L’opportunità all’orizzonte, sul lungo periodo, può essere il presidio di una fascia di mercato dalla quale molte case dichiarano di volersi allontanare. La transizione elettrica costa e la parola chiave negli ultimi24 mesi è diventata “marchi di valore”.
Non più la rincorsa di volumi produttivi elevati in futuro, piuttosto produrre meno ma una proposta che sia remunerativa (leggi anche: più costosa).
I marchi generalisti europei provano ad annunciare un medio termine con auto elettriche accessibili, utilitarie da 20 mila euro circa. Una sfida che vivrà la pressione dell’inflazione da sostenere e di costi delle materie prime.
Può essere questo il vero perimetro di azione dei marchi cinesi: ritagliarsi il proprio spazio in Europa nella fascia economica del mercato delle auto elettriche.
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