Come funzionano le colonnine Ionity?
Hanno l'obiettivo di essere l'equivalente dei distributori di benzina per le auto elettriche, sia per form factor, sia per velocità di ricarica. Ecco come funzionano le colonnine Ionity, tra le poche ad essere presenti anche nelle aree di servizio autostradali
In questo articolo
Le colonnine Ionity sono il servizio di ricarica “paneuropeo”, e le più potenti colonnine pubbliche sia in Italia che in Europa.
Per le dimensioni dell’infrastruttura sono paragonabili ai distributori di benzina, così come per il fatto che sono situate in aree piuttosto grandi situate su strade extraurbane o, più di recente, sulle autostrade. Inoltre, il fatto che siano quasi sempre delle stazioni con almeno quattro colonnine le avvicina ai Tesla Supercharger.
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COLONNINE IONITY: DIRETTAMENTE DAI PRODUTTORI
Ionity è in realtà una joint venture creata da volti già noti: è stata infatti fondata nel 2016 da BMW, Daimler-Mercedes, Ford Europe e Volkswagen, ai quali nel 2019 si è aggiunto il gruppo Hyundai-Kia. Ufficialmente, però, fa parte del gruppo Audi-Volkswagen e ha sede a Monaco di Baviera, in Germania.
L’obiettivo di Ionity alla sua partenza era molto ambizioso: avere 400 colonnine in tutta Europa entro fine 2020. Alla fine si è concretizzato, anche se con un anno di ritardo a causa della pandemia di Covid-19. Comunque, è un bene che il Vecchio Continente abbia una buona copertura: ora, Ionity punta ad andare ben oltre, arrivando a 1.000 stazioni entro il 2025, per un totale di 7.000 punti di ricarica.
L’Italia ha al momento 22 stazioni di ricarica Ionity, delle quali tra l’altro 5 sono in aree di servizio autostradali – e per il 2022 dovrebbero aumentare ancora. Il colosso europeo, insomma, mette un po’ una pezza ai ritardi di ASPI nel garantire il rifornimento elettrico lungo la rete di Autostrade, che infatti al momento conta appena 4 stazioni Free To X attive.
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COME FUNZIONANO
Le colonnine Ionity, come detto, sono pensate prima di tutto per essere equiparabili ai distributori di benzina e diesel, e quindi per ricaricare in fretta. Sono infatti ad elevata potenza, oltre i 350 kW, e ovviamente hanno il cavo incorporato.
È presente un’applicazione ufficiale, che si scarica su App Store o Play Store a seconda del proprio sistema operativo, utile per capire dove sono posizionate le colonnine, ma non indispensabile al loro funzionamento.
Ogni colonnina, infatti, ha un display touch che permette di iniziare la ricarica, al fianco del quale si trova il numero di serie con un QR Code che reindirizza sul sul sito. Dal web si deve confermare la scelta della colonnina, e poi procedere o come ospiti, oppure accedendo con le proprie credenziali. L’app ovviamente rende tutto un po’ più fluido, riducendo i tempi di ricarica e pagamento.
Chi sceglie di proseguire come ospite, e quindi di non fare un account, dovrà poi scegliere il suo metodo di pagamento (si accetta anche PayPal). Il sistema preleverà un massimale di 80 euro che poi restituirà in base a quanto si è ricaricato. Autorizzato il pagamento, il display dirà all’utente di collegare il cavo (fortunatamente estensibile) alla vettura, e poi inizierà la ricarica.
Ricordatevi di non chiudere il tab del sito di Ionity sul browser dello smartphone, perché è da lì che si può sia interrompere la ricarica che tenerla monitorata. Sul display della colonnina, invece, viene mostrato il tempo previsto per arrivare all’80 e al 100% e la potenza di ricarica.
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COSTI
Le colonnine Ionity, per tutti questi servizi, sono quelle più care: hanno un’unica tariffa di 0,79€/kWh. Ovviamente la spesa dipende dalla capacità della batteria: con una Fiat 500 si possono spendere circa 30 euro (40 se si parte proprio da zero); con BEV ad alta percorrenza come la BMW iX abbiamo speso 63€ per passare dal 20 al 95%, caricando 80 kWh su una batteria da 110.
Esiste anche l’abbonamento Ionity Premium, pensato per chi fa tanti km, che costa 15€ al mese e riduce il costo a 0,29€/kWh.
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