L’Europa ha già le risorse, ma non le sfrutta

Nel 2023, il 50% dei minerali usati per la produzione di batterie elettriche per auto europee veniva dall'Europa. Eppure, la quasi totalità è stata spedita in Asia per la lavorazione: è questo il punto di svolta che manca per ridurre la dipendenza.
In questo articolo
Tra le diverse tematiche emerse a EVision, anche una di quelle più critiche: le risorse, e le fantomatiche terre rare. Si discute sempre la dipendenza europea dalla Cina e altri Paesi per la fornitura di materiali come il cobalto o il nichel, necessari per batterie e motori elettrici, così come la dipendenza dei produttori automobilistici da gigafactory non europee.
Per quanto riguarda gli accumulatori, infatti, l’Europa si è semplicemente svegliata tardi ma, secondo quanto viene detto dalla Commissione Europea, le risorse ci sono. Vanno solo sfruttate.
Leggi Anche: I limiti cinesi all’export di terre rare sono un problema?
DOVE SONO LE RISORSE IN EUROPA
Il desiderio dell’Europa di emanciparsi dall’influenza cinese è in generale evidente nei suoi sforzi per portare l’approvvigionamento dei minerali in casa propria, sforzi che sono prima di tutto legislativi. Sono diversi i “progetti minerari” che stanno prendendo forma in tutta Europa per la prima volta in decenni. La “mineraria verde” è diventata un mantra a Bruxelles, con nuove leggi in cantiere e un fervore politico crescente.
Proprio di questi giorni è del resto la pubblicazione del Battery Regulation, una lunga normativa che stabilisce la strada per una produzione “homemade” delle batterie, ma che definisce anche e soprattutto obiettivi a zero impatto (o impatto minimo) sia per quanto riguarda l’estrazione sia per il fine vita delle batterie. Il report di Motus-E a riguardo riassume piuttosto bene il progetto, e si può consultare a questo link.
Ma non è sempre facile, perché le regioni europee dove si concentrano le terre rare hanno dato vita anche a resistenze. Ad esempio, la scoperta di un grande giacimento di terre rare a Kiruna, nella Lapponia svedese, è stata celebrata come una svolta per la transizione verde. Tuttavia, il costo ambientale e sociale dell’estrazione mineraria non sono da sottovalutare, in particolare per la resistenza della popolazione Sámi, che da sempre subisce discriminazioni ed emarginazioni sia in Svezia che in Norvegia, Finlandia e Russia, che vede il nuovo interesse del governo svedese e dei produttori per il Nord come una minaccia alla natura, parte integrante della loro cultura.
Altri giacimenti importanti sono stati trovati in Portogallo, Finlandia, Germania e Francia, in alcuni paesi dell’Est Europeo come la Cechia, oltre che nel Mare del Nord, dove la Norvegia ha dato il via libera per esplorazioni sottomarine in un’area grande più dell’intero Regno Unito, anche in questo caso non senza polemiche sia interne che esterne, ed entrando in un conflitto diplomatico con la stessa UE.
Leggi Anche: La lettera di De Meo all’Europa per una coesione completa
GLI OBIETTIVI DELL’UE
La situazione è stata ben esemplificata da Julia Poliscanova, Senior Director, Vehicles & Emobility Supply Chains in Transpot & Environment: “Quando guardiamo alle batterie in Europa siamo totalmente impreparati, in termini di costi e tecnologia, e per questo molti dei veicoli elettrici sono costruiti in Cina. Credo che dovremmo creare una policy per incentivare la localizzazione europea della produzione di veicoli elettrici e delle batterie, anche perché le possibilità non mancano: lo scorso anno il 50% di tutto il Litio usato nelle batterie per le auto europee, era estratto e prodotto qui. Per cui l’Europa può essere autosufficiente nella produzione delle batterie dal 2026, ma per farlo servono delle politiche più specifiche in quella direzione, e degli investimenti mirati”.
L’adozione della Legge sui Materiali Critici, proposta dalla Commissione Europea, vuole in ogni caso invertire questa dipendenza. La legge mira a garantire che entro il 2030 almeno il 10% del consumo annuale di estrazione, il 40% del consumo annuale di lavorazione e il 15% del consumo annuale di riciclo provengano dall’Europa. Tuttavia, le pressioni dell’industria mineraria hanno influenzato il processo legislativo, sollevando preoccupazioni sulla “cattura aziendale” delle politiche dell’UE.
Mark Nicklas, Head of Unit Mobility alla Commissione Europea, ha dichiarato che “L’EU è al momento il secondo più grande mercato per i veicoli elettrici, dopo la Cina. Ci sono investimenti, siamo in una posizione dominante. Ci sono altri paesi come il Giappone che guardano cosa sta accadendo in Europa. Certo, i più grandi produttori di auto elettriche sono BYD e Tesla, ma subito dietro c’è Volkswagen, al terzo posto. Per questo, ci sono possibilità che l’industria europea si a ancora più competitiva, perché siamo in grado di fare gli investimenti necessari”.
Inoltre, l’Europa sta cercando alleanze con paesi come il Canada, l’Ucraina e il Kazakistan per diversificare le sue fonti di approvvigionamento. Ma resta il timore che l’Europa stia semplicemente spostando la propria dipendenza dai minerali.
Lo conferma anche Nicklas: “Al momento, però, tutto quello che viene trovato deve essere mandato in Cina per la lavorazione“, cosa che di fatto annulla la capacità produttiva europea, e anzi aumenta tempi e costi. “L’obiettivo è iniziare con almeno il 40% dei prodotti estratti che siano lavorati in Europa” conclude Nicklas.
Leggi Anche: L’Euro 7 e i nuovi standard UE per le auto a combustione interna
***
CONTINUA A LEGGERE SU FLEETMAGAZINE.COM
Per rimanere sempre aggiornato seguici sul canale Telegram ufficiale e Google News.
Iscriviti alla nostra Newsletter per non perderti le ultime novità di Fleet Magazine.