Ricaricare l’auto elettrica in flotta, infrastruttura pubblica o privata?
Una “guida” ai pro e contro di far ricaricare alla rete pubblica, o al contrario investire in una rete di ricarica propria per i dipendenti in sede
Le flotte che intraprendono il percorso dell’elettrificazione devono – chi prima chi dopo – farsi una domanda fondamentale: permetteremo la ricarica delle auto elettrica su rete pubblica, o installeremo un’infrastruttura di ricarica propria in azienda?
Una domanda alla quale non è facile rispondere, sono molti i fattori in gioco: spazi, numero di vetture in flotta e l’uso delle auto o dei veicoli commerciali elettrici, normative, preferenze. Ovviamente c’è anche la possibilità di una scelta ibrida, iniziando dalla ricarica pubblica per poi costruire una rete propria, o continuare a permettere entrambi i rifornimenti.
Ecco qualche spunto, utile al Fleet Manager che si affaccia all’elettrificazione, per capire come scegliere il miglior rifornimento per la propria flotta alla spina.
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Scegliere la rete pubblica
Le infrastrutture di ricarica, lo sappiamo, rappresentano uno (se non il principale) ostacolo all’elettrificazione massiccia. Non si parla solo di capillarità sul territorio, o potenza e velocità di ricarica, bensì di gestione: la rete attuale sarebbe in grado di servire circa il 50% dei veicoli se tutto il parco auto si elettrificasse dall’oggi al domani.
Nelle giuste circostanze, i veicoli elettrici potrebbero aumentare rapidamente anche senza una ricarica dedicata alla flotta, grazie ad una rete pubblica diffusa. Al momento, però, la maggior parte delle flotte ha bisogno di una varietà di punti di ricarica, anche perché la tariffazione e la fiscalità della ricarica non sempre è conveniente.
Le flotte dovrebbero considerare diversi fattori nel perseguire l’elettrificazione:
- Costi per l’accesso a una struttura di ricarica, soprattutto per una flotta di piccole e medie dimensioni che non può crescere così velocemente a un livello tale da giustificare colonnine proprie;
- Studio approfondito dei percorsi e tempi di ricarica per i veicoli elettrici in base ai cicli di lavoro e alla domanda;
- Localizzazione delle infrastrutture per la ricarica;
- È possibile installare wallbox nelle proprietà dell’azienda e/o nelle case dei dipendenti?
- Se e quando sono disponibili incentivi finanziari o fiscali per l’installazione di un’infrastruttura di ricarica;
- Acquisto di software e strumenti che permettano di raccogliere dati e programmare i movimenti delle vetture elettriche e la necessità di ricarica.
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Scegliere un’infrastruttura di ricarica propria
Partiamo da qualche numero grossolano: l’investimento per una rete di ricarica propria è sensato se almeno il 35-40% delle ricariche avvengono presso la colonnina di proprietà e un investimento utile (che permette quindi di rientrare del costo e risparmiare denaro nel breve periodo) se opera almeno il 60% delle ricariche.
Oltre a questo dato “empirico”, la scelta di installare una rete propria deve tenere conto anche dello spazio – la sede, o le sedi, dell’azienda hanno la possibilità di installare colonnine in un parcheggio o in un garage? – e della rete elettrica (saprà gestire la domanda di energia?).
Una rete propria può essere composta da colonnine a terra (rete vera e propria) o da wallbox (una “micro-rete” di ricarica, che potrebbe soddisfare la domanda aziendale abbastanza a lungo da riuscire ad accedere, una volta installata e a regime, a quella pubblica), ma può anche coinvolgere altre strutture, ad esempio l’installazione di pensiline o addirittura pannelli solari.
Infine, l’approccio fai-da-te potrebbe essere costoso (e addirittura controproducente), soprattutto per le flotte più piccole, che potrebbero trovare maggiori vantaggi nell’affidarsi ad un’azienda in outsourcing esperta nella gestione dell’infrastruttura di una flotta.
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