Le auto elettriche si incendiano più facilmente delle termiche?

Le auto elettriche non sono più pericolose di quelle a carburante, ma i dati sono ancora limitati. Certo è che bisogna prestare attenzione agli stress cui è sottoposto il pacco batteria.
In questo articolo
Le auto elettriche si incendiano più facilmente delle termiche? Lo abbiamo chiesto all’ingegnere Michele Mazzaro, Comandante dei Vigili del Fuoco di Napoli:
“Non bisogna essere allarmisti ma nemmeno faciloni. Al momento attuale non c’è nessuna evidenza sia dall’esperienza che dalla letteratura che i veicoli elettrici si incendino di più rispetto a quelli dei veicoli termici”.
INCENDI AUTO ELETTRICHE: IL PROBLEMA DEI DATI
Partiamo dalla premessa che non esistono numeri precisi sugli incendi dei veicoli elettrici nel mondo: esistono alcune ricerche nazionali, ma sempre da vagliare attentamente per capire con quanto rigore sono stati presi i dati. Il fatto è che i veicoli elettrici sono sempre più diffusi, ma ricoprono ancora una porzione ridotta del mercato.
Come ogni cosa nuova, bisogna conoscerne le caratteristiche: “Quali sono le specificità e le problematiche dei veicoli elettrici? Un EV è dotato di batterie agli ioni di litio o ai polimeri di litio molto performanti, che consentono di immagazzinare una grossa quantità di energia, ma questo dà delle problematiche quando sono sottoposte a stress specifici”.
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IL THERMAL RUNAWAY
Gli stress possono essere:
- stress elettrici (durante la ricarica, ma anche la cosiddetta sottocarica)
- abusi meccanici (urti)
- abusi termici (temperature molto elevate o anche molto basse)
Questo può portare ad un fenomeno di thermal runaway, cioè a un incremento di temperatura che crea condizioni che determinano un ulteriore surriscaldamento, per cui si genera uno scostamento incontrollato dalle condizioni di equilibrio del sistema, che può portare alla combustione o, addirittura, all’esplosione.
ATTENZIONE ALLA RICARICA
Il proprietario deve sicuramente prestare attenzione agli stress cui è sottoposto il pacco batteria, anche durante la ricarica.
Le modalità di ricarica devono essere, secondo le norme CEI richiamate anche dalla circolare del Ministero dell’interno, di modo 3 o di modo 4 perché deve esserci comunicazione tra la colonnina e il sistema di intelligenza detta Battery Management System (BMS). Se insorgono problematiche la ricarica deve interrompersi. Da evitare assolutamente, quindi, la ricarica con presa domestica.
Ricarica Modo 3
Il veicolo elettrico viene collegato ad una stazione di ricarica fissa che provvede a comunicare con il veicolo, ad assolvere alle funzioni di protezione differenziale e magnetotermica, a gestire l’abilitazione e gli opportuni blocchi di sicurezza. Con questa modalità, tramite connettori e prese Tipo 2, il veicolo può essere ricaricato in corrente trifase fino a 63 A (circa 44kW) in ambienti sia privati che pubblici.
Ricarica Modo 4
La ricarica avviene tramite una stazione fissa in corrente continua (CC) che è dotata delle funzioni di controllo e protezione, oltre ovviamente al caricabatterie (convertitore AC/DC). È utilizzato principalmente in ambienti pubblici o semi-pubblici con connettori di tipo CHAdeMO e/o CCS-Combo per ricariche fino all’Ultra Fast. Può essere dotata di spina Tipo 2, per correnti fino a 80 A oppure di tipo Combo, per correnti fino a 200A per una potenza fino a 170 kW.
MANUTENZIONE E CASI PARTICOLARI
Altra cosa cui prestare attenzione è la manutenzione delle batterie, da fare secondo le indicazioni del Costruttore nei tempi corretti.
Attenzione anche in caso di alluvione: “Se l’auto rimane sommersa e nel pacco batterie penetra dell’acqua, in particolar modo se salata, si può innescare un thermal runaway e l’auto, una volta estratta dall’acqua, può prendere fuoco nei giorni successivi“.
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Bisognerà quindi sentire la Ditta costruttrice per essere sicuri del suo riutilizzo.
L’INNESCO E LO SVILUPPO DELL’INCENDIO NEGLI EV
“Al giorno d’oggi è cresciuta la quantità di materiale plastico presente nelle auto, indipendentemente dalla loro motorizzazione, e quindi, in caso di incendio, si produce più energia (HRR) rispetto a qualche anno fa, dove si usava soprattutto metallo”, è la premessa di Mazzaro.
L’innesco dell’incendio in un veicolo elettrico è diverso. “Nei veicoli diesel o benzina l’incendio divampa più velocemente, mentre nei veicoli elettrici il driver ha più tempo per allontanarsi. Il rovescio della medaglia è che ci sono difficoltà in fase di estinzione perché c’è bisogno di moltissima acqua per contenere il thermal runaway”.
Altre peculiarità dipendono dalle tipologie di batterie elettriche: “Alcune sono più soggette ad esplosione, altre rischiano di bucarsi e fare uscire i gas di combustione che sono infiammabili”, spiega Mazzaro. Da sottolineare che si tratta di eventi estremi.
La batteria è avvolta da un guscio protettivo in metallo o altro materiale che protegge le celle in caso di urto, evitando che la loro rottura possa innescare incendi o rilasciare sostanze tossiche. A questo si aggiungono dispositivi che interrompono immediatamente l’attività elettrica e i flussi di corrente in caso di urto.
La prevenzione dei Vigili del Fuoco
I Vigili del Fuoco sono impegnati in una doppia attività: quella sperimentale con le università e la formazione. Spiega Mazzaro: “Ogni veicolo è diverso dall’altro come collocazione delle batterie e tipologie delle stesse, non c’è uno standard internazionale sul modo di realizzare e collocare il pacco batterie“. Qui le linee guida elaborate dai Vigili del Fuoco con Enea e Università di Roma “La Sapienza”.
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