Quanto inquinano le supercar?
Le supercar fanno parte del vero costo del lusso, quello ambientale, a causa di emissioni di CO2 molto alte. Insieme a loro, dallo studio recentemente riportato dal The Guardian, anche ville, jet privati e soprattutto yacht.
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Da un recente articolo del Guardian, è emerso che circa 80 milioni di persone siano responsabili del 16% delle emissioni globali: sono i cosiddetti super-ricchi, non vincolati da nessun accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni, il cui stile di vita – che comprende anche le supercar – costa caro all’ambiente.
Secondo Oxfam, infatti, l‘impatto ambientale dell’1% più ricco della popolazione è 30 volte più grande rispetto a quella necessaria per non superare l’aumento delle temperature di 1,5°C, obiettivo degli accordi di Parigi.
Da cosa deriva questa impronta? Ci sono le ville, ci sono i jet privati, e sì, ci sono le supercar.
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IL VERO COSTO DELLE SUPERCAR
Sulla questione della tassazione ai ricchi non ci esprimiamo ma, forse, quello che bisognerebbe chiedere ai più abbienti è una maggiore attenzione al loro stile di vita, a cominciare dalle auto che guidano. Che – si badi bene – non vuol dire rinunciare a opere d’arte quali possono essere Ferrari o Lamborghini, ma eventualmente di non utilizzarle così spesso.
Il costo di una supercar, e in particolare modo di quelle che vengono definite “hypercar”, non è solo economico. Una vettura ad alte prestazioni ha, infatti, un significativo impatto costo ambientale. Questo a partire dalle emissioni di tali automobili, che certo sono migliorate negli anni (la maggiore efficenza dei motori ha toccato anche loro), ma comunque rimangono alte.
Si parla di centinaia di grammi di CO2 al km, che sicuramente non fanno bene all’ambiente, se usate in modo significativo. Analizzando le hypercar più diffuse, quali possono essere oggi modelli iconici come Porsche 911, Ferrari Roma, ma anche super-SUV come Lamborghini Urus, la media delle emissioni è ben superiore a quella di auto “normali” anche di grandi dimensioni: si parla di circa 320-350 g di CO2 al km.
In Italia, in un certo senso, ci sono già misure a riguardo: è il tanto odiato “Super Bollo”, che si attiva su vetture con potenze pari o superiori a 280 CV, e che come è noto aumenta di 20 euro per ogni kW che eccede i 185 kW di potenza massima. Negli altri Paesi, tuttavia, non esistono forme volte, per quanto possibile, a scoraggiare o quanto meno limitare il costo delle supercar.
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E LE AUTO D’EPOCA?
Il costo ambientale delle supercar non riguarda solo quelle moderne. Anche se hanno un peso basso, bisogna considerare la presenza delle auto d’epoca in circolazione, i cui motori datati sono più inquinanti dei motori moderni, ma non di così tanto.
La sorpresa, però, è che le emissioni non sono così più alte rispetto a un’hypercar del XXI secolo: per fare un esempio, la meravigliosa Jaguar E-Type degli anni Sessanta, l’auto di Diabolik e la preferita di Enzo Ferrari, ha emissioni di CO2 dichiarate di 375 g/km.
L’altro fattore che limita l’impatto ambientale delle auto d’epoca è che rappresentano lo 0,13% del parco circolante, e lo 0,71% delle auto ultraventennali, oltre al fatto che sono auto storiche certificate, e di conseguenza correttamente restaurate. Questo vuol dire che le auto d’epoca, visto anche il loro valore simbolico, oltre che economico, molto elevato.
Infine, le supercar di una volta hanno motori molto più piccoli rispetto a quelli odierni, che raggiungono cifre da capogiro grazie ovviamente all’evoluzione tecnologica, che in ogni caso ha aumentato le potenze, senza però aumentare le emissioni.
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OLTRE LE SUPERCAR: IL COSTO DEL LUSSO
Le supercar, però, non sono le principali responsabili delle alte emissioni delle persone più abbienti. Il dato, come detto riportato dal quotidiano britannico “The Guardian”, deriva da un nuovo studio commissionato da Oxfam ed eseguito dallo Stockholm Environment Institute e dall’Institute for Environmental Policy, dalla quale emerge tra l’altro che la responsabilità ambientale delle persone più ricche è un fenomeno in continua crescita, con un aumento costante dagli Novanta ad oggi.
Lo studio ha analizzato tutti coloro con un reddito superiore di 150.000 euro, ed è abbastanza indicativo: per rimanere nei limiti stabiliti a Parigi, ogni individuo sulla terra dovrebbe emettere 2,3 tonnellate di CO2 all’anno da qui al 2030. Al momento, la media è del doppio (4 tonnellate), che salgono esponenzialmente a 70 per l’1% della popolazione (nel 1990 erano il 56%).
La situazione non migliora se si estende la forbice, includendo anche individui con reddito superiore a 50.000 euro e che oggi rappresentano il 10% della popolazione mondiale, con 20 tonnellate di CO2 all’anno. Le responsabilità riguardano in misura minore anche il cosiddetto ceto medio, che emette circa 9 tonnellate di CO2 ogni anno.
L’attività dei più abbienti deriva appunto dalle automobili, ma anche dalle case, dagli aerei e dalle barche. Gli yacht di grandi dimensioni sono responsabili di più di 7mila tonnellate di gas nocivi ogni anno, e sono di gran lunga gli oggetti più inquinanti in questa analisi.
Subito dopo di loro, ci sono i jet privati, che sono responsabili della metà delle emissioni degli aerei. Fondamentalmente, un solo viaggio in jet produce gas serra di molto superiori a quelli prodotti da un individuo a basso reddito in tutta la sua vita.
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ATTENTI A CIÒ CHE SI FINANZIA
L’impatto deriva anche dagli investimenti, perché le scelte su quali attività finanziare possono fare la differenza, e oggi contribuiscono al 70% delle emissioni – ben più dannose del consumo diretto.
Insomma, le supercar hanno la loro responsabilità. Ma, ancora una volta, non è (solo) l’auto quella da tenere nel mirino.
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