L’ambiguo 2024 delle auto elettriche: crescono solo in alcuni mercati

Le elettriche crescono in Francia, in Regno Unito, in Danimarca. Ma questi dati non bastano a contenere il vertiginoso crollo del 37% di una Germania sempre più in crisi.
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Il 2024 è annus horribilis per le automobili in Europa, in generale. C’è una contrazione del mercato in tutti i principali Paesi, al punto che persino Volkswagen, “l’inaffondabile” per fare citazioni titaniche, ha dovuto interrompere la produzione. A luglio, il mercato è cresciuto di appena lo 0,4%, ma in generale risente del contesto internazionale e delle preoccupazioni degli europei.
A segnare il dato peggiore sono i veicoli elettrici, e in particolare in Germania – il maggiore mercato automobilistico europeo – c’è stato un vero e proprio crollo, che rende quasi vana invece la crescita riscontrata in Paesi come Belgio e Danimarca, senza contare la solita Norvegia.
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IL CROLLO DEI VEICOLI ELETTRICI
A luglio, le elettriche hanno rappresentato solo il 13,6% delle vendite totali in Europa il mese scorso, in calo rispetto al 14,5% dello stesso mese del 2023. Nonostante un aumento delle vendite di veicoli elettrici in paesi come Francia e Regno Unito, questi progressi non sono riusciti a compensare la drastica diminuzione del 37% registrata in Germania.
Ma perché il Paese europeo che segnava una delle crescite maggiori ha segnato un risutato così pessimo? Le risposte sono molteplici, ma principalmente si deve alla riduzione degli incentivi governativi per l’acquisto di veicoli a batteria. In particolare, la Germania ha interrotto bruscamente i sussidi per i veicoli elettrici a metà dicembre, e la continua recessione economica del Paese ha ulteriormente penalizzato la spesa dei consumatori.
La Germania sta vivendo una fortissima crisi, dovuta principalmente al conflitto in Russia, dalla quale dipendeva energeticamente. Ma se l’Italia ha avuto una risposta pronta, tamponando le perdite andando da altri partner storici in Nord Africa (e pur sempre controversi); e soprattutto aumentando la produzione energetica da rinnovabili, che in alcuni mesi supera anche il 60%; la Repubblica Federale non è riuscita a fare lo stesso.
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LE CONSEGUENZE PER I COSTRUTTORI
Il problema è che se crollano le auto nel mercato principale d’Europa, questo spinge i costruttori a rivedere i loro piani sull’elettrico. Prima Ford, e ora persino un’insospettabile come Volvo ha posticipato i suoi piani annunciati addirittura nel 2020, annunciando che le elettriche dovranno comunque rappresentare circa l’80-90% del suo venduto, ma continuerà anche con le ibride. E questo significa non abbandonare auto chiave come la XC90, ma anche la XC60, che continuerà in un’altra generazione.

Ma non solo. Il Gruppo Volkswagen sta valutando ulteriori tagli ai costi, con la possibile chiusura di uno stabilimento Audi dedicato agli EV vicino a Bruxelles. Anche Stellantis, secondo maggior produttore automobilistico della regione, sta affrontando una significativa pressione economica. Il CEO Carlos Tavares ha lanciato un avvertimento sui marchi poco performanti del gruppo, dopo che l’utile netto si è quasi dimezzato nei primi sei mesi dell’anno. Il caso di Stellantis, però, è più complesso, e sembra che la strategia adottata in generale sia totalmente da rivedere.
Anche Mercedes-Benz ha ridimensionato le previsioni di margine per l’anno e ha ammesso che la transizione dai motori a combustione ai veicoli elettrici richiederà più tempo del previsto. Le preoccupazioni degli analisti riflettono questa tendenza: secondo Bloomberg Intelligence, la crescita delle immatricolazioni di veicoli elettrici potrebbe continuare a rallentare a causa della mancanza di incentivi e di un interesse limitato da parte dei consumatori al di fuori degli early adopters.
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ANCHE TESLA CALA
Persino Tesla ha subito una brusca battuta d’arresto in Europa, con un calo del 15% delle vendite a luglio e una flessione del 12% nei primi sette mesi dell’anno.
Questo potrebbe indicare una saturazione del mercato o un rallentamento della domanda per il marchio, che ha dominato la scena degli EV negli ultimi anni, e che a luglio è invece stata superata da BMW. I motivi sono dovuti da una parte a una riduzione del gap tecnologico, ma anche alla necessità di rinfrescare i prodotti: la Model 3 lo ha già fatto, ma manca la vera best seller, la Model Y, il cui restyling è atteso per il 2025.
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L’ALTRO LATO NON BASTA
Eppure, non tutto è nero. In Nord Europa – Svezia a parte, altro paese in fortissima crisi – e in Europa centro-settentrionale le elettriche continuano a crescere.
In Danimarca, ad esempio, a fine 2023 i media locali prevedevano un 2024 di “boom per le elettriche”, che in effetti c’è stato. Nel 2024, un’auto nuova su 10 è elettrica, e Copenhagen ha persino rimosso tutte le agevolazioni sui parcheggi attive fino a dicembre 2023, perché se ne vendono tante.
Ma qui il mercato è particolare: le elettriche sono le uniche auto non tassate (fino a un valore di 58.000 €), e nel Paese quelle a combustione sono tassate fino a oltre il 100% del loro valore. Ovvero, in Danimarca costa meno comprare elettrico, specie con formule di leasing, e questo pur non essendoci limitazioni alla circolazione come l’Area C nemmeno per le diesel più recenti.
Anche in Belgio, Paesi Bassi e Norvegia continuano a crescere. Ma si parla di mercati molto piccoli e, anche se è brutto dirlo, non significativi in termini di numeri. La Danimarca non arriva a 6 milioni di abitanti totali, la Norvegia pure, e solo i Paesi Bassi toccano i 20 milioni. In Francia, mercato molto importante, come visto crescono, ma da sola non può colmare le perdite della Germania, e anche dell’Italia, dove invece annunciare incentivi per mesi per poi tirarli fuori solo a giugno, quando sono finiti in un giorno, ha paralizzato il mercato.
LA QUESTIONE CINESE
Il mercato delle auto elettriche è ulteriormente complicato dalle tensioni commerciali con la Cina. L’Unione Europea ha accusato Pechino di sovvenzionare ingiustamente la sua industria automobilistica elettrica, e ha annunciato tariffe aggiuntive per le auto elettriche importate dalla Cina, che entreranno in vigore entro novembre e che toccano il 36% per alcuni costruttori, come Saic-MG.
Questo avrà un impatto significativo sulle dinamiche di mercato, poiché molti produttori cinesi stanno attivamente cercando di espandersi in Europa. Tutti i produttori che costruiscono in Cina hanno più o meno annunciato aumenti di prezzi, inevitabili per fare un margine già di per sé abbastanza risicato.
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CRESCONO SOLO LE IBRIDE
In generale, il mercato automobilistico europeo di luglio ha visto anche un calo delle vendite di auto a benzina (-8,4%) e diesel (-11%).
Al contrario, le immatricolazioni di veicoli ibridi sono aumentate del 24%, dimostrando un crescente interesse per le soluzioni a basso impatto ambientale, ma meno radicali rispetto ai veicoli elettrici puri. In altre parole, le ibride sono considerate migliori per efficienza e autonomia.
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