Test Drive Toyota Mirai: un assaggio di futuro


Un'elettrica che si ricarica in meno di 5 minuti. Non ha la tecnologia swapping battery, ma quella fuel cell molto cara a Toyota: è la Mirai, giunta alla sua seconda generazione, che è una vera e propria finestra su quello che verrà nell'automotive.
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“Mirai” in giapponese significa “Futuro”, e per quanto riguarda l’Europa c’è una direzione chiara: niente più motori a benzina, diesel, metano e GPL di nuova immatricolazione a partire dal 2035.
Spesso si tende a focalizzare l’attenzione solo sulle amate-odiate auto elettriche, ma in realtà il Fit For 55 prevede anche l’idrogeno con tecnologia fuel cell: è il caso della Toyota Mirai, segno di un marchio che, come ha innovato per l’ibrido, così si è mosso in anticipo anche per l’idrogeno, tecnologia in cui crede molto, anche per quanto riguarda le sportive.
La strategia Beyond Zero, che porterà Toyota ad azzerare le sue emissioni, prevede infatti una focalizzazione su questo elemento, e in più declinazioni, e la Mirai ne rapresenta il prologo. Per questo siamo andati a a Mestre, dove da poco ha aperto la prima stazione di servizio di Eni per l’idrogeno, luogo ideale quindi per provare la vettura.
Un’auto che oggi è naturalmente un simbolo, una dichiarazione di intenti, ma che comunque è già alla sua seconda generazione, e che si può comprare scegliendo uno dei tre allestimenti Pure, Essence ed Essence+ con prezzi rispettivamente di 69.800, 73.400 e 80.450 €.
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LA STORIA DELLA TOYOTA MIRAI
La Mirai affonda le sue radici anni ’90: è nell’ultimo decennio del XX secolo che la Casa giapponese iniziò a sviluppare la tecnologia di alimentazione a celle di combustibile di idrogeno chiamata Fuel-Cell.
I test sono durati più di vent’anni, e nel 2011 e nel 2013 al Salone di Tokyo, Toyota ha presentati i primi concept di una berlina a idrogeno, divenuta appunto la Mirai del 2014, presentata invece a Los Angeles.
La prima generazione portava in dote il sistema TFCS di Toyota, con un powertrain misto a celle di idrogeno e tecnologia ibrida, con autonomia massima di 480 km. La vettura di questo test drive è invece la seconda generazione, presentata nel 2019 e riprogettata da zero, sia lato estetico – molto più appetibile – sia per quanto riguarda la propulsione ora più potente e con autonomia fino a 650 km.
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UN DESIGN MINIMAL E FILANTE
Lato anteriore si distingue per i fari sdoppiati e sottili, sviluppati in larghezza e posti alle estremità laterali, tra cofano e paraurti. La carrozzeria forma un ampio arco, lasciando la griglia a occupare tutta la zona inferiore. Come le elettriche e le ibride del marchio, il logo Toyota è caratterizzato da elementi in blu.
La vettura, costruita sulla piattaforma modulare TNGA, è una berlina a trazione posteriore di ben 4,97 metri che richiama lo stile fastback per la coda tronca, molto elegante e filante. I fari posteriori sono semplici e connessi al centro, i cerchi hanno raggi sottili e aumentano l’eleganza.
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GLI INTERNI
Non esagero se dico che la Mirai è una delle Toyota meglio rifinite per quanto riguarda gli interni. Ottimoil design, che vede un doppio display dietro il volante, orientato verso il driver, ma soprattutto il design delle bocchette dell’aria integrato nella cromatura comprensiva anche del cambio e altri pulsanti.
Presente anche una base antiscivolo per lo smartphone, che fa anche da base di ricarica, due porta-bicchieri e numerosi vani porta-oggetto, per una qualità dei materiali impeccabile.
Dal display, oltre al solito infotainment compatibile con i sistemi di Apple e Google, è possibile capir e come funziona la tecnologia fuel cell, osservarne il flusso della potenza, e ovviamente gestire tutte le impostazioni.
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UN’ELETTRICA CON TEMPI DA BENZINA
Secondo Toyota, l’idrogeno è la tecnologia più pulita attualmente disponibile per un’automobile. Dichiara infatti che la Mirai pulisce circa 4.730.400 litri d’aria ogni 10.000 km, pari a quello che ogni adulto respira ogni anno.
Merito del sistema di purificazione dell’aria, che elimina agenti inquinanti come biossido di zolfo e ossidi di azoto. E poi c’è il motore, che non produce né CO2 né altri elementi dannosi, ma semplicemente acqua.
Il motore è un qualsiasi motore elettrico. Infatti, l’auto è silenziosa e scattante, mantiene tutte le tipiche caratteristiche di questa propulsione, ma con un sistema di alimentazione diverso. Ci sono le celle a combustibile responsabili della produzione di elettricità grazie al legame chimico tra l’idrogeno conservato nei serbatoi e l’ossigeno presente nell’atmosfera. Questa reazione alimenta il motore elettrico e carica la batteria.
Tra l’altro, rispetto alla prima generazione le celle sono diminuite ma al contempo più efficienti: 330 contro 370, segno che in futuro potranno essere ancora meno a tutto vantaggio di dimensioni e peso. La Mirai conta ben tre serbatoi di stoccaggio a idrogeno, che servono ad alimentare una batteria in grado di percorrere 650 km con un singolo pieno.
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PER VIAGGI IN TOTALE RELAX
L’auto sviluppa 174 CV e arriva a una velocità massima i 175 km / h, e va da 0 a 100 in 9 secondi. Non sono quindi “i numeroni” di altre elettriche, ma su auto di questo tipo avebbero poco senso: lei è una berlina elegante, che si lascia guidare in maniera rilassata.
Questa Toyota ha tutto quello che serve per andare al lavoro, per viaggiare per lavoro, e per staccare completamente dalla routine quotidiana con un bel viaggio: la presenza delle sospensioni multi-link sia all’avantreno che al retrotreno dona un bel vantaggio in fatto di comfort di marcia, anche grazie al pacchetto completo Toyota Safety Sense è quello che ci vuole per circolare sicuri in ogni situazione.
Il grande vantaggio è dato dal rifornimento, perché qui dimentichiamoci i tempi di ricarica delle auto elettriche a batteria. Il pieno dell’idrogeno richiede lo stesso tempo di un pieno di benzina o diesel, e questo rende vetture di questo genere l’ideale per le flotte del futuro, insieme alle percorrenze mediamente più lunghe che è in grado di garantire.
Dal momento che l’altra auto a idrogeno in commercio è un SUV compatto, la Mirai è ad oggi la sola berlina a idrogeno per tutta la famiglia.
Non per tutti, dato che l’unico distributore in Italia, oltre a quello di Mestre, ad oggi è a Bolzano, ma per chi viaggia spesso in Europa, potrebbe essere già un investimento per il futuro: Austria e Danimarca sono paesi che dispongono già di abbastanza distributori da poter percorrere tutto il Paese, ma anche Francia e Germania hanno all’attivo molti investimento, con la Germania che ne conta poco meno di 100.
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ITALIA DIREZIONE IDROGENO
L’Italia non sta a guardare: se è vero che adesso sono pochi, il piano nazionale portato avanti da Free To X prevede un’infastrutturazione completa in autostrada sia di colonnine che di distributori a idrogeno. Il PNRR, invece, prevede la realizzazione di almeno 40 distributori.
Si parla di colonnine ogni 90 km, e di distributori di idrogeno ogni 120, per arrivare a 197 stazioni entro il 2025.
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