La Commissione von der Leyen 2 e le concessioni necessarie agli e-fuels

Il secondo mandato di Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea, per l'industria dell'auto, sarà cruciale per l'emendamento annunciato sugli e-fuels e la classificazione tra le soluzioni tecnologicamente neutre in vista del 2035
In questo articolo
Secondo mandato a capo della Commissione europea per Ursula von der Leyen. La presidente uscente ha messo insieme i voti necessari alla rielezione. Al Parlamento europeo ha presentato un discorso programmatico che ha, ancora e inevitabilmente, il nodo del Green Deal al centro.
C’ERA UNA VOLTA IL FIT FOR 55 (E C’È ANCORA)
Della Commissione uscente è il piano di abbattimento delle emissioni inquinanti Fit for 55, all’interno del quale si trovano le misure più controverse e discusse in materia di industria dell’auto.
L’avanti tutta sul solo elettrico dal 2035 ha prodotto – nei fatti – la retromarcia, discussa e criticata dalle case auto come dai governi in un’ottica di timori per le ripercussioni possibili sugli scambi commerciali, sotto forma dei dazi all’importazione di auto elettriche prodotte in Cina. Una retromarcia che potrebbe lasciare spazio a una piroetta ulteriore, quando il prossimo 2 novembre la nuova Commissione europea dovrà dire se e come applicare dazi definitivi o rilassarne l’applicazione.
E-FUELS E VERIFICA DEL 2026
Che fare, quindi, intorno al tema dell’abbattimento delle emissioni? Prima del discorso programmatico al Parlamento, al gruppo Renew sono arrivate chiare le indicazioni della von der Leyen in materia di apertura ulteriore agli e-fuels. Un inevitabile doversi districare tra sensibilità diverse, di forze politiche in rapporti diversi di forza dopo le ultime elezioni.
Quella che è stata una vittoria della politica tedesca nel 2023, a strappare l’inserimento dei carburanti sintetici nel concetto di neutralità tecnologica verso l’obiettivo di emissioni zero dalle nuove auto a partire dal 2035, si somma a un altro riposizionamento delle precedente Commissione. Nel 2026 verrà osservato lo stato dell’arte della diffusione dell’auto elettrica in Europa, a partire dalla capillarità (e l’effettivo funzionamento, notorio tema dolente in Italia) della rete di ricarica per fare un punto realistico verso gli obiettivi del 2035.
Approfondisci: Fit for 55? La Commissione non tornerà indietro
Gli angoli netti della prima formulazione del Fit for 55 e la messa al bando delle auto non a emissioni zero di CO2, sono già stati smussati e i contorni si arrotondano ulteriormente in prospettiva.
UN EMENDAMENTO DEDICATO AGLI E-FUELS
“L’obiettivo della neutralità climatica per le auto, nel 2035, richiederà un approccio tecnologicamente neutrale, nel quale gli e-fuels avranno un ruolo da giocare grazie un emendamento mirato della normativa, quale parte della revisione prospettata”, si legge nel programma della confermata presidente della Commissione europea.
Non solo elettrico, inseguito con i paraocchi nelle sue emissioni zero di Co2 dal solo utilizzo su strada. Una politica miope sull’assenza dell’industria europea delle risorse, a partire dalle materie prime, per fronteggiare una condizione di vantaggio dell’industria cinese su batterie e produzione. Miope sulle conseguenze sociali, dei posti di lavoro a rischio sotto i colpi di una domanda di prodotto debole; nonché primo e immediato “costo” che le case auto sono andate e continuano a tagliare.
Leggi anche: Audi valuta lo stop alla produzione Q8 e-tron, futuro incerto per lo stabilimento
Così, nelle intenzioni della nuova Commissione, c’è spazio anche per strade alternative, che potranno contribuire a ridurre mediamente le emissioni inquinanti. E, soprattutto, tengono insieme “sensibilità” politiche diversissime.
E-FUELS, TUTTO PERFETTO? NO
Sugli stessi e-fuels, tuttavia, serve un bagno di realtà. Sul processo di produzione, i volumi realizzabili, le economie di scala possibili in prospettiva si è discusso e ne abbiamo scritto a lungo.
È un combustibile sintetico in grado di abbattere le emissioni di Co2 rispetto ai combustibili fossi anche nell’ordine dell’80% dalla combustione in un motore a scoppio. Un gran bel taglio, tuttavia non è una soluzione a emissioni zero. A meno di non contemplare il processo di produzione e la parte di Co2 catturata dall’atmosfera, presso i siti produttivi, e parte della reazione chimica con l’idrogeno. Altri passaggi energivori – per i quali è cruciale l’impiego di fonti rinnovabili – chiudono il teorico cerchio delle emissioni nette di Co2 pari a zero.
Leggi anche: e-fuel soluzione “drop in”, può alimentare anche motori datati
Non si può non notare, tuttavia, come tra le diseconomie esterne dell’utilizzo del veicolo a e-fuels – cioè l’emissione di una certa componente di inquinamento, sebbene largamente ridotta rispetto ai motori alimentati da combustibili fossili (benzina, diesel, gas GPL “tradizionale” e metano) – e la cattura della Co2 in atmosfera non vi sia simmetria. Una produzione localizzata in siti ottimali, dove le fonti rinnovabili abbondano, cattura una certa quota di Co2 che non corrisponde allo scenario di utilizzo e (ridotto) inquinamento dei veicoli alimentati a e-fuels.
Una neutralità tecnologica verso il 2035 che, in termini di mondo reale, è necessaria all’industria dell’auto come agli automobilisti.
IL CLEAN INDUSTRIAL DEAL NEI PRIMI 100 GIORNI
“Sono molto grata al gruppo parlamentare dei Verdi che mi ha supportato. Abbiamo avuto confronti prolungati su tutte le tematiche ed è un buon segnale che alla fine si siano convinti a supportarmi”, le parole della presidente von der Leyen dopo la rielezione. Se a novembre conosceremo la sorte dei dazi sulle elettriche cinesi, nei primi 100 giorni di lavoro della Commissione sarà il Clean Industrial Deal a presentare le politiche economiche legate alla decarbonizzazione, tra approvvigionamento di materie prime e sostenibilità della transizione green formalmente presente con le scadenze del 2035 e 2040.