Come l’infotainment è passato da semplice autoradio a centro di controllo di tutta l’auto
Oggi sarebbe impensabile comprare una vettura senza sistema di infotainment, visto che controlla ogni aspetto dell'auto. Ma per arrivare a questo punto ci sono voluti molti anni e uno sviluppo costante, partito niente meno che dalla prima autoradio del 1930!
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Un tempo, nella scelta di un’auto, si guardavano lo spazio, le dimensioni, il design. Ma oggi grandissima importanza viene data al sistema di infotainment, a dimostrazione dell’importanza assunta dalla tecnologia anche nel settore automotive.
Non è ovviamente sempre stato così: l’infotainment ha conosciuto un’evoluzione inaspettata e imprevedibile negli ultimi 15 anni, mentre prima la sua presenza era molto meno considerata. Dall’auto radio al moderno e iper-tecnologico computer di bordo, ecco la storia dei sistemi di infotainment.
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CHE COS’È IL SISTEMA DI INFOTAINMENT
Per “Sistema di Infotainment” si intende una tecnologia che permette di controllare l’automobile in tutta comodità, specialmente per quanto riguarda i sistemi radio, sistemi di navigazione e la riproduzione multimediale, prima espressa nei CD/DVD oggi nel bluetooth e nel mirrorlink, grazie alla possibilità di proiettare il proprio smartphone sul display dell’auto.
Oggi, ogni sistema di infotainment ha anche la possibilità di sfruttare i comandi vocali, con i quali inviare messaggi e e-mail, ricevere ed effettuare telefonate, e via dicendo. Un vero e proprio computer di bordo, molto evoluto, che oltre a controllare molteplici funzionalità, ci permette di farlo in sicurezza e senza violare il Codice della Strada.
Questa definizione, però, riguarda solo gli infotainment degli ultimi 20 anni, ovvero da quando nelle automobili – quelle premium, inizialmente – sono iniziati ad arrivare i primi display e, in generale, da quando l’elettronica ha iniziato a sostituire la meccanica, acquistando via via un ruolo centrale nel controllo dell’automobile.
Inizialmente, infatti, l’infotainment era costituito unicamente dalla riproduzione multimediale e, nello specifico, dall’autoradio.
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LA NASCITA DELL’AUTORADIO
Possiamo considerare come anno di nascita del sistema di infotainment il 1928, anno in cui i due fratelli Paul e Joseph Galvin fondano la Galvin Manufacturing Corporation, iniziando a sviluppare il primo modello di autoradio che verrà poi definitivamente prodotto nel 1930.
La prima autoradio viene chiamata Motorola 5T71, il cui nome significa “Suono in Movimento” (Motor=moto; Ola=suono). Fu la prima radio AM della storia, venduta come bene di lusso (in quanto molto costosa) per gli automobilisti più facoltosi, anche se già dal lancio il dispositivo poteva essere installato nella maggior parte dei veicoli.
Circa due anni più tardi, nel 1932, debutta anche la prima autoradio europea, sviluppata dalla tedesca Blaupunkt. Già in quel periodo erano evidenti le differenze produttive tra Stati Uniti ed Europa: l’autoradio di Motorola era infatti più pragmatica, non particolarmente piacevole da vedere; quella di Blaupunkt, chiamata AS 5, invece, era caratterizzata da un design più moderno e appagante. Una differenza di visione che distingue ancora oggi il modo di fare le auto dei due continenti.
Entrambe le radio erano particolarmente pesanti e ingombranti. L’AS 5 aveva infatti un volume di circa 10 litri, e per questo si installava non nella plancia della vettura – come sarebbe avvenuto molti anni dopo – ma nel bagagliaio, mentre sul piantone dello sterzo veniva aggiunto un apposito comando che serviva per la regolazione del volume e dei canali.
Nel 1936, invece, negli Stati Uniti debutta il primo modello di autoradio con ricetrasmittente, installata nelle auto della polizia. Si tratta di uno dei pochi casi in cui la tecnologia consumer anticipa quella militare.
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DALLE CASSETTE AI CD
Già nel primo decennio di produzione, l’autoradio – sempre venduta come optional – vide crearsi un veloce processo di “democratizzazione”, per cui si diffuse abbastanza in fretta anche in fasce di popolazione meno abbienti.
Considerando, però, che la diffusione di massa delle auto avvenne nel secondo dopoguerra, e negli anni del Boom Economico, possiamo considerare gli anni Sessanta e, soprattutto, gli anni Settanta come i due decenni di definitiva affermazione di questo periodo.
Gli anni Sessanta, in particolare, videro il primo importante cambio di tecnologia: se fino a quel momento, il mercato aveva visto l’introduzione di tanti e diversi modelli di autoradio, con piccoli ma progressivi aggiornamenti nelle dimensioni e nelle ricezioni; negli anni del boom il settore fu abbastanza maturo per introdurre la nuova tecnologia a transistor.
Il transistor, più efficiente e meno impegnativo delle valvole, e permetteva sia di ridurre le dimensioni delle autoradio, sia di avere un segnale migliore, più fluido e cn meno intoppi. I due tipici pomelli delle radio di quegli anni – quello per il volume, e quello per la sintonia – rimarranno comunque presenti e disponibili nei dispositivi, fino all’arrivo delle prime autoradio con il processore sviluppato dall’italiano Federico Faggin, che permetteva di cercare e memorizzare le stazioni radio.
Nel 1968 debutta un’ulteriore nuova tecnologia: arrivano, infatti, le prime autoradio con lettore di audio-cassette, grazie agli investimenti e alle tecnologie di Philips. Nel 1975, un nuovo aggiornamento presente la prima meccanica autoreverse, che porta a 18 le memorie dei sintonizzatori. Inoltre, per la prima volta le autoradio più costose introducono le funzioni Dolby già sperimentate al cinema, nonché le funzionalità di ricerca brano per le audio-cassette.
Nel 1980 è il turno di un’altra innovazione Made in Italy: l’azienda italiana Bensi, infatti, introduce i primi esemplari di autoradio con frontali estraibile. Un’innovazione particolarmente sentita: già dagli anni Settanta, infatti, si erano moltiplicati gli accessori da abbinare all’autoradio, non solo per renderla più personale a livello estetico, ma anche per migliorarne la qualità di riproduzione, con un ascolto della musica personalizzato.
La novità di Bensi permetteva agli automobilisti di scegliere un frontalino sempre diverso – purché compatibile con la propria autoradio – da abbinare ai precedenti accessori, come i tunnel centrali in legno a fare da supporto e via dicendo. A metà degli anni Ottanta, invece, debuttano le autoradio con lettore CD, rimaste in auge coi dovuti aggiornamenti fino a non più di cinque anni fa.
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TENTATIVI DI SISTEMI DI INFOTAINMENT MODERNI
Gli anni Ottanta, però, conoscono l’introduzione anche di un’altra tecnologia all’interno delle auto consumer: il sistema di navigazione GPS. Il Global Positioning System basato su satellite fu sviluppato per la prima volta dalle forze armate americane negli anni Settanta, e serviva per fornire informazioni sull’ora e geolocalizzazione a un ricevitore GPS qualsiasi sulla terra. Un sistema, quindi, nato per necessità pratiche militari.
Nel 1981, però, a sorpresa Toyota lancia la nuova generazione della Celica, la prima auto al mondo a vantare un sistema GPS integrato. Si chiamava NAVICOM, e veniva controllato da un microcomputer che mandava continuamente grafici in grado di mostrare direzione e distanza di una destinazione pre-codificata. Un sistema rivoluzionario, ma sicuramente ancora acerbo.
Nel 1986 è la volta del primo display touch-screen all’interno di un’automobile: fu la settima generazione Buick Riviera, azienda americana, a introdurre la nuova tecnologia. Naturalmente, era un display molto diverso da quelli attuali: lo schermo era realizzato con un tubo catodico che proiettava testi e simboli molto elementari (erano verdi) su uno sfondo nero.
Le dimensioni erano ridotte: 3×4 pollici, ma comunque in grado di impostare radio, clima, ma anche di fornire dati sullo stato del veicolo, sul viaggio, sui consumi, e sui livelli di acqua, olio, batteria e il numero di giri.
Come spesso succede, però, i tempi non erano quelli giusti: la tecnologia fu un vero flop, al punto che Buick ne bloccò l’impiego nel 1990. Il motivo dell’insuccesso era dovuto al fatto che gli utenti trovavano il sistema oneroso, e responsabile di molte distrazioni alla guida.
Nel 1990, proprio mentre Buick faceva i conti con il flop della sua tecnologia, Mazda è la prima azienda a introdurre un moderno sistema GPS sulle sue auto, dando slancio e impulso a tutto il settore automobilistico. Un sistema più fluido e intelligente, che rispetto al NAVICOM godeva di maggiore possibilità di ricerca, e di una migliore intuitività dell’interfaccia.
Gli anni Novanta, infatti, sono il decennio che conosce un nuovo e importante sviluppo delle tecnologie automotive: arrivano le radio FM e anche le prime radio digitali, ma soprattutto arrivano le prime auto con ADAS integrati, sempre controllati dal sistema elettronico dell’automobile.
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BLUETOOTH, USB E AGGIORNAMENTI OTA
Il resto lo sappiamo. Gli anni duemila non fanno che migliorare le tecnologie, facendo nascere definitivamente i moderni sistemi di infotainment: già nei primi 5 anni del nuovo secolo debuttano vetture con schermi touch più grandi, a tecnologie diverse, e non solo su vetture premium (pensiamo alla Fiat Croma del 2006).
Nello stesso periodo debuttano le auto con possibilità di connessione bluetooth, e quindi con possibilità di vivavoce e di poter effettuare e ricevere chiamate senza l’utilizzo di auricolari, ma semplicemente usando le casse della vettura. Il primo decennio del XXI secolo vede anche l’arrivo delle porte USB, con conseguente possibilità di collegare lettori MP3 e chiavette, sia per la riproduzione musicale sia per quella di film, nelle auto con queste possibilità.
Bluetooth e USB sono i due principali “responsabili” della definitiva scomparsa dei lettori CD dalle autoradio, che a differenza del passato oggi sono integrate nella plancia, senza quindi possibilità di estrazione. A livello di radio, poi, abbiamo visto debuttare la radio DAB, digitale e cosmopolita, che nei prossimi anni manderà definitivamente in pensione le vecchie tecnologie FM e AM.
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A quasi 100 anni dal centenario della prima autoradio, il sistema di infotainment può ritenersi soddisfatto di un’evoluzione rapidissima, che lo ha portato a divenire il principale centro di controllo della vettura.
E se prima gli aggiornamenti, anche software, andavano fatti recandosi presso concessionari e officine autorizzate, oggi l’integrazione di SIM e moduli WiFI all’interno dei sistemi, fa sì che l’auto sia un vero e proprio smartphone, aggiornata direttamente dalla casa tramite OTA. Esattamente come quando sullo smartphone riceviamo la nuova versione di Android o iOS.