Perché nessun altro può tagliare i prezzi come ha fatto Tesla
Come la formica che lavora in vista dell'inverno, un anno fa Elon Musk ha avviato una guerra dei prezzi al rialzo. Ora potrà sfruttare la redditività delle sue vetture, che hanno un utile lordo fino a 5 volte superiore a quelle dei competitor, e sedersi comodo a guardare le cicale disperate.
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L’annuncio, arrivato solo poche settimane fa, riguardo al taglio dei prezzi delle Tesla Model 3 e Model Y ha destato, comprensibilmente, grande scalpore. Innanzitutto sui wanna-be teslisti, che finalmente possono coronare il sogno di possedere una Tesla a un prezzo (non proprio) stracciato, poi su chi la Tesla l’aveva appena comprata (ma a prezzo pieno), infine su chi una Tesla sta cercando di rivenderla sul mercato dell’usato (qui potete leggere la nostra analisi “a freddo”).
La mossa di Tesla, per quanto inaspettata, è perfettamente comprensibile. Sfruttare il vantaggio competitivo dei costi di produzione per finanziare la riduzione dei prezzi ha una lunga storia nell’industria automobilistica. All’inizio del XX secolo fu Henry Ford a ridurre drasticamente i prezzi della sua Model T grazie all’innovativo sistema di produzione di massa e negli anni Ottanta e Novanta fu invece Toyota a sfruttare lo stesso vantaggio produttivo per offrire vetture a prezzi che le case automobilistiche di Detroit faticavano a eguagliare.
Tesla oggi sta facendo lo stesso, eliminando dal tavolo i giocatori più deboli e con margini ridotti per spartirsi il mercato con i pochi rivali rimasti.
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PERCHÉ NESSUNO RIESCE AD ABBASSARE I PREZZI, TRANNE TESLA
Calcolatrice alla mano è facile capire perché Elon Musk sia riuscito a tagliare i listini, in un momento in cui i competitor non riescono ad offrire lo stesso prodotto ad un prezzo inferiore. (Sottolineiamo che, comunque, i “ribassi” di Tesla rimangono nella fascia premium e che il confronto deve essere fatto entro questo stesso range di prodotto. Esistono auto elettriche più economiche di una Model S o di una Model 3, per fortuna, ma nessuna vettura di pari fascia può fare sconti simili).
La redditività di Tesla
Torniamo alla calcolatrice: Tesla guadagna più soldi per ogni veicolo che vende rispetto a qualsiasi altra Casa automobilistica. Parliamo di 15.653 dollari di utile lordo per veicolo nel terzo trimestre del 2022, più del doppio di Volkswagen, quattro volte di Toyota Motor Corp e cinque volte di più di Ford Motor Co, secondo un’analisi Reuters.
Come la formica che lavora in vista dell’inverno, Elon Musk ora può sfruttare questa redditività come arma nella guerra dei prezzi. Una guerra che sembra già vinta, dal momento che la carenza di semiconduttori e materiale prime ha frenato la produzione dell’industria automobilistica, spingendo le aziende del settore a concentrarsi su modelli a margine più elevato per realizzare forti profitti, a fronte di volumi di vendita decisamente diminuiti.
La guerra dei prezzi “drogati”
Dopo un 2022 segnato da una politica dei prezzi aggressiva e al rialzo per i suoi veicoli più popolari, come il SUV Model Y, Tesla ha invertito la rotta e ora sfida la strategia di profitto sul volume che alcune Case automobilistiche consolidate, come General Motors, hanno perseguito sin dalla crisi finanziaria del 2008 e che ha visto nella pandemia di Covid-19 una nuova occasione di rincaro. Non solo: anche la crescita della domanda di veicoli elettrici ha incoraggiato gli OEM a spingere più in alto i prezzi (Ford ha aumentato i prezzi del suo pick-up F-150 elettrico del 40% nel corso del 2022).
Tra gli investimenti tecnologici di Tesla, foraggiati appunto dalla marginalità elevata delle sue vetture, ci sono le nuove tecnologie di produzione, che le hanno permesso di sostituire le piccole parti metalliche che scarseggiano, la produzione di batterie e la standardizzazione dei progetti per migliorare le economie di scala.
UN CAMPANELLO D’ALLARME
Gli analisti però avvertono: il mercato globale dei veicoli elettrici potrebbe presto avere più capacità produttiva rispetto alla domanda. Entro il 2026, la domanda di veicoli elettrici in Nord America raggiungerà un livello di circa 2,8 milioni di veicoli all’anno, spiega Warren Browne, consulente Reuters. Le fabbriche di veicoli elettrici nordamericani saranno però in grado di assemblare più di 4,5 milioni di veicoli, con l’utilizzo della capacità complessiva poco sotto il 60%.
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