Musk contro Trump, gli effetti su Tesla e il nodo del taglio degli incentivi sulle elettriche

La prima fase dell'impegno politico di Musk ha prodotto grandi vantaggi al titolo Tesla prima di un drastico passo indietro. Il rimbalzare di dichiarazioni e accuse, con la smentita di Musk che abbia un peso il taglio degli incentivi sulle auto elettriche
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Quattrocentosessantadue dollari. Era la quotazione di un’azione Tesla sul listino del Nasdaq lo scorso 24 dicembre, in una corsa partita dai 221 dollari ad azione del mese di ottobre 2024, avvenuta sull’onda delle elezioni americane che hanno portato al secondo mandato di Donald Trump. Un sostegno pieno di Musk alla campagna elettorale, lui che sarebbe diventato un superconsulente per i tagli alla spesa dei dipartimenti governativi. Nessun dubbio, quindi, che la fase-1 dell’impegno politico di Musk sia stata per Tesla altamente redditizia.
TESLA, GLI EFFETTI DI TRE MESI DI AZIONE POLITICA
Da quel record storico di 462 dollari ad azione è iniziato un trimestre nero – il primo del 2025 – per Tesla, complici risultati finanziari e industriali negativi. Ancora: primo trimestre coincidente con l’insediamento di Trump il 20 gennaio e le uscite a dir poco infelici di Musk, tra saluti romani e appoggio all’ultradestra tedesca alle elezioni politiche in Germania, che ha portato al boicottaggio della casa automobilistica.
Ascesa e declino del titolo, in un’altalena passata da scelte politiche di Trump contestate da Musk (dazi e libero commercio, soprattutto), fino allo scontro frontale delle ultime 24 ore tra i due. Il risultato, per Tesla, è stata una chiusura con il titolo in calo, giovedì 5 giugno, di oltre il 14% a 284 dollari.
È una delle conseguenze dell’attacco diretto di Musk alla presidenza Trump e alle sue scelte politiche. Non esattamente quello che vorrebbero gli investitori Tesla, preoccupati negli ultimi mesi dell’impegno politico di Musk. Un impegno che, a registrare l’infinità di post e retweet fatti dal’a.d. Tesla su X ha tutta l’aria di non essere affatto concluso con la parentesi di consulente al DOGE – Dipartimento dell’efficienza governativa.
IL DECRETO FISCALE: PIÙ SPESA IN DEFICIT
I fatti che hanno portato all’uscita di Musk dal ruolo. Formalmente, quando nei giorni scorsi regnava ancora un clima di apparente cordialità, si era legata l’uscita di Musk alla conclusione del contratto di 130 giorni con il quale ha operato al DOGE. Una pura coincidenza temporale, vista la critica mossa verso il decreto fiscale proposto da Trump che aumenta la spesa concessa in deficit a 3.800 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni, su un debito federale che conta già 36,2 miliardi di dollari.
Un provvedimento in direzione chiaramente opposta ai tagli lineari immaginati da Musk sulla spesa concessa ai dipartimenti governativi. Tema della sostenibilità del debito che, per gli Stati Uniti, ha dinamiche e misura dei valori da renderlo un unicum rispetto agli strumenti di finanza pubblica conosciuti dagli Stati europei.
TRUMP: PROBLEMI DI MUSK INIZIATI CON IL TAGLIO DEGLI INCENTIVI
Su un punto, giovedì nella serata italiana, Trump ha commentato in direzione contraria rispetto alle posizioni ufficiali precedenti. Il taglio degli incentivi all’acquisto delle auto elettriche. “Sono molto deluso da Elon. Conosceva questa legge meglio di chiunque altro e ha avuto problemi solo quando ha scoperto che avrei tagliato l’EV Mandate”, ha commentato Trump.
Si tratta dello stop al credito d’imposta di 7.500 dollari per l’acquisto di auto elettriche, che il One Big, Beautiful Bill proposto da Trump interrompe al prossimo 31 dicembre prossimo, anziché nel dicembre 2032. Una forma di incentivi all’acquisto di auto elettriche e tecnologie green che impatterà sulle vendite Tesla, in netto calo sul fronte auto nel primo trimestre dell’anno. Secondo le stime della banca d’affari JP Morgan, riportate da CNN, l’eliminazione del credito d’imposta sulle auto elettriche potrebbe costare a Tesla fino a 1,2 miliardi di dollari all’anno.
Musk ha smentito che la contestazione alle politiche di Trump sia stata dettata dai tagli degli incentivi all’acquisto di auto elettriche, contro i quali si era pronunciato già nel 2021. Certo è che il provvedimento arriva in una fase nella quale Tesla lavora al lancio sul mercato di due versioni di Model 3 e Model Y, best seller globali – rispetto al fallimentare progetto Cybertruck -, che proprio su un prezzo di listino più basso giocano la partita del ritorno alla competitività e il recupero di volumi di vendita.
La replica di Musk all’accusa di Trump, di una polemica tutta legata al taglio degli incentivi sulle elettriche, è stata netta: “Falso. La proposta di legge non mi è mai stata mostrata nemmeno una volta ed è stata approvata nel cuore della notte, talmente in fretta che quasi nessuno al Congresso è riuscito a leggerla”.
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