Fleet Manager, un lavoro in evoluzione
I Fleet Manager si trovano sempre di più a dovere gestire il cambiamento della mobilità. Non esiste una formula perfetta, ma ci sono molti mezzi alternativi che affiancano la classica flotta di auto aziendali
In questo articolo
Come è cambiata la mobilità aziendale post pandemia? Il Covid ha avuto un impatto differente sui chilometraggi delle flotte aziendali: metà degli intervistati della nostra survey afferma di averli ridotti e l’altra metà no. Una differenza che trova spiegazione in una molteplicità di fattori: tipologia di business, innanzi tutto. Ci sono settori che, grazie anche all’uso dello smart working, hanno potuto ridurre le necessità di spostamento.
Altri, pensiamo alla GDO o alla logistica, hanno visto incrementare le loro esigenze di mobilità (grafici 1-2).
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L’IMPATTO DELLO SMART WORKING
Riguardo allo smart working, inteso come lavoro da remoto, senza essere fisicamente presenti in ufficio, ben il 94% degli intervistati afferma che nella sua azienda è ancora praticato. Addirittura il 68% dice di averlo mantenuto e il 26% di averlo mantenuto in parte. Solo il 6% dice che non è una possibilità prevista.
Sebbene alcune aziende avessero introdotto la possibilità di smart working anche prima della pandemia, è innegabile che le restrizioni alla mobilità introdotte dai governi per combattere la diffusione del virus abbiano avuto un impatto decisivo per la diffusione capillare di questa modalità di lavoro.
Tante aziende si sono effettivamente rese conto che è possibile lavorare da remoto, in alcuni casi anche migliorando la produttività. Da molti dipendenti la possibilità di smart working è richiesta, anche in fase di ricerca di lavoro, perché migliora il work-life balance, consentendo di risparmiare il tempo (e il denaro) spesi nel tragitto casa-lavoro e permettendo una forma di lavoro più flessibile che facilita la gestione familiare.
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Per la maggior parte dei dipendenti, così come per la maggior parte delle aziende, non si tratta di uno smart working al 100%, ma parziale. Può essere verticale, consentendo di lavorare uno o più giorni alla settimana da casa, ma anche realizzarsi all’interno di una stessa giornata. Ad esempio consentendo al collaboratore di lavorare mezza giornata in ufficio e metà a casa.
Questo ha un impatto positivo anche sulla gestione dei flussi di traffico, consentendo a un numero maggiore di persone di non mettersi in viaggio nelle ore di punta (grafici 3-4).
Venendo, invece, alle dimensioni della flotta, è interessante vedere come – malgrado metà delle aziende abbia ridotto il chilometraggio – il numero di mezzi sia sostanzialmente stabile o addirittura sia aumentato.
Infatti, il 50% degli intervistati ha dichiarato che la flotta è stabile, il 38% di averla aumentata e solo il 12% ha ridotto le dimensioni della flotta rispetto al pre-Covid (grafici 5-6).
I MEZZI DI MOBILITÀ ALTERNATIVA
Come sappiamo, l’auto aziendale non è l’unico mezzo che il Fleet Manager può mettere in campo per venire incontro alle esigenze di mobilità dei colleghi. Infatti sta crescendo l’utilizzo di mezzi di mobilità alternativa, introdotti dal 47% del campione intervistato.
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Diversi Fleet Manager, inoltre, durante le interviste hanno affermato di non avere ancora introdotto determinati servizi, ma di essere in fase di valutazione, in alcuni casi anche molto avanzata, e che prevedono a breve di inserirne in azienda. Quindi si tratta con ogni probabilità di una percentuale destinata ad alzarsi.
IL CORPORATE CAR SHARING
Ma quali sono questi servizi di mobilità alternativi all’auto personale? Il principale è il car sharing, utilizzato dal 64% degli intervistati che hanno introdotto servizi di mobilità alternativa. Si tratta nel 33% di car sharing aziendale, quindi con mezzi messi a disposizione dal datore di lavoro.
Sono vetture non assegnate, ma che l’azienda fornisce ai dipendenti che ne hanno bisogno per le loro esigenze di mobilità. Il corporate car sharing permette la razionalizzazione dell’utilizzo dei mezzi e un notevole risparmio in termini di emissioni e consumi.
Il car sharing aziendale solitamente funziona tramite prenotazione; tutto il sistema per abilitare i dipendenti a prendere l’auto, riservarla per un certo periodo di tempo e poi riconsegnarla è reso più facile grazie all’utilizzo della telematica.
Il corporate car sharing può essere limitato agli orari di lavoro – pensiamo ad esempio ai mezzi operativi, o a quelli che servono per spostarsi da una sede all’altra – oppure essere utilizzato anche per gli spostamenti casa-ufficio o addirittura nei weekend, nel tempo libero del dipendente.
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In questo caso diventa un vero e proprio benefit. È possibile che l’uso privato dello sharing aziendale sia gratuito o a pagamento, con tariffe agevolate. In totale, i veicoli utilizzati per il car sharing dal nostro campione sono ben 2.379.
LO SHARING PUBBLICO
Un’altra possibilità è usare il car sharing pubblico a scopi aziendali, come previsto nel Il 31% dei casi rilevati. In questo caso i mezzi a disposizione dei dipendenti sono quelli dei servizi di sharing usati comunemente da tutti i cittadini – da Enjoy a Car2Go a Ubeeqo – ma attraverso un profilo aziendale.
In questo modo l’utente corporate può classificare i suoi spostamenti come a fini lavorativi.
La fatturazione, di solito, avviene direttamente e mensilmente all’azienda.
TPL, NAVETTE E CAR POOLING
Oltre al car sharing, un’opzione sempre valida è quella di incentivare il Trasporto pubblico locale. Questo può essere fatto in vari modi, ad esempio rimborsando del tutto o in parte i costi di abbonamento, o rateizzandolo in busta paga.
È altresì possibile che l’azienda prenda direttamente accordi con il gestore pubblico per migliorare l’offerta, ad esempio segnalando la necessità di maggiori corse in certi orari o di inserire una fermata dell’autobus in prossimità della sede.
Infine, l’11% del campione utilizza navette aziendali, utili soprattutto in caso di orari rigidi di ingresso e uscita, anche per evitare congestionamento del parcheggio aziendale. Un’ultima possibilità (scelta dall’11%) è quella del car pooling aziendale, ovvero la condivisione della vettura privata tra due o più colleghi di lavoro.
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A livello informale si è sempre fatto, ma può essere utile incentivare la pratica fornendo ulteriori benefici a chi sceglie di condividere l’auto, ad esempio posti riservati nel parcheggio aziendale o altri benefit.
IL RUOLO DEL FLEET MANAGER
I Fleet Manager sono spesso chiamati a svolgere anche altri ruoli. Solo un quarto dei nostri intervistati (26%) fa esclusivamente il Fleet Manager; la maggior parte di loro, ben il 38%, fa anche il Mobility Manager. Un ruolo che in molte aziende è arrivato da poco, e per il quale i Fleet Manager sono evidentemente considerati la figura professionale più affine a ricoprirlo.
Altri (15%) si occupano anche di Facility management, finendo quindi per occuparsi sia dei beni mobili sia degli immobili dell’azienda. Un altro 8% cura anche il settore acquisti, mentre un 13% ha altri incarichi di diverso tipo (grafico 7).
I nuovi Mobility Manager si appoggiano ad aziende esterne per redigere i Piani di spostamento casa lavoro nel 32% dei casi. Abbiamo chiesto ai Fleet Manager che si occupano anche di Mobility in che modo la loro azienda incentiva l’utilizzo del Trasporto Pubblico Locale: il 33% non dà incentivi al Tpl, il 42% sostiene in qualche modo le spese legate al Tpl (con rateizzazione in busta paga dell’abbonamento, rimborsi parziali o totali etc) mentre il 25% ha stipulato convenzioni con il Tpl (grafico 8).
Ma in che modo l’azienda informa i dipendenti sulle iniziative riguardanti la mobilità? Il 50% lo fa attraverso la rete internet aziendale, il 33% tramite newsletter, comunicazioni digital o eventi. Una percentuale piccola ma significativa, il 17%, non fa informazione sulla mobilità. Un aspetto da migliorare (grafico 9).
La maggior parte delle aziende sentite, il 73%, non offre incentivi per l’utilizzo di formule di mobilità alternativa all’auto privata. Le agevolazioni adottare riguardano, in eguale misura (9% ciascuna) facilitazioni per il parcheggio, soluzioni di pooling e gamification.
Per gamification si intende l’applicazione di meccaniche ludiche ad attività non legate al gioco. Nel caso della mobilità, ad esempio, possono essere dati premi e ricompense per chi adotta comportamenti “virtuosi”, ad esempio utilizzando regolarmente il bike sharing aziendale o scegliendo di condividere l’auto con un collega (grafico 10).
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